I pescatori di Gaza nel mirino delle forze israeliane

iznavyalrayWafa. Sabato, una nave della marina israeliana ha aperto il fuoco contro barche da pesca palestinesi, mentre navigavano nella zona autorizzata, a largo della costa di Gaza.
Un corrispondente di WAFA ha segnalato che una nave della marina israeliana ha aperto il fuoco contro tre barche palestinesi a largo della costa nordovest di Gaza, danneggiando le imbarcazioni.
Nessuna ferito è stato segnalato tra i pescatori, che sembrano essere fuggiti per timore di essere feriti, uccisi o arrestati.
La zona di pesca attuale, di sei miglia nautiche, è molto più ristretta delle venti miglia nautiche concesse ai pescatori palestinesi negli Accordi di Oslo del 1993. 
La marina e l’esercito israeliani colpiscono pescatori e fattorie palestinesi lungo il confine quasi quotidianamente in una palese violazione dell’accordo di tregua mediato dall’Egitto, raggiunto ad agosto del 2014, a seguito di un’aggressione sanguinosa di 51 giorni contro la Striscia di Gaza. 
Facendo notare la mancanza di rispetto delle forze navali israeliane del cessate il fuoco raggiunto tra i gruppi armati palestinesi e israeliani nel 2014, che comprendono il permesso di pesca fino a sei miglia nautiche nel mare di Gaza, il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) ha segnalato che tutti gli attacchi hanno avuto luogo dentro le sei miglia nautiche. Ha aggiunto che ciò “prova che le politiche delle forze israeliane puntano a inasprire le restrizioni sui pescatori della Striscia e sui loro mezzi di sussistenza”.
L’organizzazione internazionale OXFAM ha riferito ciò che è stato affermato dall’industria da pesca: “Con la maggior parte del pesce localizzato almeno a nove miglia dalla costa, (i pescatori) stanno già lottando per la sussistenza e ora il 90% di loro ha bisogno di aiuti interazionali”. 
Israele ha imposto uno stretto embargo dal 2007, dopo la vittoria di Hamas alle elezioni legislative e la presa del potere nella Striscia di Gaza.
Traduzione di F.H.L.