I bambini di Gaza lottano per superare i traumi della guerra

10494635_10153016264330760_8996413175733102595_nMaan. Chiedete a qualsiasi bambino a Gaza di fare un disegno e l’immagine risultante sarà probabilmente una casa che viene bombardata da un aereo da combattimento.

Nella tormentata enclave palestinese, migliaia di bambini soffrono per il trauma della guerra ma le risorse per aiutarli sono scarse.

In una scuola nel nord della città di Jabaliya, che è stata trasformata in un rifugio, insegnanti specializzati distribuiscono carta e matite colorate ad un variegato gruppo di bambini sotto shock, chiedendo loro di disegnare tutto ciò che passa nella loro testa.

Jamal Diab, un bambino di  nove anni, con macchie rosse fra i capelli castani, disegna suo nonno morto. Sotto il disegno, scrive in arabo: “Sono triste a causa dei martiri”.

“Pochi giorni fa, alcuni aerei hanno bombardato la nostra casa. Siamo dovuti scappare rapidamente e lasciare tutto alle nostre spalle. Era pericoloso”, il ragazzo respira timidamente appena mostra il suo disegno.

Un minuscolo bambino di sette anni, Bara Marouf, mostra un disegno del nonno senza gambe, il quale è stato gravemente ferito in un attacco aereo.

In classe, la stessa scena appare ripetutamente: un aereo illumina il cielo e bombarda una casa, il tutto sottotitolato con la dicitura “voglio tornare a casa”.

“Chi ha paura dell’aereo?”, chiede l’insegnante ai bambini seduti in cerchio su un tappeto.

Immediatamente si vedono piccole mani verso il cielo e un clamore di voci squillanti: “Io”, “io”, “io”.

“Io, io ho paura dei missili e degli aerei. Metà della nostra casa è stata distrutta. L’abbiamo lasciata per venire qui”, spiega Itimad Subh, una ragazzina di 11 anni dagli occhi brillanti.

Incolpano sé stessi

Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, UNICEF, circa 300 bambini sono stati uccisi dall’inizio dell’offensiva israeliana su Gaza, l’8 luglio.

Chi è ancora vivo cerca di non assorbire troppo la violenza che ha subito, visto e sentito.

All’interno della scuola, gruppi di giovani partecipano a sessioni di mezz’ora uno dopo l’altro.

I due insegnanti, pazienti ed esausti, le loro facce racchiuse in una dura cortina, chiedono ai bambini di saltare sul posto e chiamarsi, poi agitare le braccia come qualcuno che balla in discoteca, per espellere i pensieri cattivi, le frustrazione e lo stress accumulati.

“I bambini hanno tutti vissuto esperienze estreme”, afferma il dott. Iyad Zaqut, uno psichiatra che gestisce i programmi delle Nazioni Unite di salute mentale della comunità nella Striscia di Gaza.

“E’ molto difficile per i bambini capire ciò che sta accadendo, perché la loro vita è in pericolo, perché devono lasciare le loro case, perché devono trasferirsi, perché assistono a scene molto traumatizzanti”, ha affermato Zaqut.

“Per impedire ai bambini di elaborare e pensare a tutti questi problemi, cerchiamo di distrarli, per aiutarli a vivere qualche gioia, ad avere un po’ di divertimento all’interno del rifugio.

“Generalmente, quando sono esposti ad eventi traumatici, il modo in cui i giovani percepiscono l’accaduto può essere molto distorto, potrebbero incolpare sé stessi, potrebbero accusare i loro vicini e questo biasimo è molto dannoso”, dice lo psichiatra.

“Cerchiamo di rielaborare queste idee distorte”, ha spiegato, rilevando che egli ha diagnosticato casi di stress post-traumatico e depressione adolescenziale.

Nessuna terapia in tempo di guerra

Ma è difficile fare molti progressi con la terapia.

Nella Striscia di Gaza, 460.000 persone – più di un quarto della popolazione – sono stati sfollati a causa del conflitto e sono andati a vivere a casa di parenti o hanno trovato riparo presso i rifugi dell’ONU.

Meno di 100 insegnanti specializzati stanno “curando” più di 100.000 bambini.

Solo in casi eccezionali i bambini hanno accesso ad incontri uno -a- uno con psicologi e psichiatri. E ancora meno bambini possono essere seguiti nel tempo.

Gaza è stata sotto tiro da operazioni militari nel biennio 2008-2009 e di nuovo nel 2012 ma le conseguenze sono state maggiori durante l’attuale guerra in corso tra Israele e Hamas.

L’UNICEF stima che 326.000 minori a Gaza hanno bisogno di assistenza psicologica.

I bambini e gli adolescenti accolti nei centri dell’ONU possono al massimo frequentare lezioni di gruppo ma centinaia di migliaia di altri, colpiti dalla guerra, sono abbandonati a vagare senza aiuto per i quartieri devastati.

Traduzione di Francesca Tabruk