Hersh: il piano era già pronto.

Hersh: il piano era già pronto

Dice il Pulitzer: "Piani di guerra preparati prima del rapimento dei due soldati. Il sì dagli Usa: buon test per ‘avvisare’ l’Iran".

Israele aveva preparato un piano per attaccare gli hezbollah molto prima dei rapimenti del 12 luglio». Su The New Yorker di ieri il premio Pulitzer
Seymour Hersh, (autore di una montagna di documentatissimi scoop, dal
massacro di My Lai in Vietnam al nucleare israeliano, dai bombardamenti
americani in Cambogia alle torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib)
ricostruisce quali sono «gli interessi di Washington nella guerra di
Israele» in Libano. Dall’inchiesta – basata su informazioni fornite da
funzionari dell’amministrazione e dell’intelligence e da diversi esperti –
risulta che, realizzato un progetto militare per il Libano, Tel Aviv «ne
aveva messo a parte funzionari dell’amministrazione Bush». Diversi
funzionari israeliani si erano recati a Washington agli inizi dell’estate
per «avere luce verde all’operazione di bombardamento». I primi ad essere
contattati erano stati il vice-presidente Cheney e la segretaria di stato
Condoleezza Rice in quanto, una volta ottenuto il loro consenso, «non
sarebbe stato un pro-blema persuadere Bush». Risulta invece che il
segretario alla difesa Donald Rumsfeld avesse dubbi sull’efficacia del piano
israeliano.
Il piano prevedeva che, alla «prossima provocazione hezbollah, Israele
avrebbe iniziato un massiccio bombardamento delle infrastrutture libanesi –
strade, depositi di carburante e anche le piste civili dell’aeroporto di
Beirut – per «persuadere le vaste popolazioni cristiana e sunnita del Libano
a schierarsi contro gli hezbollah». Come modello era stata presa «la guerra
del Kosovo», nella quale «le forze Nato avevano metodicamente bombardato e
mitragliato per 78 giorni non solo obiettivi militari, ma tunnel, ponti e
strade in Kosovo e Serbia». Gli israeliani avevano assicurato a Condi Rice
di poter ottenere lo stesso risultato in metà del tempo: 35 giorni.
A questo punto Cheney e la Rice, e di conseguenza il presidente Bush, si
erano convinti dell’efficacia del piano che avrebbe non solo permesso
all’aviazione israeliana di colpire i centri sotterranei di comando e
missilistici degli hezbollah, ma sarebbe servito come «preludio a un
potenziale attacco preventivo americano per distruggere le installazioni
nucleari iraniane, alcune delle quali si trovano in profondità sottoterra».
All’intelligence statunitense risultava che ingegneri iraniani avessero
consigliato gli hezbollah su come costruire i tunnel e depositi sotterranei.
Il loro bombardamento aereo sarebbe servito agli Stati uniti come
«dimostrazione per l’Iran», ossia come prova dell’efficacia del
bombardamento di strutture sotterranee simili a quelle iraniane.
Contemporaneamente l’attacco sarebbe servito a privare gli hezbollah delle
armi che avrebbero potuto usare come «rappresaglia contro Israele» in caso
di «opzione militare contro le installazioni nucleari iraniane». Il piano
israeliano costituiva quindi «l’immagine speculare di quello che gli Stati
uniti avevano pianificato per l’Iran».
A questo punto, per ordine della Casa bianca, «pianificatori ad alto livello
dell’aeronautica Usa avevano iniziato consultazioni con le controparti
dell’aeronautica israeliana». Scopo degli americani era quello di
«concentrarsi sul bombardamento, condividendo ciò che conosciamo dell’Iran
con ciò che conoscete del Libano». In altre parole, il bombardamento del
Libano doveva servire da banco di prova di quello dell’Iran. Non a caso il
principale pianificatore militare dell’attacco al Libano era il tenente
generale Dan Halutz, capo di stato maggiore israeliano che, durante la sua
carriera nell’aeronautica, aveva lavorato al «piano specifico di una guerra
aerea contro l’Iran».
L’attacco al Libano non è però andato come prevedevano i pianificatori, a
causa della «sorprendente forza della resistenza hezbollah». Questa è stata
«una grossa battuta d’arresto per coloro che alla Casa bianca vogliono usare
la forza contro l’Iran e per coloro che sostengono che il bombardamento
creerà un dissenso interno e una rivolta in Iran». Fin qui l’inchiesta di
Seymour Hersh. A questo punto c’è da chiedersi: dato che il test libanese
dell’attacco all’Iran è stato negativo, che cosa faranno gli Stati uniti?
Punteranno a una soluzione diplomatica o su una soluzione militare?

di Manlio Dinucci
Fonte:
www.ilmanifesto.it
17.08.06

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(http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopi
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