Haniyah: nessun cessate il fuoco senza la fine dell’assedio.

Da www.xpis.ps 


Haniya, nessun cessate il fuoco senza tregua

Gerusalemme 14 dicembre 2008

Di  Khalid Amayreh 

In un discorso trionfante in occasione della celebrazione del 21° anniversario di Hamas, Ismael Haniya, il primo ministro del governo palestinese di Gaza, ha dichiarato che il movimento islamico e altri gruppi di resistenza non estenderanno la presente fragile tregua con Israele senza che l’esercito di occupazione sollevi il duro assedio alla Striscia di Gaza Strip e permetta ai gazesi libero movimento da e per i territori costieri.

La tregua di sei mesi, o “calma” sta per finire, venerdì, nel timore che violenza e bagno di sangue su vasta scala scoppieranno in assenza di un nuovo accordo o di un’intesa per il rinnovo del cessate il fuoco.

Egli ha sottolineato che lo scorso mese soltanto, l’occupazione israeliana ha ucciso oltre 20 palestinesi, oltre al rafforzamento dell’assedio sulla Striscia di Gaza.

Parlando davanti a circa 250.000 forti sostenitori di Hamas con bandiere verdi islamiche, Haniya ha salutato la moltitudine dicendo: “Siete la risposta a quelli che hanno cercato di zittire Hamas”.

“Dopo tutto quello che vi hanno fatto, l’assedio sinistro, il diabolico assedio, i complotti criminali, le prepotenze e le sporche guerre, voi dimostrate, in tale grande numero di persone, per dire ad amici e nemici che Hamas è forte come non mai, persino più forte di prima”, ha dichiarato Haniya, recitando versi del Corano.

Il premier eletto ha detto che tutti i circoli di potere nella regione e fuori stanno osservando gli eventi a Gaza per vedere se il popolo è ancora con Hamas o lo sta abbandonando e se la politica della prepotenza e della coercizione stanno avendo un impatto sulla popolarità di Hamas.

(…) Haniya ha detto che Hamas non è un “fenomeno passeggero” ma è fermo e ben radicato come le montagne di Palestina. E ha aggiunto che Hamas e le forze della resistenza e della determinazione sono ora più forti di prima grazie alla sfida e alla ostinazione mostrate di fronte alla brutta guerra contro la causa palestinese eseguita da Israele, dall’Occidente e dai suoi burattini regionali.

(…) Haniya ha criticato la leadership dell’ANP di Ramallah, dicendo che essi devono capire che “abbracci, baci e incontri conviviali con il regime sionista non libererà Gerusalemme o restituirà il legittimo diritto del popolo palestinese”.

Haniya ha sottolineato che il mandato di Mahmoud Abbas scadrà il 9 gennaio 2009.

(…) Haniya ha detto che Hamas rappresenta un “miracolo politico”.

“Noi siamo vittime di un’immensa ingiustizia da tutte le direzioni. Hanno assassinato i nostri leader, il sangue dei nostri martiri è stato disperso nelle strade di Gaza e della Cisgiordania, hanno affamato il nostro popolo e cercato di strozzarci, di decapitarci…e in Cisgiordania hanno dato la caccia al nostro popolo…ma hanno fallito nel tentare di sconfiggere Hamas”.

(…) Ha anche ringraziato “tutti gli uomini e donne libere del mondo” che hanno mostrato solidarietà con il popolo di Gaza.

Rivolgendosi a Israele e ad altri nemici del popolo palestinese, Haniya ha detto: “Voi avete il denaro, noi abbiamo la volontà; voi avete il potere delle armi, noi abbiamo il potere della fede; voi avete l’America, noi abbiamo Dio”.

Haniya ha criticato il coordinamento tra l’ANP e Israele: “Non avete sentito le recenti dichiarazioni di (generale americano Keith) Dayton in cui ha affermato che le forze palestinesi non sono state addestrate per combattere Israele ma per combattere altri palestinesi”.

“Lo abbiamo visto sul terreno a Hebron, di recente, quando i pastori degli insediamenti ebraici hanno dato fuoco alle case, dissacrato le moschee, e attaccato palestinesi innocenti mentre le forze di sicurezza di Ramallah stavano a guardare passivamente”.

(…) Haniya ha detto che c’è stata una cospirazione cospirazione contro il diritto al ritorno per milioni di rifugiati palestinesi sradicati dalle proprie case quando Israele è stato creato 60 anni fa.

“Io dico no alla risistemazione dei rifugiati, no a una patri alternativa, sì al rimpatrio dei rifugiati, di tutti i rifugiati, nelle loro case e cittadine originari”.

(…) Il premier palestinese ha lanciato un appello per un “dialogo nazionale vero, serio e genuino basato sulla resistenza e la determinazione, e non su futili negoziati e su conferenze di pace infruttuose”.

(…).

 

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