MEMO. I Palestinesi e gli Iraniani stanno ancora interpretando le conseguenze dell’assassinio, da parte degli USA, del Generale Qasem Soleimani, comandante delle Quds Force in territorio iracheno, avvenuto all’inizio di gennaio. Ciò si è verificato al centro di un importante dialogo, soprattutto tra Hamas e Iran, ed il movimento ha utilizzato questo avvenimento per cercare di riallacciare le relazioni con Teheran, divenute un po’ fredde nel corso degli ultimi anni.
Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, si è recato a Teheran insieme ad una delegazione rappresentativa di alto spessore. Si tratta della prima visita a Teheran dal 2012 e, pertanto, di una visita di eccezionale rilevanza. La visita di Haniyeh, in verità, è arrivata soltanto come partecipazione di protocollo ai funerali di Soleimani. In ogni caso, la sua apparizione durante la cerimonia non è passata inosservata, dato che si è trattato dell’unica figura non iraniana che ha parlato durante il funerale, cosa che ha rappresentato importanti indicazioni per l’Iran.
Oltre a questo, Haniyeh ha definito Soleimani un “martire di Gerusalemme”, provocando intense polemiche e dibattiti anche all’interno di Hamas stesso.
Inoltre, Haniyeh ha visitato l’abitazione di Soleimani a Teheran per portare le condoglianze alla famiglia, e la figlia di Soleimani ha citato Haniyeh come persona in grado di vendicare la morte del padre, durante il discorso che ha tenuto davanti al suo memoriale. Haniyeh e la leadership di Hamas hanno poi continuato la loro visita incontrando il nuovo comandante delle Quds Force, Ismail Qa’ani, successore di Soleimani.
Mentre Haniyeh telefonava al ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, offrendo le sue condoglianze per l’uccisione di Soleimani, il vice di Haniyeh, Salih Al-Arouri, visitava l’ambasciatore iraniano a Beirut, e le fazioni palestinesi nella Striscia di Gaza, controllate da Hamas, organizzavano tende di cordoglio per Soleimani.
Tutto questo coinvolgimento del movimento di Hamas in una questione puramente iraniana richiederebbe un’analisi politica concreta e dimostra che la questione va oltre le normali condoglianze ed il rispetto. Hamas vuole voltare pagina rispetto alle tiepide relazioni con Teheran, iniziate con lo scoppio della rivoluzione in Siria del 2011 e che sono poi migliorate gradualmente dal 2017.
Ancor piú pericoloso di tutte le indicazioni menzionate sopra, è il nuovo sviluppo, senza precedenti, nella storia delle relazioni tra Hamas e Iran, rappresentato dal comandante delle Forze aerospaziali iraniane, gen. Amir Ali Hajizadeh, che ha tenuto una conferenza stampa per spiegare i dettagli dell’attacco iraniano contro la base americana di Ayn Al-Assad, nell’Iraq occidentale, per rappresaglia contro l’uccisione di Soleimani.
È interessante notare che il generale iraniano ha collocato dietro di lui numerosi vessilli delle forze armate iraniane presenti nella regione, le più importanti delle quali Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, le Forze di mobilitazione popolare in Iraq, Abu al-Fadl al-Abbas in Siria e Liwa Fatemiyou in Afghanistan. All’improvviso è apparso anche lo striscione di Hamas in Palestina. Questa è la prima volta che la bandiera del movimento viene mostrata durante un incontro militare degli iraniani, cosa che ha provocato molte polemiche tra i Palestinesi, alcuni ne sono rimasti sorpresi, alcuni l’hanno rifiutata ed altri l’hanno trovata strana.
La verità è che questa mossa iraniana di mettere la bandiera di Hamas tra quelle delle sue milizie armate nella regione non ha incontrato l’approvazione di Hamas, ciò significa che è stata esposta senza il permesso del movimento, che io sappia. Il movimento non ha commentato negativamente o positivamente a questo proposito, poiché ogni commento ha un prezzo, costringendolo a tacere. Questo perché il movimento sta cercando di ristabilire il suo rapporto con l’Iran e non vuole entrare in discussione con questo per aver esposto la sua bandiera, nonostante il fatto che la questione presenta alcuni indizi da parte dell’Iran, ma non da parte di Hamas.
Allo stesso tempo il leader di Hamas a Gaza, Yahya Al-Sinwar, durante l’incontro che ha tenuto con vari giornalisti ed attivisti palestinesi, ha rivelato che l’Iran sta fornendo decine di milioni di dollari per l’industrializzazione militare delle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, anche alla luce delle tensioni tra Hamas e l’Iran a causa della crisi siriana. Il supporto dell’Iran è continuato nonostante ciò, anche grazie agli sforzi di Qasem Soleimani con la leadership iraniana.
Anche il quotidiano Al-Ahed, vicino ad Hezbollah, ha confermato che le Guardie Rivoluzionarie Iraniane hanno speso circa 48 milioni di dollari per l’industrializzazione militare di Hamas nel 2015, all’apice della crisi finanziaria dell’Iran, durante il peggior periodo nelle relazioni tra Teheran e Hamas. Questa cifra supera l’ammontare elargito dall’Iran in un anno a tutte le fazioni palestinesi messe insieme.
Inoltre il quotidiano economico israeliano The Marker ha confermato che la Guardia della Rivoluzione e le Quds Force hanno continuato a sovvenzionare le fazioni palestinesi con denaro ed armi, nonostante la crisi economica dell’Iran.
Senza dubbio, l’offerta di tali cifre in questo particolare periodo potrebbe indicare la volontà iraniana di incrementare il supporto finanziario e militare a Hamas, soprattutto dopo la storica visita di Haniyeh. Tuttavia, questo supporto economico e militare fornito dall’Iran a Hamas riguarda soltanto l’industrializzazione militare e la produzione di materiali da combattimento. Allo stesso tempo, però, ci si chiede quanto sarà intaccata la capacità dell’Iran di continuare con tale sostegno dopo che Washington avrà imposto nuove sanzioni sul paese in seguito al bombardamento dalle base di Ayn Al-Assad in Iraq e per protestare contro le condizioni economiche.
Indipendentemente dal fatto che il supporto iraniano aumenti o resti lo stesso, Hamas vede la visita di Haniyeh come uno spartiacque nelle sue relazioni con l’Iran, che è il suo principale ed esclusivo fornitore di armi e attrezzature per combattere. Per questo motivo, il movimento ha preso impegni con l’Iran e attende con impazienza di rafforzare le sue relazioni per arrivare a stringere un’alleanza, nonostante vi siano differenze tra loro riguardo a diverse questioni regionali e per la volontà di Hamas di stare lontano da qualsiasi asse o estreme polarizzazioni nella regione.
Intanto, persone vicine ad Hamas ritengono che la fretta di Haniyeh di partecipare al funerale di Soleimani non sia soltanto indice della volontà del movimento di continuare a ricevere supporto finanziario e militare dall’Iran, quanto piuttosto il desiderio di stabilire una vera alleanza con Teheran che vada oltre l’amicizia e le comprensioni. Ciò porterebbe le relazioni ad un livello superiore, dagli interessi economici e militari alla possibilità di un coinvolgimento strategico con l’Iran, che renderebbe Hamas il centro delle politiche regionali nell’area, nonostante ribadisca l’indipendenza della sua decisione.
Malgrado tutti questi avvertimenti e preoccupazioni, è ormai chiaro che Hamas ha fatto la sua scelta allineandosi con l’Iran, in quanto la appoggia politicamente, militarmente e nei media, e le considerazioni strategiche dimostrano la sua vicinanza nonostante le forti differenze riguardanti la questione siriana. Però, al contempo, l’Iran non offrirà a Hamas degli assegni in bianco, dato che esistono molti problemi e situazioni complesse nei loro rapporti. Mentre al centro del loro accordo vi è la resistenza ad Israele, l’Iran ha riserve su Hamas. Lo teme perché le istituzioni organizzative di Hamas sono forti ed impediscono la piena dipendenza dall’Iran.
Le previsioni e le valutazioni palestinesi ed iraniane variano, nella descrizione dell’attuale rapporto con Hamas, tra l’essere un’alleanza esplicita e formale o un accordo ed amicizia ad alto livello tra le due parti. È vero che un’alleanza potrebbe dare al movimento un maggior sostegno da parte dell’Iran. Contemporaneamente, però, potrebbe avere molte conseguenze per il suo coinvolgimento nelle politiche regionali dell’asse iraniano. Questo comporterebbe, forse, una politica più ostile nei confronti di Hamas da parte di alcuni paesi della regione, in particolare dall’Arabia Saudita, dall’Egitto e dai loro alleati del Golfo.
Nonostante Hamas e l’Iran abbiano differenze regionali a proposito delle questioni siriana ed irachena e riguardo alle relazioni con i paesi del Golfo, il loro rapporto sulla questione palestinese è vicina ad un’alleanza contro il nemico comune israeliano. Non è contro alcun paese arabo, ma tende ad unire gli sforzi per affrontare l’occupazione. Fino a quando l’Iran avrà la volontà pratica e la preparazione per appoggiare la resistenza, sarà gradita ad Hamas, purché non richieda al movimento di usare le sue relazioni con esso per attaccare qualsiasi paese arabo.
L’ultima parola di Hamas oggi è che la visita di Haniyeh è riuscita ad ottenere dall’Iran gran parte di ciò a cui il movimento aspirava, dopo che le loro relazioni avevano subito un declino senza però mai essere interrotte completamente. Si è verificato un balzo in avanti nel processo di approfondimento delle loro relazioni, fino a quando sono praticamente ritornate come erano nel passato. La visita ha evidenziato l’accordo di entrambe le parti sulla questione palestinese, senza affrontare le problematiche regionali sulle quali sono in disaccordo, pur notando che Hamas recentemente si è mostrato titubante riguardo alla richiesta di rimuovere le forze americane dalla regione. Questa è una richiesta iraniana, soprattutto dopo l’assassinio di Soleimani, mentre la domanda non è stata presentata pubblicamente sulla agenda politica di Hamas.
Vale la pena notare che altri gruppi palestinesi, come l’Autorità Palestinese ed il partito di governo Fatah, considerano la politica degli assi regionali dannosa per i Palestinesi e ritengono che Hamas non dovrebbe esservi coinvolta. Essi ritengono che l’omicidio di Soleimani faccia parte di una battaglia tra USA ed Iran nella quale i Palestinesi non hanno alcun interesse, il ché si traduce praticamente in una mancanza di presa di posizione dell’Autorità Palestinese sull’assassinio.
Nonostante la visita di Haniyeh, le dichiarazioni di solidarietà e le condoglianze per Soleimani, ed i discorsi sulle relazioni tra Hamas ed Iran siano ritornate quasi alla normalità, non sembra che il movimento stia pianificando di vendicare l’assassinio di Soleimani con attacchi armati contro Israele. L’assassinio è stato un avvenimento enorme e significativo, e le reazioni impulsive potrebbero non essere utili. Tuttavia, se l’Iran venisse sottoposta agli attacchi americani ed israeliani dopo aver cercato di vendicare l’omicidio del suo leader militare, i suoi fronti nel sud del Libano e nel sud della Palestina potrebbero trovarsi obbligati ad entrare in questa battaglia su vasta scala, che l’Iran spera sarà la battaglia dell’intero asse che essa stessa guiderà, e non da una parte in particolare, senza che questa sia necessariamente la vera posizione di Hamas.
Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi