
A cura del Coordinamento Lodi per la Palestina. Da qualche giorno, o meglio da quando il Comune di Lodi ha revocato la concessione della sala Granata presso la Biblioteca Laudense mandando una PEC che non contiene nessuna reale motivazione, noi del Coordinamento Lodi per la Palestina ci troviamo ad affrontare una situazione surreale, dato che la nostra richiesta era stata accolta già il 30 gennaio.
Nella stessa sala avevamo svolto la conferenza con il Presidente della Comunità Palestinese di Lombardia, molto partecipata, come apertura della mostra “HeART of Gaza”, progetto che nei mesi si è trasformato in un’iniziativa globale, capace di portare all’attenzione del mondo la realtà quotidiana dei più vulnerabili, i bambini e che trasmette le emozioni, i traumi e le loro paure, provocati da oltre quindici mesi di catastrofe sociale, umanitaria e sanitaria della Striscia di Gaza.
Il giorno 8 marzo tutto si doveva concludere con l’evento di chiusura consistente nelle relazioni del prof. Guido Veronese (psicologo esperto in traumi estremi e collettivi e docente presso l’Università di Milano Bicocca) e del Dr. Mohammad Hannoun, nato in Cisgiordania e presidente dell’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese, che avrebbe presentato una serie di progetti a sostegno delle famiglie di Gaza e un aggiornamento sull’attuale situazione sia nella Striscia che in Cisgiordania.
Perché tutta questa spiegazione? Perché è bene evidenziare che ciò che si è verificato è davvero una misera storia senza alcuna giustificazione, soprattutto considerando che le locandine dell’intera iniziativa e con specificati gli interventi delle due giornate, apertura e chiusura, erano in giro per Lodi da metà febbraio.
Un consigliere di minoranza, dopo aver strombazzato sui giornali tutte le congetture possibili sul Dr. Hannoun, ha presentato un’istanza in Consiglio Comunale dove chiedeva la revoca della concessione, disturbato anche dalla dicitura “genocidio” con il plauso di varie organizzazioni filo israeliane o sioniste d’Italia. Il Comune quindi procedeva.
Purtroppo non siamo riusciti, dato il tempo troppo breve, a trovare un posto alternativo, ma ciò non significa che rinunciamo all’evento, perché questi sono tutti mezzucci ma la realtà grave è la situazione in Palestina, i morti che ci sono stati dopo la “tregua”, gli assalti continui dei coloni, i bambini senza famiglia e di cui non si hanno le generalità certe in assenza di documenti, i malati, le donne, i prigionieri palestinesi liberati in condizioni fisiche terribili.
Questo è il nocciolo vero e noi ringraziamo il dott. Hannoun per tutta la sensibilità dimostrata, e per il suo impegno di anni. Il nostro impegno resta quello di trovare un modo per chiudere in presenza, con la gente davanti ai nostri occhi, anche a costo di restare in piedi per un paio d’ore. Se i Palestinesi riescono a celebrare l’Iftar sopra le macerie nonostante la situazione, noi possiamo stringere i denti ed andare avanti.
Chiediamoci anche da dove arrivano le informazioni sui buoni e sui cattivi: da soggetti, USA in testa, che provocano guerre, promuovono e finanziano colpi di stato, fabbricano terroristi e scelgono quali paesi bombardare a tappeto. Gli stessi che poi confezionano le liste dei “terroristi” e purtroppo qualcuno ancora ci crede.