Hezbollah: ‘Un attacco all’Iran manderà in fiamme l’intero Medio Oriente’

Beirut – Reuters. Un attacco israeliano contro il programma nucleare iraniano manderà il Medio Oriente in fiamme, con tutta probabilità trascinerà gli Usa e scatenerà un conflitto che sfuggirà al controllo israeliano. Lo sostiene il vice leader di Hezbollah.

Nell’arco di dieci mesi, il prezzo del pretrolio è salito proprio a causa dell’escalation di tensioni tra Occidente e Iran. Usa e Israele non escludono un attacco militare contro l’Iran per arrestarne il programma nucleare, “a scopi militari” secondo Israele, nonostante Teheran parli di “produzione energetica a scopi civili”.

“L’America è consapevole del fatto che una guerra contro l’Iran getterebbe in fiamme l’intera regione”, ha affermato il vice di Hezbollah, Shaiykh Na’im Qassem.

Il leader libanese ha specificato che l’entità dei combattenti, stimata intorno alle migliaia, sia oggi molto meglio equipaggiata a rispondere a un attacco di Israele di quanto non lo fu nel 2006, quando quest’ultimo attaccò il Libano in un’aggressione che durò un mese.

“Sono passati i tempi in cui Israele può decidere di attaccare e le genti restano in silenzio”.

“Israele può lanciare una guerra…ma non si rende conto delle estese conseguenze e della sua incapacità di mantenere il controllo”.

Per il leader di Hezbollah, Israele potrebbe trascinare un’America riluttante in un confronto con Teheran dal momento che le perdite non sarebbero inflitte unicamente all’Iran.

Funzionari Usa, intanto, sono del parere che, nei confronti dell’Iran, sia necessario dare spazio a pressioni non a carattere militare, e procedono con le sanzioni. Tuttavia Israele suggerisce un attacco preventivo contro l’Iran. E ci si aspetta che Israele possa sopraffare le preoccupazioni degli Usa circa un’azione militare e riesca a trascinare l’America in un conflitto con Teheran.

“Israele non è in grado, né avrebbe il coraggio di muovere guerra all’Iran da solo, mentre l’America continua a sollevare riserve; una guerra alle soglie delle elezioni presidenziali è pericolosa”, continua Qassem.

“Chi vincerà?” La pressioni israeliane atte a trascinare l’America o un atteggiamento contenitivo degli Usa nei confronti di Israele?”

Hezbollah venne formato 30 anni fa con l’aiuto delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane con l’obiettivo di combattere le forze israeliane che invadevano e occupavano il Libano (1982). Ancora oggi, il gruppo sciita libanese riceve sostegno finanziario e militare da Teheran e Siria.

Secondo l’opinione di Qassem, “Bashar Assad resterà il presidente della Siria nonostante 11 mesi di proteste, dove, stando ai dati Onu, oltre 7500 persone hanno già perso la vita”.

In una località segreta tra i quartieri poveri delle comunità sciite nel sud del Libano, Qassem si è rivolto ai giornalisti. Da un’auto blindata ha raggiunto un parcheggio sotterraneo per concedere l‘intervista da dietro un vetro.

Si tratta di precauzioni che insieme alla richiesta di non indossare orologi o portare altre periferiche per la comunicazione, intendono garantire la protezione da possibili attacchi alla leadership di Hezbollah. Era il 1992 quando Israele assassinò in un attacco missilistico un leader del gruppo libanese.

Indossa un abito tradizione religioso di color grigio e il turbante e parla pacatamente. Nel corso della conversazione, Qassem si mostra posato. A tratti sorride per dare rassicurazioni di aver capito a fondo.

Quando gli viene chiesto se il gruppo di militanza sciita, sei anni fa in lotta con Israele per 34 giorni, sarà in grado di intervenire in caso di un attacco all’Iran, Qassem risponde: “In tale eventualità, l’Iran sarà in grado di difendersi da solo, tuttavia un attacco da parte di Israele ‘incendierà l’intera regione’”.

“Nei confronti di Israele, Hezbollah assume una posizione difensiva piuttosto che offensiva, per questo resta sempre in allerta e non possiamo abbassarla mai perché siano certi che Israele sia costantemente pronto ad attaccare”.

Qassem osserva come Washington sia del parere che un conflitto con l’Iran metterebbe a rischio forze e alleati propri nella regione e accrescerebbe la crisi economica globale con ulteriori rincari del prezzo del petrolio.

Previsioni di guerra. Hezbollah ha avuto “posizioni migliori di quella del 2006” quando affrontò Israele in una situazione di paralisi che costo la vita 1.200 libanesi e 159 in Israele.

Da allora, nonostante le risoluzioni Onu e una forza di peacekeeping presente sulle frontiere con Israele nel sud del Libano, Hezbollah si è riarmato. Ma di questo Qassem non fornisce dettagli.

“Dall’esperienza del 2006, abbiamo imparato, ci siamo addestrati e abbiamo potenziato risorse ed equipaggiamento proprio in previsione di una prossima guerra”.

Hezbollah sostiene Assad nonostante il sostegno alle masse popolari in Siria proveniente dal resto del mondo arabo.

Qassem riserva parole di elogio per le rivolte della “la Primavera Araba” che hanno spodestato le leadership in Egitto e Tunisia un anno fa, ma riconosce che gli Stati Uniti “stanno provando con ogni mezzo a pilotare queste rivoluzioni”.

Secondo il suo parere, le rivolte dalla Libia allo Yemen, sono esplose nel momento in cui i movimenti popolari sono stati esclusi per mano occidentale dalla vita politico-militare.

“Auspichiamo che le forze popolari riescano a porre fine all’era dello sfruttamento politico dall’estero. “Nei confronti del mondo arabo, la tendenza americana non è uniforme e non ha nulla a che vedere con Diritti umani o democrazia”.

Hezbollah tiene a ribadire come, il presidente siriano Assad, appartenente a una setta minoritaria dello sciismo, gli Alawiti, abbia introdotto le riforme che chiedevano i manifestanti, e tra questi cita anche il referendum di domenica sulla nuova costituzione.

Si suppone che la caduta del governo di Assad condurrà il Paese a un’ulteriore farmmentazione interna.

A tal riguardo, per i dirigenti di Hezbollah non esiste una leadership attendibile nell’opposizione siriana, a sua volta frammentata, e i sunniti vorrebbero imporre la dipartita di Assad.
Per Qassem i disordini sono stati orchestrati ampiamente dagli Usa che avrebbero “incitato lo scontento in Siria fornendo assistenza finanziaria e militare per le uccisioni nel paese”.

“… Credo che il presidente Assad supererà questo periodo e continuerà ad essere il presidente della Siria”, aggiunge e conclude Qassem.