I cani sciolti della propaganda sionista

latuff-antisemitism-1I cani sciolti della propaganda sionista

di Enrico Galoppini

Se ad ogni persona sana di mente risulta ormai impossibile credere che i mezzi d’informazione dei Paesi cosiddetti “occidentali” siano “liberi” e “indipendenti”, forse qualcheduno deve ancora convincersi che vi sono dei momenti nei quali il giro di vite da parte di chi ne detiene il controllo si fa decisamente più stretto.

È quello che accade ogni volta che “Israele” si mette a macellare con gusto i palestinesi, in un’orgia di sangue che ricorda da vicino i sacrifici umani praticati nell’antichità da alcuni popoli barbari ed incivili.

Nulla deve trapelare sui “grandi” giornali e le “grandi” catene televisive, dove al massimo si vedono colonne di fumo, palazzi in macerie e qualche donna palestinese in lacrime. Divieto assoluto, invece, di mostrare i bambini spappolati o i mutilati che da un momento all’altro si trovano senza una gamba o un braccio portati ad agonizzare, come se non bastasse tutto il resto, all’interno di ospedali ben oltre i limiti del collasso.

Su queste fucine della menzogna sistematica chiamati “media”, il pubblico dev’essere intrattenuto con melense storie sul recupero del Costa Concordia, assurto a gloria nazionalpopolare di una Nazione smidollata; assuefatto dalle bagattelle parlamentari sulle cosiddette “riforme” del famoso Guitto; inzuppato come il classico biscotto nel latte nel cosiddetto “maltempo”, che poco ha a che fare coi capricci di Giove Pluvio…

Apro una parentesi: mi scuso per l’abuso della parola “cosiddetto”, ma non è colpa mia se quello che sembra non è quasi mai quello che è veramente!

E così è per tutto quello che gira intorno all’“informazione”. Ma il problema è che nell’era dell’inganno universale hanno fatto di tutto per dare l’illusione – con internet ed i “social network” – che ciascuno possa esprimere “liberamente” il proprio pensiero. Il che non è vero, come ha rilevato Russia Today proprio al riguardo dei commenti dei lettori dei media ufficiali: fino al 95% dei commenti, quando si tratta di Israele e Palestina, finisce per essere censurato.

Non m’illudo certo che in Russia non censurino nulla. Sarebbe da perfetti deficienti credere che possano esistere da qualche parte tribune assolutamente libere. D’altra parte, anche chi gestisce in proprio un piccolo sito internet opera a suo piacimento la censura che vuole, semplicemente perché ognuno a casa sua fa quello che gli pare.

In questo, i grandi mezzi d’informazione non sono diversi. Operano la censura che ritengono giusta per difendere i corposi interessi di cui sono i portavoce. E questi interessi sono sionisti al 100%.

Non esistono infatti “media occidentali” che non siano controllati in qualche modo dai sionisti. Se non è loro la proprietà, si tratta della direzione. Altrimenti sono pieni zeppi di opinionisti sionisti. O tutto insieme in una botta sola.

Sfido chiunque a provare il contrario, e la prova provata che è come dico io è che se davvero esistesse la “libertà di stampa” esisterebbero “grandi media” intenti a fornire un’altra versione dei fatti, per il semplice fatto che l’“opinione pubblica” disposta a sentire anche “l’altra campana” non è numericamente irrilevante e garantirebbe perciò un cospicuo introito pubblicitario.

Insomma, provo a ragionare come farebbe un imprenditore.

Ma qui non c’è “affare” che tenga, alla faccia anche del “libero mercato”. Deve passare solo un messaggio a metà tra l’accusatorio nei confronti dei palestinesi (che in fondo “se la cercano” sempre) e il rassicurante sulle cautele messe in opera da “Israele” per fare meno vittime possibili.

In questo clima da “guerra del bene contro il male” anche i palinsesti, sui quali bisognerebbe finalmente un giorno capire chi li decide ed in base a quale filiera di comando, diventano oltremodo manipolati.

Radio e televisioni infarciscono perciò le scalette dei loro programmi di occasioni per imbastire accuse contro i palestinesi e giustificare i “poveri israeliani”.

Per ogni programma viene studiato com’è possibile infilarci il condizionamento psicologico, dalle trasmissioni “serie” ai filmetti d’intrattenimento.

Oggi, 29 luglio, mentre a Gaza andava in fiamme l’unica centrale elettrica funzionante e le famiglie di altri sette ragazzini finivano le loro lacrime su una spiaggia insanguinata, su una emittente radio molto seguita, al termine del solito fuorviante “dibattito”, il conduttore metteva della musica: la colonna sonora de “La vita è bella”… Sì, ma per chi? Non certo per i palestinesi!

Su una rete televisiva nazionale, invece, andava in onda un filmetto ambientato nel “Far West”. E chi ti capita? Una famiglia di ebrei che celebra la festa di Hanukkah, di fronte ad una famiglia di altri “coloni” non ebrei che stavano ad ascoltare trasognati il racconto del capofamiglia intento a spiegare la storia dei malvagi siriani che tanto tempo fa ne volevano fare di cotte e di crude ai “poveri ebrei” disarmati e laboriosi, che però, aiutati dal loro “dio”, riuscirono ad aver ragione del Male assoluto annientandolo senza pietà. “Come i Cani Sciolti!”, esclama ad un certo punto un bambino lì presente. Esatto, proprio come loro, dato che i “Cani Sciolti”, nella finzione cinematografica, erano gli “indiani cattivi” che minacciavano di fare lo scalpo ai poveri, indifesi “coloni” puritani…

I Palestinesi non sono forse i Pellerossa di oggi? Quanto ai cani sciolti, se quelli che vivevano sulle loro ancestrali praterie sono stati sterminati, oggi circolano solo quelli rabbiosi delle “autorevoli” e “prestigiose” redazioni giornalistiche che a branchi, appena sentono odor di sangue, si scagliano addosso al moribondo per inferirgli il colpo di grazia.

All’“ingiustizia” patita nel passato, sempre nella messa in scena filmica, se ne aggiungeva in seguito un’altra, operata da alcuni cowboy che ad un certo punto, stufi di avere tra i piedi quella pattuglia di “coloni” ebrei che con la loro presenza avevano già mandato in rovina economica qualcuno dei loro, passano alle vie spicce rovesciandone il carrozzone e finendo quasi per accoppare il capo della loro comunità. Non è forse un esempio del pericolo dell’”antisemitismo” sul quale tutti – specialmente mentre il contatore dei morti palestinesi ha passato quota mille – dovremmo costantemente “vigilare”?

E questo è solo un piccolo saggio di che cosa sono in grado di propinare i fabbricanti di palinsesti quando si presenta un urgente bisogno di confondere le idee e bilanciare una situazione che, a livello d’immagine, rischia di precipitare per Lorsignori.

Per questo non ci si deve affatto stupire che trecentosessantacinque giorni all’anno il piatto forte di queste sbobbe che sono i programmi radiotelevisivi preveda due irrinunciabili ingredienti: l’Olocausto e l’Antisemitismo.

Di qui l’inondazione, oltre i limiti del “waterboarding”, di trasmissioni storiche dedicate al “Nazismo” e al “Fascismo”, oltre che alla Seconda guerra mondiale, che almeno era ancora una guerra, cioè tra eserciti, mentre quella che viene scatenata sulla pelle della popolazione palestinese di Gaza ha tutte le caratteristiche del massacro unilaterale, indiscriminato ed oltretutto impunito.

Fino a quando lo spesso manto della propaganda sionista riuscirà a tenere nascosto tutto ciò all’ignaro pubblico dei “media”?