Il 14 ottobre 1953: strage di Qibya. Così Sharon fece carriera

A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. Ariel Sharon rappresenta uno dei massimi esempi di come, nel sistema coloniale sionista, i responsabili di brutali stragi non solo non vengano mai puniti ma, grazie a queste, riescano addirittura a fare carriera, sia militare che politica. Era proprio lui, Sharon, infatti, a comando della famigerata Unità 101, un reparto militare israeliano speciale, caratterizzato da un addestramento intenso e da una modalità d’azione spietata. Tanto che, nell’agosto del 1953, neanche poche settimane dopo la sua creazione, l’unità 101 si macchiò della sua prima strage, descritta dagli osservatori internazionali come un “eccidio di massa”: nell’ambito di un’esercitazione, il gruppo militare uccise più di 40 civili nel campo profughi di Bureij, situato nella Striscia di Gaza. Ma la sete di sangue della famigerata Unità 101 non era facile da saziare: due mesi dopo avvenne una strage ancora più brutale della precedente.

Era il 14 ottobre 1953 quando le forze speciali comandate da Sharon attaccarono il villaggio di Qibya, in Cisgiordania. Il piano era studiato nei dettagli: dopo aver isolato il villaggio, minando tutte le strade di collegamento, iniziarono alle ore 19 i bombardamenti con i mortai che, durati fino alle 4 del mattino, costrinsero la popolazione a rinchiudersi nelle proprie case. A quel punto iniziò l’assalto vero e proprio: i soldati israeliani, supportati dai paracadutisti, iniziarono a razziare una casa dopo l’altra, lanciando bombe al loro interno e sparando all’impazzata a chiunque cercasse di fuggire. E’ stimato che furono 56 le case fatte saltare in aria, oltre a una moschea, due scuole e una cisterna per l’acqua. Per quanto riguarda la popolazione del villaggio fu una mattanza: 69 palestinesi persero la vita, due terzi dei quali donne e bambini.

Vista la forte reazione internazionale, l’entità sionista, con Ben Gurion alla testa, negò in ogni maniera possibile le proprie responsabilità, descrivendo l’evento come “incidente di Qibya”. Ma fu lo stesso Sharon che, qualche tempo dopo, dichiarò che gli ordini erano chiari: “Qibya sarebbe dovuto essere di esempio per tutti quanti”.

Grazie a @eugenioabruzzese per l’articolo.