I leader mondiali hanno riconosciuto che il conflitto israelo-libanese rischia di destabilizzare la regione, ma sono divisi nelle risposte da dare.

Ieri i tg italiani hanno parlato dell’"unanime condanna" contro gli attacchi di Hezbollah, facendo comprendere che esisteva un "fronte unito" contro il gruppo, individuato come causa dell’attuale crisi – quindi negando le attività di resistenza contro le aggressioni israeliane. Tuttavia, dal testo dell’articolo che riportiamo qui di seguito, si evince qualcosa di ben diverso: posizioni diametralmente distanti, che le pressioni statunitense, tutte orientate, come tradizione, verso Israele, vorrebbero far convergere verso la condanna di Hezbollah, Hamas, Siria, Iran e di tutto il Male…

Il "libero" (si fa per ridere!) giornalismo italiano ha fatto propria solo quest’ultima versione. Ma che bell’esempio di informazione!

Da www.aljazeera.net

I  leader di Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia e Giappone si sono riuniti a San Pietroburgo, ieri, al summit del G8, hanno tutti sottolineato la gravità della situazione.

  

Ma mentre George Bush, il presidente Usa ha puntato il dito di accusa contro Hezbollah per il lancio di missili che hanno colpito Israele e per la cattura dei militari, la controparte russa, Vladimir Putin, ha richiamato Israele.

 

Hezbollah dovrebbe deporre le armi e porre termine agli attacchi, ha detto Bush, chiedendo alla Siria di far pressioni affinché ciò avvenga.

 

Riferendosi a Israele, Putin ha detto che il "ricorso alla violenza deve essere bilanciato, e deve essere fermato il prima possibile".

 

Stephen Hadley, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha parlato dei danni portati dall’allargamento del conflitto.

 

Sergei Ivanov, il ministro della Difesa russo, si è spinto più in là e ha parlato di "reale minaccia".

 

"Forza sproporzionata".

 

L’Unione Europea, come la Russia, hanno descritto l’uso israeliano della forza come "sproporzionato".

Il portavoce del presidente francese Jacques Chirac ha affermato che i leader del G8 non dovrebbere di essere messi da parte ma dovrebbero formare un fronte unito, "una mobilitazione di tutti noi intorno a questo obiettivo della de-escalation".

 

Tony Blair, il primo ministro britannico, era d’accordo. Il suo portavoce ha fatto sapere che "non dovrebbe essere una ‘vetrina’ dei discorsi, dovrebbe dar vita a un programa per risolvere la crisi".

 

Hadley ha affermato che Washington sperava di persuadere il suo partner del G8 ad accordarsi su un comunicato di condanna di Hezbollah, Hamas, Iran e Siria per le violenze.

 

La bozza Usa spinge a riconoscere Hezbollah come "la causa del problema", ha spiegato Hadley, e ha anche citato il gruppo palestinese Hamas così come l’Iran e la Siria come suoi sostenitori.

 

"Penso che uscirà un documento congiunto", ha detto ai reporter Hadley.

 

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