I Palestinesi sventolano per la prima volta la loro bandiera all’Onu

349297CNazioni Unite-AFP. Mercoledì i palestinesi hanno innalzato la loro bandiera alle Nazioni Unite, durante quello che il presidente Mahmoud Abbas definisce un “faro di speranza” in un periodo di crescente demoralizzazione per il raggiungimento di uno stato indipendente.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il presidente Mahmoud Abbas hanno presieduto la cerimonia di 15 minuti nel Rose Garden. Di seguito il leader palestinese si è rivolto all’Assemblea generale.

Abbas, 80 anni, lo ha descritto “il nostro momento di speranza” in un editoriale pubblicato da The Huffington Post alla vigilia della cerimonia.

Sono stati invitati centinaia di leader mondiali.

L’Assemblea generale ha votato lo scorso 10 settembre per consentire alla bandiera della Palestina e a quella del Vaticano – entrambi hanno lo status di osservatori – di sventolare accanto a quelle degli altri membri.

La risoluzione ha riscosso voti a favore da 119 paesi, con 45 astensioni e 8 voti contrari, tra cui Australia, Israele e Stati Uniti.

All’Huffington Post, Abbas ha esortato la comunità internazionale, con urgenza, a “cogliere l’impeto” dell’alzabandiera e fornire un chiaro piano per porre fine all’occupazione israeliana, sostenere i diritti dell’uomo e ottenere giustizia.

“È tempo, finalmente, di realizzare l’indipendenza dello Stato della Palestina, risolvendo in maniera pacifica il conflitto israelo-palestinese”, ha scritto.

Abbas ha invocato un processo di pace multilaterale, come nei Balcani, aggiungendo che i palestinesi non possono negoziare direttamente con Israele che “mostra un atteggiamento di  disprezzo per i diritti e l’esistenza del nostro popolo.”

Tensioni in aumento

Gli scontri delle ultime settimane tra polizia israeliana e palestinesi, in un’area sensibile come la moschea al-Aqsa di Gerusalemme, hanno riacceso le tensioni e spinto Abbas a preannunciare il rischio di una nuova intifada, o rivolta.

Nel frattempo, si continuano a fare congetture riguardo le probabilità che il suo ritiro sia imminente o se intenda prendere la drastica decisione di smantellare l’Autorità palestinese per ridare nuova linfa alla creazione di uno Stato.

Un sondaggio recente ha rivelato che i palestinesi sono sempre più esasperati per la sua leadership e per il governo di destra di Israele.

La maggioranza è a favore di un ritorno alla rivolta armata in assenza di colloqui di pace, mentre i due terzi vogliono le dimissioni di Abbas.

“Abbas dirà a tutti che la situazione attuale non è più sostenibile, e che l’Autorità ha autorità soltanto di nome, mentre Israele sta distruggendo ogni possibilità di una soluzione dei due Stati”, ha riferito un funzionario palestinese all’AFP all’inizio di questa settimana, rifiutandosi di fornire maggiori dettagli.

Durante la fase preparatoria del discorso, alcune indiscrezioni hanno riportato che Abbas avrebbe sfruttato l’occasione per rilasciare una notizia “bomba”.

Le ipotesi  riguardo la natura di questa notizia suggeriscono il ritiro assoluto dagli Accordi di Oslo degli anni ‘90, oppure la dissoluzione dell’Autorità Palestinese, frutto di tali accordi.

Se da un lato un annuncio di questo tipo potrebbe avere un impatto significativo, dall’altro la domanda di molti analisti è se Abbas lo porterà davvero a compimento.

Mercoledì, inoltre,  il Capo delle Nazioni Unite presedierà i colloqui con il Quartetto diplomatico alla ricerca di una soluzione politica del conflitto.

Il processo di pace è in una fase di stasi dal fallimento dell’ultimo sforzo diplomatico degli Stati Uniti ad aprile dello scorso anno.

In cambio, Egitto, Giordania, Arabia Saudita e Lega Araba sono stati invitati alla riunione, assieme ai ministri degli Esteri di Russia, Stati Uniti, e all’Alto commissario per la politica estera dell’UE Federica Morgherini.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si rivolgerà alle Nazioni Unite questo giovedì e indirizzerà un appello ai palestinesi per fermare “l’incitamento alla violenza”.

Traduzione di Mariangela Cascone