Hamas -Usa, il ruolo di Carter e il giornalismo italiano.

Secondo fonti del Dipartimento di Stato Usa, l’ex presidente Jimmy Carter avrebbe incontrato i funzionari del Dipartimento di Stato e della Sicurezza nazionale prima di fare visita ai leader di Hamas in Medio Oriente. E' quanto ha dichiarato il Dipartimento di Stato giovedì.

Secondo un comunicato diffuso dal Dipartimento di Stato, Carter ha incontrato il vice segretario dell'Ufficio per gli Affari mediorientali, David Hale, e lo stato maggiore della Sicurezza nazionale.Tale affermazione giunge in risposta a una domanda formulata durante una conferenza stampa, mercoledì, a Washington, riguardante gli incontri tra Carter e il leader di Hamas avvenuti il giorno prima, a Gaza.

Durante un suo recente viaggio in Medio Oriente, Carter era stato ricevuto dal presidente in esilio dell'Ufficio politico di Hamas, Khaled Mesha‘al, e quindi a Gaza da Isma‘il Haniyah, primo ministro palestinese legalmente eletto. I funzionari Usa hanno evidenziato che tali incontri sono avvenuti esclusivamente in forma privata.

La dichiarazione di ieri conferma dunque che ci sono stati contatti ufficiali diretti tra Carter e l’attuale governo degli Stati Uniti concernenti la politica in Medio Oriente.

A livello ufficiale, gli Usa considerano il movimento di Hamas un’organizzazione terroristica e, di conseguenza, non intrattengono rapporti diretti. Tuttavia, sono in corso da tempo incontri ufficiosi.

Carter è favorevole, invece, a un’apertura nelle comunicazioni: “Non credo che ci sia alcuna possibilità di ottenere la pace tra i palestinesi e Israele – ha affermato prima d’incontrare Mesha‘al – , a meno che non si coinvolga in modo diretto Hamas, insieme a Fatah”.

Il Carter Center, l’organizzazione che sostiene gli sviluppi democratici fondata dall’ex-presidente, supervisionò le elezioni del Consiglio legislativo palestinese del 2006, che videro la vittoria di Hamas e l’inizio del boicottaggio da parte dell’amministrazione di George W. Bush.

In aprile, Obama ha chiesto al Congresso di modificare le norme che proibiscono gli aiuti a qualsiasi governo palestinese che coinvolga Hamas: un apparente segnale che gli Stati Uniti sono ormai pronti ad avere rapporti con un possibile governo di unità Hamas-Fatah.

(Fonte: http://www.maannews.net/en/index.php?opr=ShowDetails&ID=38661)

Ecco, invece, come il Corriere della Sera del 17 giugno racconta ai lettori la visita di Carter nella Striscia di Gaza. I media di punta italiani si confermano ancora una volta più realisti del re, e volutamente poco informati sulle complesse dinamiche mediorientali.  Degno di nota, inoltre, è il fatto di aver dirottato l'attenzione dall'incontro a un presunto attentato contro Carter.

L'importanza della missione dell'ex presidente Usa, le sue dichiarazioni, il lavoro diplomatico e di mediazione tra gli Usa e Hamas, che egli sta svolgendo da tempo, vengono spazzate via da un articolo a metà tra la cronaca nera e il gossip. Interessanti anche le considerazioni del giornalista – “Un simpatico ottantaquattrenne che non conta quasi niente”- che non sembrano non conoscere quanto affermato ieri dal Dipartimento della sicurezza americano.

Missione L' ex presidente americano non cambia programma e incontra il leader di Hamas Ismail Haniyeh

Gaza, Carter sfugge a un attentato

Tre ordigni esplosivi ritrovati sulla strada. «Gruppi vicini ad Al Qaeda» Lettera per Shalit Carter ha consegnato una lettera per il soldato israeliano Shalit, rapito da Hamas nella Striscia Le bombe Tre ordigni sono stati trovati proprio sulla strada che da Erez porta a Gaza City. Testimoni raccontano di esplosivi fatti brillare dagli artificieri Si sospettano i soldati di Allah, circa 500 uomini che si addestrano indisturbati sulle spiagge di Gaza Il sospetto

GAZA – Presidente, ha avuto paura? «Ho paura quando vedo tanti civili trattati come animali». Tutt' in giro ci sono le tute nere di Hamas, a fare la sicurezza. E una discreta squadra d' armadi americani che si chiamano con gli auricolari. Il trentanovesimo presidente degli Stati Uniti arriva a Gaza in un gran frastuono di sirene. Il corteo dei cinque suv delle Nazioni Unite taglia il traffico di El Rasheed Street. Va al palazzo del governo. Lo trattano da Obama, ma è solo Jimmy Carter. Venuto a incontrare Ismail Haniyeh, il capo di Hamas che per l' occasione sbuca dai sotterranei. Venuto a capire se si può trattare, e come, con un' organizzazione che gli Stati Uniti tengono sulla lista nera degl' intrattabili. Glielo fanno capire subito: il cerimoniale d' accoglienza non è quello che il vecchio Carter s' aspettava e, appena prima che la colonna diplomatica passi per il valico di Erez, gl'israeliani la stoppano. «Presidente – lo informa un ufficiale – dentro Gaza hanno preparato un attentato contro di lei. Le sconsigliamo di proseguire». Hanno trovato tre bombe. Stavano proprio sulla strada che da Erez porta a Gaza City. Da Hamas negano – «è solo un equivoco, un uomo che trasportava bombole di gas e s' è diretto troppo in fretta su quella strada» – ma diversi testimoni raccontano d'aver visto (e sentito) l' esplosivo fatto brillare dagli artificieri. Lo staff di Carter conferma: «C'è stato un briefing su questo problema, ma s' è deciso di non cambiare programma». In mano una lettera che l'esausto papà di Gilad Shalit gli ha consegnato domenica nei giardini dell' American Colony di Gerusalemme, l' ex presidente è andato per la sua via: ha dato la busta per il soldato rapito a un portavoce di Hamas e come ricevuta di ritorno s' è accontentato d' una promessa, «la daremo al destinatario». A preoccupare non è tanto chi volessero colpire – un simpatico ottantaquattrenne che non conta quasi niente – ma chi volesse colpire: gente vicina ad Al Qaeda, dice una fonte di Hamas, che per avere visibilità è pronta a sacrificare anche un politico che ha da sempre sulle corna la politica israeliana e pure qui, di fronte alle macerie dell' American School, non esita a sentirsi «responsabile per il mio Paese che fabbrica gli F-16 con cui vi bombardano». Le azioni e gli attentati delle ultime settimane – perfino una squadra di cavalli imbottita d' esplosivo e lanciata contro obbiettivi israeliani – dimostrano che non tutto, a Gaza, si muove sotto l' ombrello di Hamas, almeno in apparenza. I soldati di Allah, l' organizzazione Junur Hansad Allah, circa 500 uomini che s' addestrano indisturbati sulle spiagge della Striscia e rispondono agli ordini d' un siriano, Abu Abdullah, hanno tutte le caratteristiche delle cellule fondamentaliste: barbe lunghe, difficilisimi da avvicinare, il proiettile in canna. Un insieme di pachistani, yemeniti, egiziani che Hamas ufficialmente detesta, perché non rispondono a una direzione strategica centrale, ma di fatto tollera. Perché servono a tenere alta la tensione. E a far capire, quando cala, che a Gaza non si scherza.

Battistini Francesco

Pagina 17
(17 giugno 2009) – Corriere della Sera

 

 

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