“I disordini in Siria avvantaggiano Israele”

Foto da bbc.co.uk

Press Tv. Il delegato siriano presso le Nazioni Unite, Bashar al-Ja’fari, ha dichiarato che Damasco è pronta a impegnarsi nella realizzazione del progetto di pace proposto da Kofi Annan, inviato di Onu e Lega Araba in Siria, allo scopo di porre fine ai disordini nel paese.

Al-Ja’fari ha tuttavia invitato Qatar, Arabia Saudita, Turchia e nazioni occidentali a non minare il progetto in questione finanziando e dando il sostegno ai gruppi di opposizione.

Queste dichiarazioni rispondono infatti alla promessa, fatta dagli Usa e da vari paesi del Golfo Persico alleati di Washington (primi fra tutti Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti), d’inviare 100 milioni di dollari destinati a retribuire i ribelli che combattono il governo siriano e ad acquistare le loro attrezzature per la comunicazione.

A questo proposito, Press TV ha intervistato Taleb Ibrahim, esperto strategico, che ha espresso la sua opinione sull’argomento.

Il video [disponibile al link in testa all’articolo, ndr] offre anche il parere di altri due ospiti: ‘Omar Nashabi, direttore del giornale al-Akhbar, e l’analista politico Salah Takieddine.

Segue una trascrizione dell’intervista.

Press TV: Fino a che punto il governo siriano è disponibile a collaborare con Kofi Annan e far sì che questa soluzione politica funzioni? Lei crede che non si vedrà più alcuna presenza armata in nessuna delle città siriane, e quindi – fra le altre cose – che non si avanzeranno più scuse per far proseguire la guerra civile?

Ibrahim: La prima risposta è sì, nel senso che il governo siriano collaborerà il più possibile con la missione di Kofi Annan, e noi siamo davvero molto, molto interessati a far riuscire questa missione, poiché è nel nostro interesse far cessare i combattimenti in territorio siriano.

I veri nemici della Siria e dell’esercito siriano non sono quei gruppi armati, ma Israele: molto semplice.

Tuttavia, per quanto riguarda quel che dirò qui, la prego di permettermi di commentare quel che viene detto a Beirut sulla Siria. Nessuno è convinto che Stati Uniti e Gran Bretagna e Francia e Israele siano amici del popolo siriano. Al contrario, loro sono nemici del popolo siriano, nemici del mondo arabo ed islamico.

Ecco perché adesso siamo convinti fino in fondo che esista una cospirazione contro l’esercito siriano e il popolo siriano.

Il mio collega, riguardo alla Siria, parlava di libertà, democrazia, ecc. Io lo informerò su qualcosa di molto, molto importante e chiaro: negli ultimi mesi, a causa degli scontri in Siria, abbiamo perso la nostra libertà.

Un mese fa non c’erano soldati né carri armati nelle strade, quindi dove sono quelle persone? Non si tratta di dimostrazioni pacifiche. È un’enorme bugia. Ci sono gruppi armati che commettono massacri su massacri ai danni dei civili.

Era violenza settaria. Non è una rivoluzione. È solo un’operazione volta a devastare lo stato siriano con tutti i suoi simboli – l’esercito, il presidente e la bandiera; l’unica controparte che trae moltissimi vantaggi da quel che sta accadendo in Siria è Israele. Molto semplicemente, non si tratta del popolo siriano, né della Lega islamica.

Dunque, fino adesso siamo riusciti a non perdere la testa. Naturalmente collaboreremo con Kofi Annan, ma la vera domanda è: se ritireremo (e lo faremo) le nostre truppe dalle città e smetteremo di lottare, quale sarà la garanzia? Chi ci assicura che questi gruppi armati (…) smetteranno anch’essi di combattere ed uccidere il nostro popolo?

L’esercito è stato inviato nelle città per proteggere i civili, non per ucciderli. Questa è la verità, e ovviamente siamo convinti fino in fondo dell’opportunità del piano di Kofi Annan, e lo aiuteremo più che potremo, ma dall’altra parte, chi controllerà loro? Questa è la vera domanda.

Press TV: Signor Ibrahim, l’altro mio ospite, il sig. Takieddine, ha affermato che anche se arriverà una soluzione politica, la democrazia tarderà ad arrivare in Siria. Lei come risponde?

Ibrahim: Certamente la democrazia non può essere installata come un programma per il PC. La democrazia è una serie di processi, e richiede moltissimo tempo, anche se non anni: democrazia significa che il popolo sceglie i propri rappresentanti per mezzo del voto.

Tra un mese avremo le elezioni parlamentari. Perché alcuni non parteciperanno? E qui la vera domanda è: perché alcuni non vogliono un dialogo con il governo?

Democrazia vuol dire dialogo. Democrazia vuol dire evitare di combattere per non usare delle armi. È così che intendo la democrazia. Facciamo in modo di dialogare in quanto siriani, con le nostre teste, sotto il cielo della Siria, in modo da tentare di stabilire le soluzioni più adatte ai nostri problemi, visto che la soluzione in Siria è molto semplice.

Nessuna forza in questo mondo può costringerci ad applicare un qualsiasi tipo di democrazia in Siria, e abbiamo visto come costringere i popoli ad applicare la democrazia in Iraq, in Libia ecc. sia stata una catastrofe.

Ecco perché vogliamo la nostra democrazia, fatta e costruita dal nostro popolo.