Hamas alla delegazione parlamentare del Free Gaza: ‘Siamo disposti ad accettare uno stato palestinese entro i confini del ’67’.

Gaza – Infopal. Sabato, il premier della Striscia di Gaza, Ismail Haniyah, ha dichiarato che il suo governo è disponibile ad accettare uno stato palestinese entro i confini del 1967. 
 
Lo ha affermato davanti alla delegazione dei parlamentari europei giunti a bordo di Dignity, del Free Gaza movement, in visita in questi giorni.

Haniyah ha ripetuto la dichiarazione su richiesta di Clare Short, ex membro del gabinetto dello scorso premier britannico Tony Blair, sottolineando che il suo governo aveva accettato, e accetterebbe tuttora, uno stato palestinese entro i confini del ’67 e proposto una tregua a lungo termine – riconoscendo, de facto, Israele -, a patto che quest’ultimo riconosca a sua volta i diritti nazionali palestinesi.

La ‘buona volontà’ di Hamas, tuttavia, non ha incontrato e non incontra analoghe buone intenzioni da parte di Israele, che, avvalendosi della potente propaganda e di apparati mediatici tra i migliori al mondo, continua a far credere che la "pace" non sia possibile in quanto "non ci sono gli interlocutori giusti". In realtà, Israele non ha mai dismesso il progetto del "Grande Israele" e dell’occupazione di tutta la Palestina storica: prova ne sono i tanti nuovi insediamenti in Cisgiordania, la costruzione del Muro di Annessione, ecc. Allo stato ebraico non interessa realmente essere riconosciuto entro i confini del ’67, poiché il suo piano è di ampliarli al massimo, annettendo più terra possibile.

La delegazione di parlamentari, giornalisti, medici e attivisti organizzata dal Free Gaza e dalla Campagna Europea per rompere l’Assedio, e guidata da lord Nazir Ahmed, membro della Casa dei Lord britannica, è stata ricevuta ufficialmente sia dal Consiglio Legislativo palestinese sia dal governo Hamas. Si tratta di un evento "storico", poiché le altre delegazioni politiche (Parlamento europeo), che spesso raggiungono la Striscia di Gaza, non hanno mai fatto visita ai leader eletti del popolo palestinese, limitandosi a incontrare gruppi della società civile, delle organizzazioni umanitarie e politiche non legate al governo. Mentre, al contrario, in Cisgiordania vengono effettuate visite ufficiali al governo non eletto di Ramallah.

Ahmed ha chiesto a Haniyah delle relazioni tra Hamas e l’Iran: "I nostri legami con l’Iran – ha risposto il premier – sono uguali agli altri stati musulmani. Può un popolo assediato che aspetta con ansia che una nave arrivi dal mare buttare nell’oceano gli Ebrei? Il nostro conflitto non è con gli Ebrei, ma con l’occupazione". 
 
La nave Dignity che sabato ha raggiunto il porto di Gaza, ha portato con sé 9 parlamentari britannici e irlandesi, uno dalla Svizzera e uno dall’Italia. I parlamentari hanno espresso la propria opposizione all’assedio di Gaza e hanno potuto constatare di persona i drammatici effetti che esso ha prodotto sulla popolazione civile. 
 
Quello di sabato è stato finora il terzo viaggio del Free Gaza da agosto di quest’anno.

Uno dei momenti salienti della visita è stato l’incontro ufficiale con Haniyah, avvenuto a Rimal, a Gaza City, residenza che un tempo fu di Yasser Arafat.  
 
"La vostra visita – ha affermato Haniyah – prova che il popolo palestinese non è da solo a lottare contro l’assedio e che molta gente del mondo libero e colto ci sostiene". 
 
E ha spiegato loro perché Hamas ha boicottato i colloqui con Fatah che avrebbero dovuto iniziare ieri al Cairo: "Abbiamo liberato 17 prigionieri politici (di Fatah, ndr). Ci aspettavamo un gesto analogo dai fratelli di Ramallah, ma la situazione è peggiorata". In questi giorni, infatti, sono stati sequestrati una cinquantina di membri o simpatizzanti di Hamas in Cisgiordania. Ogni giorno una media di 15-20 cittadini viene rapita dagli squadroni di Fatah per la sola ragione di essere vicino al movimento islamico. Nelle carceri dell’ANP viene praticata una tortura feroce, che qualcuno ha definito "peggiore di quella israeliana".  
 
Haniyah ha aggiunto che circa 400 attivisti di Hamas sono attualmente nelle prigioni dell’Autorità palestinese
 

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