Hezbollah è peggio dell’espansionismo israeliano? L’ambiguità di Dima Sadek

A cura di L.P. “Perché vuoi parlare con noi? Cosa hai da dire? Israele, il nostro nemico, non ci ha fatto quello che tu ci hai fatto. Israele, il nemico, non ha sganciato una bomba nucleare su nessuno degli stati arabi. Ci hai distrutti. Dopotutto, l’apparato di sicurezza di Hezbollah controlla il porto di Beirut. Non c’è controversia su questo. Quindi, se sapevi del nitrato di ammonio e non hai fatto nulla, sei da biasimare. Se non lo sapevi allora non stai svolgendo il tuo lavoro, sia tu che quelli che controllano il porto. Tutto quello che dirai oggi è irrilevante. Solo una cosa devi dire: siamo responsabili dell’incidente e siamo criminali. Israele non ci ha fatto quello che ci hai fatto tu! Non nel 1982 e non nel 2006″.

Queste sono state le parole di Dima Sadek, la pungente ex speaker della televisione libanese Lbc, che ha pronunciato rivolgendosi ad Hassan Nasrallah, il leader politico di Hezbollah, in un video condiviso su Twitter. Non stupisce che la notizia sia stata ripresa da giornalisti islamofobi di destra come Nicola Porra, per il quale tutto ciò che è mediorientale è il male per eccellenza, tutto ciò che è resistenza ad invasioni neo-coloniali è una “guerra feroce”, mentre tutto ciò che è invasione espansionistica è “una giusta difesa”.

Senza perdersi in divagazioni, ciò che più mi ha colpito sono le affermazioni della giornalista libanese che vive quotidianamente la situazione geopolitica e politica interna in Libano. Oltre al fatto che non ci sono prove che l’esplosione a Beirut sia stato un “errore” di Hezbollah e non sappiamo ancora se sia stata o un’esplosione o un attentato, come si può affermare che Hezbollah, organizzazione politica resistente in Libano, sia peggio di Israele?

Perché tanta foga nell’affermare che Hezbollah è in egual modo nemico del Libano insieme ad Israele? Ma soprattutto per quale motivo?

Se guardiamo la storia, le sue affermazioni sembrano del tutto fuori luogo, dal momento che Hezbollah e tutto il Libano si sono trovati dall’altra della barricata rispetto al proprio principale oppressore: Israele.

Basta ricordare le molteplici Risoluzioni ONU che condannano Israele per le ingenti violazioni della sovranità del Libano:

  • Risoluzione n. 262, del 31 dicembre 1968, il CS condanna Israele per l’attacco all’aeroporto di Beirut.
  • Risoluzione n. 270, del 26 agosto 1969, il CS condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi del Sud del Libano.
  • Risoluzione n. 279, del 12 maggio 1969, il CS chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano.
  • Risoluzione n. 280, del 19 maggio 1969, il CS condanna gli attacchi israeliani contro il Libano.
  • Risoluzione n. 285, del 5 settembre 1970, il CS chiede l’immediato ritiro israeliano dal Libano.
  • Risoluzione n. 313, del 28 febbraio 1972, il CS chiede che Israele ponga fine agli attacchi contro il Libano.
  • Risoluzione n. 316, del 26 giugno 1972, il CS condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano.
  • Risoluzione n. 317, del 21 luglio 1972, il CS deplora il rifiuto di Israele di rilasciare gli Arabi rapiti in Libano.
  • Risoluzione n. 332, del 21 aprile 1973, il CS condanna i ripetuti attacchi israeliani contro il Libano.
  • Risoluzione n. 337, del 15 agosto 1973, il CS condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano.
  • Risoluzione n. 347, del 24 aprile 1974, il CS condanna gli attacchi israeliani sul Libano.

Basta ricordare l’Operazione Litani del 1978, in cui Israele invase ufficialmente per la prima volta il Libano per creare una “zona franca” di sicurezza che impedisse il coinvolgimento dei villaggi frontalieri negli scontri d’artiglieria. E arriverà la Risoluzione ONU n. 425 del 19 marzo 1978 che ingiunse a Israele di ritirare le sue forze dal Libano. Poi seguiranno altre risoluzioni ONU:

  • Risoluzione n. 427, del 3 maggio 1979, con la quale il CS chiama Israele al completo ritiro delle proprie forze dal Libano.
  • Risoluzione n. 450, del 14 giugno 1979, con la quale il CS ingiunge a Israele di porre fine agli attacchi contro il Libano.
  • Risoluzione n. 467, del 24 aprile 1980, con quale il CS deplora con forza l’intervento militare israeliano in Libano.
  • Risoluzione n. 498, del 18 dicembre 1981, con la quale il CS ingiunge a Israele di ritirarsi dal Libano.
  • Risoluzione n. 501, del 25 febbraio 1982, con la quale il CS ingiunge a Israele di interrompere gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe.

Basta ricordare la Prima Guerra del Libano dal 6 giugno 1982, chiamata più sobriamente dagli israeliani “Operazione Pace in Galilea”, in cui le allorché le Forze di Difesa Israeliane (IDF) invasero il Sud del Libano, in risposta ad attacchi palestinesi che a loro volta erano una risposta all’invasione e all’occupazione sionista di Gaza e della Cisgiordania.

L’ONU rispose prima con la Risoluzione n. 509 del 6 giugno 1982, in cui chiese che Israele ritirasse immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano. Poi ci riprovò il 19 giugno 1982 con la Risoluzione n. 515 dove chiese che Israele ponesse fine all’assedio di Beirut e consentisse l’entrata di rifornimenti alimentari. Ovviamente Israele ignorò qualsiasi richiamo dell’ONU e, in barba alle sue risoluzioni, continuò ad attaccare militarmente la regione. Sarà questo che porterà l’ONU ad un altro ammonimento con la Risoluzione n. 517 del 4 agosto 1982, in cui il Consiglio di Sicurezza censurò Israele per aver ignorato le risoluzioni dell’ONU e chiese ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano. Vedendo che Israele continuava a bombardare, il CS decise di fare una proposta chiedendo ad Israele piena cooperazione con le forze dell’ONU in Libano con la Risoluzione n. 518 del 12 agosto 1982. Ma anche questa richiesta è stata declinata, o meglio ignorata infatti il 17 settembre dello stesso anno, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU promulgò la Risoluzione n. 520 in cui condannò gli attacchi israeliani ad Ovest di Beirut.

Il giorno dopo, nell’indifferenza e nella violenza colonialista, il massacro di Sabra e Shatila, compiuto la mattina del 18 settembre 1982 dalle Falangi Libanesi (ovvero l’ultradestra cristiano-maronita sostenuta dal colonialismo francese) e dall’Esercito del Libano del Sud con la complicità dell’Esercito Israeliano, fu solo l’ennesimo episodio di guerra che vide circa 3.500 tra palestinesi e sciiti libanesi cadere in una strage nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, posti alla periferia Beirut Ovest. Sono gli anni della guerra civile tra il 1975 e il 1990, dove si potevano testimoniare gli orrori stragisti di stampo sionista, ma anche raccontare la nuova resistenza di Hezbollah. Il 23 settembre 1986, con la Risoluzione n. 587, il CS ricorda le precedenti richieste fatte ad Israele affinché ritirasse le sue forze dal Libano, chiedendo con urgenza a tutte le forze militari di ritirarsi.

Non bisogna inoltre scordare l’invasione israeliana del Libano il 20 febbraio 1992. L’Esercito Israeliano invase il territorio libanese oltre la striscia “di sicurezza”, e bombardò Rashaf e Srobbine, due villaggi sciiti nel Sud del Libano, obbligando la popolazione civile alla fuga. La comunità internazionale giustificò l’attacco come un modo per porre fine al lancio dei pochi razzi Katiuscia erano stati utilizzati dal movimento di resistenza per difendere il proprio territorio e la popolazione libanese dalle alture del Golan, occupate dai sionisti. Le autorità libanesi denunciarono la presenza di 10.000 profughi in fuga verso Beirut, oltre ovviamente ai diversi morti e feriti, mentre nel frattempo l’esercito israeliano continuava per giorni a bombardare villaggi soprattutto sulle alture dello Iqlim Al Tuffah, la regione del Sidone e alcuni obiettivi definiti strategici in quanto avamposti della resistenza libanese. Tutte queste operazioni sul territorio libanese furono supportate dai mercenari dell’estrema destra cristiano-maronita dell’ELS, capeggiate dal generale Lahad e finanziate da Israele.

Con la Missione Grappoli d’Ira tra l’11 aprile e il 27 aprile 1996, il Presidente israeliano Shimon Peres ordinò un massiccio intervento militare contro Hezbollah in un periodo storico in cui il Libano meridionale era ininterrottamente occupato da Israele. Hezbollah aveva la sola colpa di resistere ad un’occupazione colonialista, estera ed illegale che ledeva la sovranità del popolo libanese. L’attacco avvenne su tre fronti, ovvero senza via di scampo: navale, terrestre ed aereo. La violenza di questa operazione militare si concretizzò con lo sganciò di 35.000 bombe in sedici giorni, radendo al suolo le basi di Hezbollah, parte della centrale elettrica di Beirut e gettando nella disperazione il Sud del Libano. Il 18 aprile 1996, Israele bombardò la base delle Nazioni Unite, in cui si erano rifugiati circa 800 civili dei quali 120 vennero uccisi ed altrettanti rimasero feriti.  Passò alla storia come il massacro di Qana che secondo le Nazioni Unite fu un massacro intenzionale, dal momento che Israele sapeva della presenza di civili ma non esitò a bombardare.

Nel 2006 inizia la Seconda Guerra del Libano, un conflitto durato circa un mese, in seguito a un’invasione militare israeliana su larga scala attuata in reazione alla cattura, avvenuta il 12 luglio 2006, di due soldati israeliani da parte di Hezbollah (azione a sua volta svolta dopo continui attacchi militari sionisti). Il conflitto terminerà soltanto dopo l’8 settembre 2006, quando Israele ha rimosso il blocco tattico-strategico navale del Libano, seppur il cessate il fuoco era stato proclamato il 14 agosto.

Negli ultimi 40 anni Israele ha continuamente invaso il Libano e quasi sempre si è ritrovato Hezbollah, formazione patriottica a maggioranza sciita appoggiata dall’Iran, a resistere ai suoi attacchi espansionistici. Lo Stato Ebraico ha anche subìto molte sconfitte dall’organizzazione resistente libanese, anche se non ha mai mancato di radere al suolo Beirut con bombardamenti a tappeto, di imbottire il Sud Libano di mine che continuano a uccidere e a mutilare bambini e contadini, utilizzando persino, come testimoniato dal giornalista inviato di guerra Fulvio Grimaldi, armi chimiche proibite a base di fosforo, che laceravano gli organi interni dei colpiti. Tutto questo nel più totale silenzio della “comunità internazionale”, dei suoi organi di garanzia e della UNIFIL, la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite creata il 19 marzo 1978 con le Risoluzioni n. 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le uniche che Israele ha rispettato e sottoscritto perché facevano comodo non essendo stabile sul suo territorio.

Come può dunque essere Hezbollah peggio di Israele e del suo espansionismo? Se fosse peggio perché Israele, e non solo, ha sempre avuto la meglio rispetto a Hezbollah? Forse Israele ha capacità tecniche-militari superiori rispetto ai resistenti libanesi?

Non so quanto le parole di Dima Sadek abbiano consapevolezza di tutto ciò che il Libano ha subito e, per quanto lei sia libanese, non è detto che sia consapevole nello stesso modo in cui moltissimi italiani non conoscono la storia d’Italia. Ciò che questiono è se Sadek abbia idea del risalto internazionale delle sue dichiarazioni che distolgono l’attenzione sulla realtà fattuale che il Libano ha vissuto in questi anni caratterizzati da continui stati d’eccezione.

Ho elencato solo parti della cruenta storia del Libano vissuta tra conflitti armati senza citare il ruolo degli USA, della Francia, del colonialismo francese e dell’ultradestra cristiano-maronita, dichiaratamente filo-francese e filo-sionista responsabile delle “rivoluzioni colorate” che si sono svolte negli anni.

Mi ha impressionato anche come la giornalista non abbia minimamente menzionato gli ipocriti “aiuti umanitari” di Israele (fortunatamente rifiutati) e le dichiarazioni di Macron che promettevano aiuti umanitari alle sole condizioni che il governo recuperi la fiducia della popolazione o si faccia da parte. Le parole della giornalista sembrano più schiacciare l’occhio alle richieste colonialiste di Macron, di Israele e USA che richiedono il disarmo di Hezbollah. Da quale pulpito può arrivare una richiesta simile se non da chi in Libano è sempre arrivato con eserciti, armi, bombe e militarismo senza chiedere il permesso?

In più non si capisce con quale sicurezza possa affermare che la colpa sia di Hezbollah. Il 27 settembre 2018 il primo ministro Netanyahu illustrò all’assemblea generale dell’ONU la cartina del porto di Beirut (la stessa nella quale il 4 agosto si è verificata l’esplosione) e indicò l’hangar in cui erano depositati i fusti di nitrato d’ammonio. Di fronte all’assemblea afferma che sono depositati i missili di Hezbollah, attribuendogli la volontà di fare un attentato in quel luogo. La teoria poco credibile di Netanyahu si basava sull’idea che Hezbollah volesse fare un attentato in un territorio in cui opera. Sembrerebbe una cosa controproducente! Ma in qualunque caso a cosa interessava il governo israeliano di ciò che sarebbe potuto succedere al Porto di Beirut?

Ad ora non si sa quale sia la verità, ma la logica vuole che non si possa escludere la mano israeliana. Quindi il dubbio rimane sull’esplosione/attentato, ma c’è la certezza che Israele abbia fatto male al Libano più di tutti.