Tel Aviv – Al-Mayadeen. L’ondata di malcontento tra i coloni israeliani nel nord della Palestina occupata, vicino al confine con il Libano, sta crescendo e non passa giorno senza che essi esprimano la loro rabbia nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dei militari, che considerano incapaci di mettere in sicurezza il nord e di assicurare il loro ritorno alle colonie.
Il sito web israeliano Yedioth Ahronoth ha riferito mercoledì che più del 30% dei coloni israeliani evacuati dal Nord hanno finora annunciato che non torneranno nelle colonie dove abitavano.
Il sito ha presentato un’infografica intitolata “Under Fire”, che illustra la situazione lungo il confine settentrionale con il Libano.
L’infografica evidenzia che decine di migliaia di israeliani sono stati evacuati da 43 colonie, 1.536 edifici, automobili e infrastrutture varie sono state danneggiate, sei aree industriali sono state interrotte e centinaia di attività commerciali nel Nord sono state chiuse a causa degli attacchi di Hezbollah.
La “più grande paura” dei coloni è la disintegrazione delle comunità.
In un contesto correlato, il Canale 13 israeliano ha ricordato che il governo israeliano ha deciso, all’inizio della guerra, di evacuare tutte le colonie settentrionali entro quattro chilometri dal confine con il Libano, lasciando un numero significativo di altre colonie senza evacuazione, lasciandoli sotto il fuoco di Hezbollah e creando incertezza tra i coloni sul loro futuro.
Il canale ha aggiunto che i coloni si chiedono dove studieranno i loro figli e quando la loro vita tornerà alla normalità.
Il corrispondente del Canale 13 per gli affari militari ha riferito che è evidente, dalla situazione attuale sul fronte settentrionale, che l’anno scolastico nelle colonie in prima linea non inizierà il 1° settembre.
Ha osservato che ciò significa che l’attuale situazione e il logoramento tra l’esercito israeliano e Hezbollah continueranno anche nel prossimo anno scolastico.
Traduzione per InfoPal di F.L.