I normalizzatori sanno o si preoccupano dei crimini di Israele contro i palestinesi?

MEMO. Di Motasem A Dalloul. Alcuni giornalisti degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrain hanno visitato Israele ed elogiato lo stato di occupazione e il suo popolo. Esprimendo la loro ammirazione, hanno affermato che gli israeliani sono pacifici e insegnano la pace ai loro figli sin dalla tenera età.

Hanno visitato Tel Aviv con la loro responsabile del ministero degli Esteri, Lorena Khateeb, e apparentemente hanno apprezzato le “belle” spiagge. Sono anche andati sulle alture siriane di Golan occupate con il portavoce delle forze di difesa israeliane, Avichai Adree, e hanno detto di essere orgogliosi che Hezbollah del Libano, definito come loro nemico, sia stato attaccato da Israele.

Il capo della delegazione era Amjad Taha, il quale ha recentemente ottenuto la cittadinanza del Bahrein, ha affermato che c’è una grande “coesistenza” tra ebrei israeliani, arabi e altri.
Majed Al-Sarrah, degli Emirati Arabi, ha guardato gli israeliani, in un parco di Tel Aviv, e ha detto: “Questo è un esempio vivente di convivenza”. I bambini israeliani, ha continuato, sono stati accolti con “amore, sorrisi e pace”.

“Quando parliamo di pace, sono le persone per le persone…”, ha spiegato il presidente Reuven Rivlin, quando sono andati a casa sua. “Guardiamo al futuro perché tu possa essere il ponte per portare molta comprensione tra tutte le persone nella regione. È un vero piacere”.

Masha’el Al-Shammari, una giovane bahreinita che definisce se stessa un’attivista culturale, ha dichiarato di essere rimasta sorpresa dalla “varietà culturale” ad Israele e dalla “massiccia quantità di pace” tra la sua gente. “Piantano la pace nei loro figli”, ha aggiunto. “Eravamo malinformati su Israele”, ha raccontato a Makan TV. “Ci era stato insegnato che [gli israeliani] ci odiavano, tuttavia, quando hanno saputo che provenivamo da paesi islamici arabi del Bahrein e degli Emirati Arabi Uniti, ci hanno accolto con favore”.

Due mesi fa, in un workshop online con dei giornalisti israeliani, il capo della Società dei giornalisti degli Emirati Arabi Uniti, Mohammad Al-Hammadi, ha dichiarato: “Dobbiamo cambiare l’immagine stereotipata nella mente degli arabi secondo cui Israele uccide i palestinesi. Questa immagine è stata riflessa specificamente da Al Jazeera”. La recente delegazione sembra essere parte di quel cambiamento. Non è stato un caso, ovviamente, che Al Jazeera del Qatar sia stato nominato in modo specifico, dato che dal 2017 gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e il Bahrein hanno assediato lo stato confinante.

Tra questa normalizzazione e il mascheramento da parte dei media arabi delle violenze dei diritti umani da parte di Israele, la realtà viene ignorata. Sono palestinese, certo, quindi per evitare accuse di parzialità, guardiamo a ciò che dicono gli altri sul trattamento da parte di Israele del popolo palestinese.

Avi Shlaim è un professore israeliano-britannico di relazioni internazionali all’Università di Oxford. La scorsa settimana su Channel 4 News britannico, ha detto molto chiaramente che Israele era responsabile dello sfollamento e della deportazione dei palestinesi nel 1948.
Non è il solo. Il libro del 2006 dello storico israeliano Ilan Pappé, The Ethnic Cleansing of Palestine, descrive in dettaglio i crimini commessi contro i palestinesi quando Israele fu creato nella loro terra. Infatti, la pulizia etnica è in corso da allora. Ignoranti normalizzatori come questi giornalisti degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein mentono.

Loro affermano che Israele ha a che fare con la “convivenza”, mentre venerdì Lee Yaron ha scritto riguardo ai figli degli stranieri e dei lavoratori che sono separati dagli altri bambini nelle scuole israeliane:
“Un’indagine di Haaretz ha scoperto che la municipalità di Tel Aviv-Jaffa sta mandando centinaia di bambini di richiedenti asilo e lavoratori migranti in scuole designate solo per loro, in cui non ci sono bambini israeliani”, ha detto.

Il problema non riguarda solo tale separazione, ma anche gli standard di istruzione inferiori. “Anche gli standard educativi sono spesso diversi”, ha osservato. In effetti, “Nahum”, figlio di un richiedente asilo, è stato accettato per entrare in una scuola per bambini israeliani ma poi è stato rifiutato, e si trova “ora in terza elementare [e] ancora non sa leggere e scrivere”. Mentre i funzionari israeliani negano tale segregazione, Yaron ha scoperto che “i dati ufficiali del comune [di Tel Aviv], riportati qui per la prima volta, dipingono un quadro chiaro: 2.228 su 2.433 bambini di richiedenti asilo e migranti (91,5 per cento) nelle scuole elementari frequentano scuole che sono solo per stranieri”.

Nel suo editoriale sullo stesso tema, Haaretz ha chiesto: “Perché Tel Aviv, pluralista e liberale, segrega i bambini stranieri a scuola?” Ciò riflette lo shock che il tipo di segregazione visto in altre città israeliane come Petah Tikva, Eilat e Netanya, sta avvenendo anche nella Tel Aviv “illuminata, pluralista e liberale”. Nella società israeliana la discriminazione è diffusa e sancita dalla legge. È particolarmente visibile nell’istruzione, nella sanità, nella magistratura e negli alloggi.

Secondo l’America’s Human Rights Watch, la legge ebraica sullo Stato-nazione, adottata da Israele nel 2018, “rende una priorità nazionale costruire case per gli ebrei ma non per gli altri, e revoca lo status dell’arabo come lingua ufficiale di Israele”. Nello stesso rapporto, ha affermato che l’occupazione israeliana “ha approvato [nel 2019] piani per 5.995 unità abitative negli insediamenti della Cisgiordania, esclusa Gerusalemme Est, rispetto ai 5.618 di tutto il 2018”. Nel frattempo, “ha distrutto 504 case palestinesi e altre strutture nel 2019, a partire dall’11 novembre al 16 settembre… Le demolizioni hanno sfollato 642 persone, più del numero totale di sfollate nel 2018 (472)”.

Lo stesso rapporto ha segnalato che il governo israeliano “ha continuato ad imporre restrizioni severe e discriminatorie nei confronti dei diritti umani dei palestinesi; limitare il movimento di persone e merci dentro e fuori la Striscia di Gaza; e facilitare il trasferimento di cittadini israeliani negli insediamenti occupati in Cisgiordania, una pratica illegale ai sensi del diritto internazionale umanitario”.

Inoltre, “le forze israeliane stanziate sul lato israeliano delle recinzioni, che separano Gaza e Israele, hanno continuato a sparare proiettili letali contro i manifestanti all’interno di Gaza, nonostante non rappresentassero una minaccia imminente per la vita, in seguito agli ordini di aprire il fuoco da parte di alti funzionari, che violano gli standard internazionali sui diritti umani. HRW ha citato fonti informate riguardo alle proteste del 2019, durante le quali le forze israeliane hanno ucciso 34 palestinesi e ferito 1.883 con veri proiettili.
A ciò si devono aggiungere le migliaia di palestinesi uccisi da Israele tra il 2008 e il 2014 durante le offensive militari dello stato di occupazione. Altre migliaia hanno lesioni molto gravi e decine di migliaia di case sono state distrutte.

Altre organizzazioni come Amnesty International e la stessa B’Tselem di Israele hanno documentato le violazioni israeliane contro i palestinesi.
Eppure questi sciocchi degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein credono che l’occupazione israeliana sia una benedizione e che i palestinesi siano bestie. Sono ciechi oltre che stupidi?

Ovviamente, dire bugie per mascherare le violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani è ora una politica ufficiale del governo negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e, presumibilmente, degli altri recenti normalizzatori ovvero Sudan e Marocco.
Le loro affermazioni, secondo cui la normalizzazione ha fermato le violazioni israeliane, sono completamente false. Tali “giornalisti” e “attivisti” non fanno alcun favore, né a se stessi né alla loro gente, vendendo le loro bugie.
Questi bugiardi senza scrupoli conoscono o addirittura si preoccupano dei crimini di Israele?

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale del Middle East Monitor.

(Foto di Mustafa Hassona – Anadolu Agency).

Traduzione per InfoPal di Silvia Scandolari