I musulmani salafiti egiziani si spaccano sull’appoggio a Sisi

Ma’an. Quando il comandante dell’esercito egiziano ‘Abdel Fattah as-Sisi annunciò in un discorso televisivo il rovesciamento del presidente islamista Mohamed Morsi, un partito ultraconservatore salafita si schierò ufficialmente al suo fianco, diventandone un improbabile alleato.
Quasi 11 mesi più tardi, Sisi, sul punto di vincere le elezioni presidenziali tra le repressioni contro gli islamisti che hanno causato almeno 1400 vittime, ha al suo fianco il partito salafita an-Nour.
L’appoggio di an-Nour, il cui segretario generale Galal al-Morra è apparso in programmi televisivi plateali nel luglio scorso, è valso al gruppo stesso la sopravvivenza, ma la sua base ha subito una frantumazione.
Tra i 700 manifestanti che si stimano siano stati uccisi il 14 agosto, quando la polizia attaccò un assembramento pro-Morsi al Cairo, molti erano salafiti.
I leader dei salfiti egiziani – aderenti a una corrente puritana dell’Islam – hanno una storia di obbedienza agli uomini forti.
I loro oppositori, tra cui i Fratelli Musulmani, li considerano dei meri opportunisti.
Ma i leader salafiti sostengono che il loro pragmatismo aiuta ad evitare tumulti e spargimento di sangue, e serve al loro fine, che consiste in una società che accetta il diritto islamico.
«Abbiamo una visione a lungo termine» ha dichiarato un portavoce del partito an-Nour, Nader Bakkar.
Il partito si è formato nel 2011, mesi dopo che una rivolta aveva rovesciato Hosni Mubarak, rivolta che i maggiori ecclesiastici salfiti salutarono con prudenza.
Nelle elezioni parlamentari del 2011 an-Nour vinse il secondo più ampio numero di seggi dopo i più politicamente esperti Fratelli Musulmani, e fecero pressioni per un maggior peso del diritto islamico nella nuova costituzione.
«Siamo per la realizzazione del diritto islamico, ma non per uno Stato dentro lo Stato», disse Bakkar riferendosi alla Fratellanza di Mosri, rimossa dal potere in seguito alle proteste di massa contro Morsi.
«Siamo per un sistema parlamentare, non per un presidente che monopolizza tutte le forze», egli aggiunse.
Il partito affronta ora la prospettiva di un presidente ex-militare in pensione che sostiene di essere pio ma anche di voler lasciare la religione fuori dalla politica.
Dalla nuova costituzione approvata con un referendum lo scorso gennaio sono stati eliminati molti dei termini di ispirazione islamista adottati sotto Morsi e in parte abbozzati dai salafiti.
Bakkar sostiene che il suo partito appoggerà Sisi alle elezioni del 26 e 27 maggio in quanto egli è l’uomo migliore per ristabilire la «stabilità» e per combattere il «terrorismo», riferendosi agli attacchi di militanti che hanno ucciso centinaia di impiegati per la sicurezza.
La decisione ha causato una drastica riduzione dell’appoggio di molti islamisti alle elezioni parlamentari previste per la seconda parte dell’anno.
Sisi o il «caos»
Mohammed, un salafita 37enne che gestisce una farmacia al Cairo, accusa il gruppo di «sacrificare la religione alla politica».
«I leader di an-Nour hanno scelto il pragmatismo… Sanno che il maresciallo superiore Sisi vincerà, e preferiscono stare dalla parte dei vincitori», egli ha dichiarato.
«Hanno semplicemente paura che succeda loro ciò che è successo ai Fratelli musulmani».
La maggior parte dei leader della Fratellanza, compreso Morsi, è stata arrestata e processata.
‘Omar Ashur, un esperto di Medio Oriente dell’Università inglese di Exeter, considera la posizione di an-Nour un misto di opportunismo politico e di ideologia.
I clericali ufficiali salafiti «sono per l’appoggio ai governanti, indipendentemente dal loro essere oppressivi o democratici, in quanto l’unica alternativa sarebbe il caos», ha detto Ashour.
Mohammed è impressionato, e dice che boicotterà le elezioni.
«Molti dei miei amici li considerano traditori che collaborano con le forze di sicurezza», egli ha aggiunto, sostenendo che molti membri hanno lasciato il partito.
Ma secondo Bakkar tali defezioni sono state «esagerazioni dei media e propaganda».
«Diversamente dai Fratelli musulmani, una specie di organizzazione militare in cui non c’è spazio per le divergenze, la corrente salafita è variegata, e Nour non rappresenta tutti i salafiti», ha aggiunto Bakkar.
Quella salafita è una scuola di pensiero diffusa, che va dai clericali pro-monarchia dell’Arabia Saudita ai leader di al-Qa’eda che considerano alcuni regimi arabi non islamici.
Essi condividono credenze teologiche che li pongono su posizioni separate da quelle di altri musulmani tradizionali, come l’interpretazione letterale dei versi del Corano che descrivono Dio, ma non condividono una posizione politica.
Essi hanno preso il nome dai Salafi, i pii antenati, le prime tre generazioni di musulmani che avrebbero praticato una forma di Islam puro, che si è poi corrotto.
Traduzione di Stefano Di Felice