Ha sbagliato l’Occidente a definire Hamas come una organizzazione terroristica?

Khaled-Meshall-press-conferenceMemo. Vi è ora una forte convinzione tra i paesi occidentali e medio-orientali che il prezzo per mantenere Hamas tra i paesi terroristi è molto più oneroso del prezzo per escluderlo. Questa percezione mette in discussione le dimensioni legali nel considerare Hamas come organizzazione terroristica negli Stati Uniti così come nell’Unione Europea. Pertanto, questi paesi stanno riconsiderando l’apertura di un dialogo con Hamas per ascoltare le sue preoccupazioni; in definitiva ciò mette in discussione la natura trasparente dei governi dei paesi in questione. Infatti, quando i paesi occidentali decidono di incontrare Hamas, lo fanno spesso segretamente e non portano a risultati concreti oltre a rafforzare i pragmatici all’interno dei movimenti islamici.

La decisione di considerare Hamas come organizzazione terroristica è arrivata dopo una pressione pro-Israele da parte dell’amministrazione degli USA e della UE. La giustificazione di Israele per tale classificazione fu all’epoca la necessità di contrastare le operazioni suicide del movimento di resistenza. Quel che gli USA devono ora considerare è la decisione di Hamas di fermare tutte le operazioni suicide più di dieci anni fa, una decisione sulla quale si sono impegnati come movimento. Inoltre vi è il fatto che la leadership israeliana ha cominciato a flirtare con Hamas, per così dire, evidenziando la necessità di comunicare con il movimento di resistenza palestinese, compreso il presidente Reuven Rivlin durante un viaggio nel nord di Israele effettuato il 17 maggio scorso.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno forse cercando di essere più sionisti di Israele, che ha fatto tutto quel che poteva per inserire Hamas nella lista dei terroristi? Ritengo che Hamas come movimento e la democrazia palestinese siano stati entrambi vittime di una enorme quantità di ingiustizia storica il ché contraddice i valori occidentali. Rimanere dalla parte sbagliata è dannoso e fare un passo indietro è invece molto meglio, dato che vi è ancora tempo per riconsiderare Hamas e la resistenza palestinese come approcci legittimi verso una nuova strada politica che dia rilevanza ai diritti nazionali così come sono stati definiti dal diritto e dalle risoluzioni internazionali.

Credo che il ministro degli Esteri tedesco avesse l’intenzione di incontrare la leadership di Hamas durante la sua recente visita a Gaza, ma la decisione del suo paese di porre il movimento politico nella lista dei terroristi lo ha reso di fatto impossibile. Ciò conferma oltre ogni dubbio che la decisione di indebolire le politiche medio-orientali è minata poiché Hamas viene considerato con favore da molti nel mondo arabo e musulmano, così come da molti altrove.

L’attuale situazione di Hamas è come quella di un qualsiasi altro movimento politico nel mondo in quanto presenta molte diverse scuole di pensiero e fazioni in competizione tra loro. Ed in quanto tale, continuare ad escludere Hamas incoraggia soltanto le fazioni dei gruppi più estremisti, e ciò non aiuta la causa di coloro che vogliono stabilità e sicurezza per il medio-oriente. Forse Tony Blair è arrivato a questa conclusione piuttosto in ritardo, dopo aver incontrato Khaled Meshaal.

Quel che sta accadendo nella regione ultimamente incoraggia soltanto gli estremismi ed il terrorismo come è impersonificato dall’emergere di gruppi come l’ISIS. I paesi occidentali devono stare attenti alle conseguenze se continueranno a spezzare le speranze dei popoli oppressi. Essi hanno bisogno di lavorare per la costruzione di moderni stati forti, stabili e sicuri che rispettino la sovranità della legge.

(Nella foto: Khaled Meshaal, leader del partito islamico palestinese Hamas).

Trauzione di Aisha Tiziana Bravi