I pericoli non dissuadono i bambini dal lavorare nelle discariche di Gaza

Palestinian youths collect plastic and iron from a landfill in Beit Lahia in the northern Gaza Strip, on January 17, 2022. Photo by Ashraf Amra

 The Electronic Intifada. Di Ola Mousa. (Da Zeitun.info). Ogni giorno i bambini rovistano nella discarica di Deir al-Balah.

Fra loro c’è Fadi, 11 anni. Va alla discarica nel centro di Gaza ogni giorno, dopo la scuola.

“Non abbiamo scelta”, dice Mustafa, suo padre, che lo accompagna per cercare materiali che si possano recuperare e vendere agli impianti di riciclaggio. “Se non lo facessimo, moriremmo di fame”.

Mustafa è un meccanico, ma è disoccupato da sette anni. Entrambi si sono feriti mentre lavoravano alla discarica.

I pericoli di questo lavoro sono risultati evidenti all’inizio di quest’anno.

A gennaio, Osama al-Sirsik, 14 anni, è morto in una discarica a Johr al-Deek, a sud di Gaza City.

Osama ci era andato a lavorare con suo padre, Arafat. Insieme avrebbero raccolto plastica e metalli, particolarmente rame e alluminio, qualsiasi cosa che potessero vendere.

“Dobbiamo guadagnarci da vivere”.

“Era una giornata fredda e piovosa”, dice Arafat. “Ma il brutto tempo non ci ha fermati. Dovevamo guadagnarci da vivere”.

Erano alla discarica da circa due ore quando Arafat si è reso conto che Osama non c’era più. Arafat all’inizio ha pensato che il figlio fosse stato attaccato dai cani.

Il corpo di Osama è stato trovato dopo una lunga ricerca ed è stato accertato che era morto per asfissia traumatica.

Arafat conta sui suoi miseri guadagni derivanti dalla raccolta di materiali riciclabili per sfamare la famiglia. Negli ultimi quattro anni non ha avuto altra fonte di guadagno.

Osama era il più grande dei suoi cinque figli.

La morte del ragazzino ha spinto il comune di Gaza a vietare l’accesso alla discarica ai non addetti ai lavori. Il divieto è stato contestato da varie persone la cui vita dipende dalla raccolta di rifiuti riutilizzabili o riciclabili.

Secondo Marwan al-Ghoul, un impiegato del comune, quasi tutti quelli che raccolgono materiali nella discarica non sono a conoscenza di quanto il loro lavoro possa essere pericoloso.

“Stanno solo cercando di sbarcare il lunario”, dice. “Stiamo cercando di trovare urgentemente una soluzione, specialmente perché il lavoro minorile è in aumento”.

Lavorare o morire di fame.

Omar, padre di sette figli, si è rifiutato di smettere di raccogliere rifiuti nella discarica. Due dei suoi figli, di 18 e 10 anni, lavorano con lui.

“Qualche volta non riesco a dare abbastanza da mangiare alla mia famiglia”, afferma.

Omar, un fabbro, è disoccupato da lungo tempo. Con la raccolta di scarti guadagna solo una piccola somma, fino a 9 dollari al giorno.

“Quando ho cominciato a fare questo lavoro mi vergognavo”, racconta. “Adesso non più. Nessuno può impedirmelo. Le autorità vogliono farci smettere, ma io e molti altri continueremo. Non vorrei farlo, ma non voglio neanche che i miei bambini muoiano di fame.”

Secondo gli ultimi dati disponibili il Palestinian Central Bureau of Statistics [Ufficio centrale palestinese di statistica] ipotizza che meno dell’uno per cento dei minori di Gaza tra i 10 e i 17 anni faccia un lavoro, retribuito o non retribuito.

Ciononostante il ministero dello Sviluppo Sociale di Gaza crede che il lavoro minorile sia in aumento.

All’inizio dell’anno il ministero ha svolto un’indagine in varie parti di Gaza tra 10.000 famiglie con un reddito inferiore ai 250 dollari.

Secondo l’indagine, fino ad ora inedita, il 60% dei genitori che hanno risposto accetterebbe che i propri figli lavorino, ma solo come ultima risorsa.

“Il lavoro minorile a Gaza è conseguenza della povertà, del blocco israeliano e della disoccupazione,” dice Iman Omar, un assistente sociale del ministero. “La maggioranza dei minori che lavorano va comunque a scuola. Lavorano nelle discariche con i padri o i fratelli o vendono materiali”.

Ogni giorno Sharif, 9 anni, raccoglie plastica, lattine vuote e altri metalli per le strade di Gaza. Lavora lui per mantenere la famiglia dato che suo padre è morto,

“E voglio risparmiare abbastanza per comprarmi un telefonino,” racconta. “Tutti i miei compagni di scuola ne hanno uno e guardano soap e cartoni animati. A casa noi non abbiamo né computer né telefono”.

Un altro che fa un lavoro simile è l’undicenne Husam. Il padre disabile è disoccupato da lungo tempo.

Netturbini e altre persone hanno cercato di impedirgli di raccogliere materiali, ma lui continua.

Carica tutta la plastica e i metalli raccolti nelle discariche e per strada su un carretto che poi il fratello maggiore porta all’impianto di riciclaggio. L’unica precauzione significativa che prende è evitare le discariche vicino agli ospedali per paura delle siringhe.

Husam e il fratello riescono a guadagnare circa 6 dollari al giorno. Lui va a una discarica ogni mattina presto nella speranza di arrivare per primo.

“A volte non riesco a raccogliere niente,” dice Husam. “È perché ci sono molti altri bambini e persino adulti che fanno questo tipo di lavoro”.

Ola Mousa è un’artista e scrittrice di Gaza.

Tradotto dall’inglese per Zeitun.info da Mirella Alessio