I media sottoposti al dominio israeliano stanno perdendo ascolti

PressTv. Come disse Noam Chomsky, il compito dei media è quello di “creare consenso”. Lo si può ben vedere, ad esempio, nel loro costante tentativo di provocare il plauso del pubblico a comando, proprio allo stesso modo in cui Pavlov, ad un suo cenno, riusciva a far produrre saliva ai suoi cani.

Coloro che gestiscono i media fanno uso di applausi e risa “artificiali” fin dai primi anni cinquanta, quando furono inventati dall’ingegnere Charles “Charley” Douglass. Ogniqualvolta l’altoparlante del Grande Fratello fallisce nell’ottenere il plauso o la risata voluti, ecco che un tecnico ne inserisce di artificiali nella banda sonora, con l’obiettivo di coinvolgere il pubblico a seguirne lo stimolo (i responsabili dei media sono infatti ben consci del fatto che le persone tendono ad applaudire o ridere quando altri lo fanno).

Dall’undici settembre il sistema dei mezzi di comunicazione di massa occidentali, sotto la direzione sionista, hanno prodotto consenso per la guerra anti-islamica, la distruzione delle libertà costituzionali, e la graduale transizione verso società soggette ad un controllo ed una sorveglianza totali. Il loro obiettivo è fare in modo che applaudiamo la guerra, la schiavitù aborrendo la verità.

Sfortunatamente per coloro che gestiscono tale macchina mediatica, la gente è sempre più propensa al plauso della verità, della pace e della resistenza al sionismo. I responsabili di tale propaganda ormai non agiscono più come il branco di cani di Pavlov, i loro ascolti stanno scemando.

Si consideri quanto avvenuto in occasione della convention democratica americana i leader del partito hanno invocato l’indizione di un voto per alzata di mano al fine di rettificare il piano di riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato d’Israele. Normalmente, votazioni simili rappresentano solamente degli esercizi pro-forma. Tuttavia, è significativo notare come, in uno dei periodi più delicati della storia politica statunitense, i delegati della convention si siano ribellati agli schemi ideologici dei media, segnalando con forza la loro opposizione al sionismo. Il presidente della convention, non credendo alle proprie orecchie, decise di indire una seconda votazione e poi addirittura una terza, ottenendo sempre il medesimo risultato. Quando alla fine si risolse a dichiarare “approvata” la votazione, fu chiaro a tutti che si trattava di un momento storico della storia americana, in cui il popolo statunitense si è erto compatto in opposizione all’ideologia sionista.

Tale avvenimento rappresenta solo una delle numerose manifestazioni tramite cui i popoli mostrano di volersi discostare dalle posizioni di chi tiene le redini del sistema mediatico.

Un altro quadro significativo: il massiccio sostegno alla verità sull’undici settembre di Jesse Ventura, dopo il suo intervento al programma televisivo di Pierre Morgan, trasmesso dalla CNN. Il conduttore, con un sorriso sardonico, accusò l’ex governatore del Minnesota, nonché potenziale candidato alla presidenza 2016, di essere il responsabile della circolazione delle voci secondo cui l’attacco terroristico sarebbe stato solo una montatura finalizzata a giustificare l’inizio di una guerra. Ventura si voltò verso il pubblico in studio e chiese: “Quanti di voi pensano che io stia dicendo fesserie?” Solo una persona rispose. “Quanti pensano stia esponendo idee sensate?”, il pubblico acclamò in massa.

Per più di un decennio, la macchina mediatica ha lavorato alacremente al fine di convincere il proprio pubblico che chiunque metta in dubbio la “storia ufficiale” dell’undici settembre è un folle. Lo dico per esperienza personale. Nel 2006 Hannity e Colmes mi invitarono al Fox News Show per espormi alla pubblica gogna dimostrando quanto fossi “svitato”.  Bill O’Reilly, in quell’occasione, mi incalzò incessantemente con le sue accuse, invocando addirittura un mio assassinio. Tuttavia, i loro insulti non sortirono alcun effetto ed il pubblico continua inesorabilmente a scostarsi dalla versione ufficiale sui fatti dell’undici settembre.

Come ha detto l’ex consigliere per l’economia di Reagan, “la verità sta in quello che la gente sta dicendo”.

Come dissi a Sean Hannity, ripreso poi dallo stesso Ventura nella sua replica a Morgan: “voi ormai siete in minoranza!”.

In ogni caso, la ribellione dell’opinione pubblica alla “verità ufficiale” non è circoscritta alla sola nazione statunitense, rappresenta bensì un fenomeno mondiale.

Si consideri ad esempio l’accoglienza riservata al presidente iraniano Ahmadinejad al suo arrivo alle Nazioni Unite. Se ci basassimo sui media filo-sionisti, penseremmo che ogniqualvolta il presidente d’Iran espone il suo pensiero, tutti se ne vadano indignati. La realtà, invece, è esattamente l’opposto.

In passato, quando Ahmadinejad esponeva la verità alle Nazioni Unite, i delegati di Stati Uniti, Israele ed altre nazioni avevano l’abitudine di abbandonare l’aula. I restanti, sempre più di un centinaio e quindi la maggioranza, erano invece usi applaudire l’intervento del presidente iraniano ed il suo sostegno alla verità vera sull’unici settembre e alla tutela del diritto alla giustizia su scala planetaria.

Martedì scorso, però, quando Ahmadinejad, durante il suo intervento alle Nazioni Unite, ha parlato dello Yom Kippur è successo qualcosa di sorprendente. Il delegato israeliano, come sempre, s’è alzato indignato ed è uscito dall’aula, mentre quello statunitense non l’ha fatto!

Secondo quanto riportato da Fox News, quando il presidente della Repubblica Islamica ha raggiunto il podio per esporre il suo intervento sul ruolo della legge, il rappresentante israeliano Ron Prosor ha abbandonato l’assemblea, mentre i delegati americani hanno deciso di rimanere. Il video della Raw conferma tale rapporto, mostrando come i delegati di Washington siano rimasti in aula fino alla fine del discorso di Ahmadinejad. Ancora una volta, la fine del discorso del presidente iraniano è stato salutato dall’ovazione della maggioranza dei presenti in sala.

L’agenzia di stampa Reuters, posseduta dalla famiglia criminale Rotschild (fondatrice e dominatrice di Israele), ha manifestato un atteggiamento piuttosto inquieto nel riportare: “A New York, il provocatore-Ahmadinejad afferma: ‘Israele verrà eliminato’”.

Sfortunatamente per i Rotschild, l’opinione del presidente iraniano non è una sua esclusiva assoluta. La CIA, in un rapporto, sostiene che lo stato d’Israele sia già condannato e la sua scomparsa entro i prossimi dieci anni è stata recentemente preannunciata persino da Henry Kissinger. Nessuna manipolazione mediatica, nessun effetto speciale hollywoodiano è ormai più in grado di spingere l’opinione pubblica americana a sostenere il punto di vista di Tel Aviv.

Il mondo in generale si sta ribellando ai lavaggi del cervello dei mezzi di comunicazione di massa. Il consenso sempre più vasto riservato all’Iran in seno al consiglio dei Peasi Non-Allineati ed i sondaggi mostrano come persino gli Europei sono ormai convinti che sia proprio Israele a rappresentare la principale minaccia alla pace nella regione. Ciò conduce ad un’ovvia conclusione: i media sionisti hanno fallito nel “creare il consenso” per l’invasione della Palestina, la sua occupazione ed epurazione etnica.

Sostenendo sempre più disperatamente e cocciutamente la grande menzogna sull’undici settembre, i media sionisti  si sono in sostanza scavati la fossa. Una serie di sondaggi svolti dalla Gallup mostrano come la credibilità dei media sia in costante declino in seno all’opinione pubblica statunitense. Dai risultati di tali ricerche si evince che “oggigiorno il 60% degli Americani non crede che i media riportino le notizie in modo completo, accurato ed imparziale”. Solamente il 16% è convinto che i mezzi di comunicazione abbiano riportato la verità sui fatti dell’undici settembre.

Il New York Times, vero e proprio caposaldo dell’ideologia sionista negli Stati Uniti, ha recentemente messo in vendita 21 dei piani del palazzo in cui ha sede, in un disperato tentativo di evitare la bancarotta che peraltro rappresenta ormai una realtà assodata per un numero sempre maggiore di agenzie ed imprese che sono da anni al servizio di Israele, tra cui Press Tv, Veterans Today, American Freedom Radio, What Really Happened, Citizens for Legittimate Government.

Gli storici del futuro, riferendosi a questo bizzarro momento storico, si chiederanno: “Quando precisamente la vox populi mondiale ha deciso di schierarsi contro l’agenda sionista imperialista, nata con le menzogne sugli attentati newyorkesi?”

Tali storici faranno bene dunque a considerare soprattutto tre avvenimenti: la ribellione anti-sionista dei delegati alla convention democratica, il plauso del pubblico alle dichiarazioni di Jesse Ventura trasmesse dalla CNN e l’ovazione riservata dall’assemblea delle Nazioni Unite (Israele escluso) al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ed alla sua esposizione della verità sull’undici settembre.