Istanbul-Quds Press. Nella dichiarazione conclusiva della sua seconda sessione tenutasi a Istanbul, la Conferenza popolare dei palestinesi all’estero domenica ha proposto “la creazione di un fronte nazionale unito composto da forze, fazioni e personalità palestinesi” con l’obiettivo di organizzare la “battaglia per la liberazione e per il ritorno in contrasto all’occupazione sionista”.
Nella dichiarazione finale, dopo la seconda sessione della Conferenza svoltasi nell’arco di due giorni a Istanbul, in Turchia, viene spiegato che questo fronte è finalizzato a “consolidare la responsabilità nazionale per continuare il percorso in difesa del nostro popolo e dei temi costanti della nostra causa, e a diventare un passo importante sulla strada per unire il popolo palestinese in patria e all’estero”.
La conferenza ha rinnovato il suo impegno rispetto alla dichiarazione fondativa emessa durante la sua prima sessione generale, considerandola il proprio riferimento nella definizione delle politiche e delle pratiche, sottolineando l’impegno di tutte le parti per “le lotte essenziali del nostro popolo, la cui base è la liberazione dell’intero territorio della Palestina, la restaurazione di Gerusalemme e il ritorno dei profughi nella loro terra e nelle case da cui sono stati espulsi”.
La Conferenza ha ritenuto che l’operazione denominata “spada di Gerusalemme”, avvenuta nel maggio 2021, “avesse dato vita a una strategia superiore per resistere all’occupazione e all’insediamento forzato, come ai piani per ebraicizzare Gerusalemme, di fronte alle sfide che rischiavano di liquidare la causa palestinese: dai disastrosi accordi di Oslo fino alla bozza dell’accordo del secolo, un’unica umiliante corsa verso la normalizzazione dei rapporti con il nemico sionista”.
La Conferenza popolare dei palestinesi all’estero ha chiesto di “rinnovare e rafforzare il ruolo degli esuli palestinesi, sostenendo il nostro popolo in patria nell’affrontare l’occupazione e i suoi abusi” ed “estendere la mobilitazione, le attività e i programmi dei palestinesi all’estero per affrontare l’entità sionista e i suoi piani di normalizzazione e infiltrazione”.
Ha confermato il proprio sostegno a “tutte le iniziative che servono l’interesse palestinese, al fine di realizzare una collaborazione con i connazionali in patria, e di condividere gli oneri della responsabilità nazionale, sottolineando il legame della lotta in patria e all’estero, lavorando insieme con spirito fraterno e volenteroso per affrontare l’occupazione”.
Nella dichiarazione finale si sottolinea la necessità di “lavorare per contribuire al dialogo in relazione alle questioni della rappresentanza politica ed elettorale, dei ruoli, dei quadri e delle procedure pratiche, attraverso il confronto e la cooperazione con tutte le forze presenti e le varie personalità attive nelle lotte essenziali della causa palestinese”.
È stata sottolineata l’importanza di “sforzarsi per formare e organizzare la maggior parte dell’opinione pubblica palestinese, araba, islamica e internazionale, per sostenere le politiche di boicottaggio e contro la normalizzazione dei rapporti con l’entità sionista a causa della sua palese natura razzista”.
La conferenza ha criticato “la decisione presidenziale emessa di recente a Ramallah di ridurre al minimo l’OLP, emarginandone ulteriormente il ruolo e la posizione, peggiorando così la divisione e le differenze nell’arena politica palestinese, che pone le autorità di Ramallah in netto contrasto con tutta la Palestina, considerando gli atti di questo importante organismo politico come parte integrante delle istituzioni politiche derivanti dall’auto-determinazione”.
È stato dichiarato che la Conferenza “sostiene Gerusalemme e incoraggia la fermezza del suo popolo, stando al fianco dei nostri eroici prigionieri e del loro diritto alla libertà, e inoltre incoraggia la rottura dell’ingiusto assedio alla Striscia di Gaza”.
La conferenza ha sottolineato “le crescenti opportunità di intensificare la lotta palestinese, avanzando sulla via della liberazione e del ritorno, per raggiungere i nostri obiettivi e i nostri diritti nazionali”, osservando che “l’occupazione sta attraversando un’impasse politica interna ed esterna, e sta anche affrontando importanti contraddizioni ed eventi frutto della propria disgregazione sociale e politica”.
È interessante notare che i lavori della seconda sessione della conferenza si sono aperti sabato all’insegna dello slogan “Gerusalemme è il nostro appuntamento”, con la partecipazione di centinaia di palestinesi provenienti da circa 50 paesi del mondo.
Traduzione per InfoPal di F.B.