Il 30 settembre tutti in piazza contro la missione militare in Libano…

Il 30 settembre tutti in piazza contro la missione militare in Libano…

Il 30 settembre tutti in piazza contro la missione militare in Libano, per
il ritiro delle truppe italiane dei teatri di guerra, al fianco della
resistenza dei popoli del Medio Oriente.

Comunicato della Rete dei Comunisti

La Rete dei Comunisti invita tutti a scendere in piazza sabato 30 settembre
nell’ambito della giornata internazionale contro la guerra e per il ritiro
delle truppe da tutti i teatri di guerra convocata dal forum di Atene. In
Italia si terrà una manifestazione nazionale a Roma (partenza Piazza della
Repubblica)

La tabella di marcia del movimento contro la guerra, è costretta dagli
eventi ad un continuo aggiornamento. L’aggressione israeliana al Libano e
l’invio di una spedizione militare internazionale dell’ONU, mostrano con
drammatica evidenza l’escalation in corso nel Medio Oriente tesa a
ridisegnare – attraverso la guerra –

la mappa del dominio delle maggiori potenze in un’area strategica del mondo.

Il ruolo particolare assunto dall’Italia in questa escalation da un lato
vede manifestarsi le ambizioni di potenza delle classi dominanti italiane ed
europee sul Mediterraneo, dall’altro ha introdotto elementi di divisione
profonda tra le forze che in questi anni si sono opposte alla guerra
scatenata dagli Stati Uniti in Iraq.

A nostro avviso, nella sinistra e nei movimenti pacifisti, sono molti coloro
che equivocano il giudizio sulle iniziative di politica estera del governo
Prodi-D’Alema con la funzione indipendente che spetta ai movimenti e ai
soggetti politici della sinistra.

Cogliere le differenze tra le iniziative dell’attuale governo con quelle del
governo Berlusconi, non può risolversi in un appiattimento sulla politica
estera del governo Prodi. Per i movimenti e i partiti della sinistra questo
atteggiamento non può che apparire suicida e avventurista.

L’Italia mantiene le sue truppe nella missione NATO in Afganistan, invia
altre truppe in Libano sulla base di una risoluzione ONU del tutto
sbilanciata a favore degli interessi israeliani, sposa la tesi che vadano
neutralizzate le resistenze che i popoli oppongono all’occupazione
dell’Iraq, della Palestina, dell’Afganistan e del Libano.

Alla base di queste operazioni vi è una concezione del multilateralismo che
se da un lato ratifica la crisi dell’unilateralismo statunitense e
israeliano sconfitto in Iraq e in Libano, dall’altro riafferma che gli
equilibri regionali e internazionali non possono che essere subalterni e
funzionali agli interessi delle grandi potenze. In questo senso, la missione
militare in Libano altro non è che una moderna operazione coloniale che si
regge sul controllo economico e militare del Medio Oriente e del
Mediterraneo.

Riteniamo pertanto positivo che una parte del movimento italiano contro la
guerra abbia scelto di sintonizzarsi con l’analisi prevalente nei movimenti
attivi nel resto del mondo e con le resistenze dei popoli mediorientali
contro l’occupazione coloniale della regione.

Dal nostro dibattito non può essere omessa la natura delle forze che muovono
processi come il Mercato Unico Euro-Mediterraneo teso a rendere subalterne
le economie e i paesi della sponda della regione mediterranea agli interessi
delle potenze europee. E’ un processo che convive e compete con il progetto
strategico dei neconservatori statunitensi e israeliani sul Grande Medio
Oriente, ma non né è affatto divergente negli interessi prevalenti. Il
Libano, in tal senso, è il banco di prova di questo nuovo possibile assetto
delle relazioni internazionali e delle contraddizioni interimperialiste.

Il paradigma di questo nuovo scenario rimane la questione palestinese. Le
soluzioni che vengono offerte sia dalla comunità internazionale che dal
governo italiano, non si discostano affatto dalla priorità accordata agli
interessi strategici israeliani e dalla subordinazione a questi dei diritti
storici del popolo palestinese.

Giustamente, l’assemblea nazionale convocata dal Forum Palestina per il 16
settembre ribadisce il concetto che in Medio Oriente "Non ci può essere pace
senza giustizia". E’ questa la linea su cui dovrebbero sintonizzarsi il
movimento contro la guerra, le forze democratiche e i partiti della sinistra
nel nostro paese rilanciando una agenda politica indipendente da quella del
governo Prodi.

La manifestazione del 30 settembre, il dibattito che la precederà e che la
seguirà, deve cominciare a mettere nero su bianco questa agenda,
sintonizzarla con quella dei movimenti di resistenza e contro la guerra nel
resto del mondo e riaffermare pienamente l’indipendenza dei movimenti
sociali dai governi.

La Rete dei Comunisti

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