Il bombardamento di Gaza. Una guerra sporca: le rivelazioni di Vanity Fair.

http://www.vanityfair.com/politics/features/2008/04/gaza200804

Il bombardamento di Gaza

Non essendo riuscita ad impedire la vittoria di Hamas su Fatah alle elezioni del 2006, la Casa Bianca ha preparato un’altra scandalosa "copertura" e un’auto-debacle in Medio Oriente: in parte Iran-contra, in parte Baia dei Porci. Grazie a documenti riservati, confermati da scandalizzati funzionari americani in carica e non, David Rose ha svelato come il Presidente Bush, Condoleeza Rica e il vice-consigliere per la Sicurezza Nazionale Elliot Abrams abbiano finanziato una forza armata sotto la guida di un uomo forte di Fatah, Muhammad Dahlan, per provocare una guerra civile a Gaza e lasciare Hamas più forte che mai.

by David Rose April 2008

Una guerra sporca’. 

L’Al Deira Hotel, nella città di Gaza, è un paradiso di serenità in una terra piena di violenza,paura e povertà. Siamo a metà dicembre 2007, mi trovo nell’arieggiato ristorante dell’hotel, le sue finestre si affacciano sul Mediterraneo, e ascolto un uomo magro, barbuto di nome Mazen Asad abu Dan descrivere le sofferenze subite 11 mesi prima per mano dei suoi compagni palestinesi. Abu Dan, 28 anni, è un membro di Hamas, l’organizzazione islamica sostenuta dall’Iran che è stata additata come un gruppo terrorista da parte degli Stati Uniti, ma ho delle buone ragioni per credergli: ho visto il video.

The Gaza Bombshell

Il 26 gennaio 2007 Abu Dan, uno studente dell’Università Islamica di Gaza, era andato al cimitero con suo padre e altre cinque persone per mettere una lapide sulla tomba di sua nonna. Quando arrivarono, tuttavia, si trovarono circondati da 30 uomini armati della fazione rivale di Hamas, Al-Fatah, il partito politico del presidente palestinese Abu Mazen. “Ci hanno portato in una casa nella parte nord di Gaza”, ha detto Abu Dan. “Ci hanno coperto gli occhi e ci hanno portato in una stanza al sesto piano”. 

Il video fa vedere una stanza spoglia, con i muri bianchi e le piastrelle bianche e nere, dove il padre di Dan è stato costretto a sedere ad ascoltare le grida di dolore di suo figlio. Dopodiché, racconta Abu Dan, lui e altri due sono stati portati in una piazza. “Ci hanno detto che ci avrebbero uccisi. Ci hanno fatto sedere per terra”. Ha arrotolato le gambe dei pantaloni per mostrare le prove di quel che è successo dopo: “Ci hanno sparato alle ginocchia e ai piedi – cinque proiettili ciascuno. Ho passato quattro mesi su una sedia a rotelle”. 

Abu Dan non ha modo di saperlo, ma i suoi aguzzini avevano un alleato segreto: l’amministrazione del Presidente George W. Bush. 

Un indizio arriva verso la fine del video, che è stato trovato da alcuni combattenti di Hamas in un edificio della sicurezza appartenente a Fatah, nel giugno scorso. Sempre legati e bendati, i prigionieri vengono costretti a ripetere uno slogan urlato da uno dei loro carcerieri: “Con il sangue e con l’anima, ci sacrificheremo per Muhammad Dahlan! Lunga vita a Muhammad Dahlan!”. 

Non esiste nessuno che sia odiato dai membri di Hamas più Muhammad Dahlan, uomo politico di potere di Fatah a lungo residente a Gaza. Dahlan, che recentemente è stato consigliere della sicurezza nazionale di Abbas, ha passato più di dieci anni a combattere Hamas. Dahlan insiste che Abu Dan è stato torturato a sua insaputa, ma il video è una prova che i metodi dei suoi seguaci possono essere brutali. 

Bush ha incontrato Dahlan in almeno tre occasioni. Dopo i colloqui alla Casa Bianca nel luglio del 2003, Bush ha pubblicamente lodato Dahlan come “un bravo, valido leader”. In privato, dicono molti dirigenti americani e israeliani, il presidente ha parlato di lui come ‘il nostro uomo’. 

Gli Stati Uniti sono stati coinvolti nelle faccende territoriali palestinesi dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando Israele sottrasse Gaza all’Egitto e la West Bank alla Giordania. Con gli accordi di Oslo del 1993, i territori acquisirono un’autonomia limitata, sotto un presidente che ha poteri esecutivi e un parlamento eletto. Israele mantiene una forte presenza militare nella West Bank, ma si è ritirato da Gaza nel 2005. 

Negli ultimi mesi, il presidente Bush ha ripetutamente affermato che l’ultima grande ambizione del suo mandato presidenziale è quello di mediare un accordo per uno stato palestinese realizzabile e portare la pace nella Terra Santa. “La gente pensa ‘Credi che sia possibile durante la tua presidenza?’”, ha detto in una intervista a Gerusalemme il 9 gennaio. “E la risposta è sì: sono davvero fiducioso”. 

Il giorno seguente, a Ramallah capitale della West Bank, Bush ha ammesso che c’era un ostacolo piuttosto grande da superare per raggiungere il suo obiettivo: il completo controllo di Hamas su Gaza, patria di un milione e mezzo di palestinesi, che ha preso il potere con un sanguinario colpo di stato a giugno del 2007. Quasi ogni giorno, i militanti lanciano missili da Gaza contro le vicine città israeliane, e il presidente Abbas non ha il potere per fermarli. La sua autorità è limitata alla West Bank. 

È una "situazione difficile" ha riconosciuto Bush.
“Non so se sarai capace di risolverla in un anno”. Quello che Bush ha trascurato di specificare è stato il suo ruolo nel creare questo caos.

Vanity Fair è venuta in possesso di documenti confidenziali, confermati da fonti negli Stati Uniti e in Palestina, i quali mettono a nudo un’iniziativa segreta, approvata da Bush e applicata dal Segretario di Stato Condoleeza Rice e dal vice-consigliere per la Sicurezza nazionale, Elliot Abrams, per provocare una guerra civile in Palestina. Il piano era per le forze guidate da Dahlan, rifornite di nuovi armamenti dal comando americano, per dare a Fatah la potenza che gli sarebbe servita per rimuovere il governo democraticamente eletto guidato da Hamas. (il Dipartimento di Stato si è rifiutato di rilasciare commenti). 

Ma il piano segreto è stato un boomerang, in quanto ha finito  per essere un altro ostacolo per la politica estera americana di Bush. Invece di togliere dal potere i suoi nemici, appoggiando i militanti di Fatah gli Stati Uniti hanno inavvertitamente spinto Hamas a prendere il totale controllo su Gaza. 

Alcune fonti richiamano lo schema “Iran –contra 2.0”, ricordando che Abrams fu dichiarato colpevole (e poi graziato) per aver nascosto informazioni al Congresso durante lo scandalo Iran-contra nel periodo della presidenza Reagan. Ci sono anche echi di disavventure passate: la deposizione della CIA, nel 1953, di un primo ministro eletto in Iran, che pose le basi per la Rivoluzione Islamica del1979; l’invasione abortita della Baia dei Porci nel 1961, che diede a Fidel Castro la scusa per rafforzare il suo potere a Cuba; e infina la tragedia dei nostri giorni in Iraq. 

All’interno dell’amministrazione Bush, la politica palestinese fa esplodere un serrato dibattito. Uno dei maggiori critici è David Wurmser, dichiarato neoconservatore, che si dimise da capo consigliere per il Medio Oriente del Vice presidente Dick Cheney nel luglio 2007, un mese dopo il colpo di Gaza.

Wurmser accusa l’amministrazione Bush di “aver intrapreso una guerra sporca per offrire una vittoria ad una dittatura corrotta [condotta da Abbas]”. Lui è convinto del fatto che Hamas non avesse intenzione di prendere il controllo su Gaza finché non è stata forzata da Fatah. “Mi sembra che ciò che è avvenuto” dice Wurmser “non sia tanto un colpo di Hamas, quanto un colpo tentato da Fatah che è stato anticipato prima che potesse accadere”.

I piani raffazzonati hanno reso il sogno della pace in Medio Oriente più lontani che mai, l’impudenza di neocon come Wurmser sta nell’ipocrisia che ostentano. “C’è una incredibile sconnessione tra l’appello di Bush alla democrazia in Medio Oriente e la sua politica", dice. "La contraddice direttamente".

Sicurezza preventiva

Bush non è stato il primo presidente Usa a creare relazioni con Muhammad Dahlan. “Sì, ero stretto amico di Bill Clinton”, afferma Dahlan. “Ho incontrato Clinton molte volte con Arafat [lo scomparso presidente palestinese Yasser Arafat]”. Sulla scia degli Accordi di Oslo del 1993, Clinton sponsorizzò una serie di incontri diplomatici che avevano lo scopo di raggiungere una pace permanente in Medio Oriente, e Dahlan divenne il negoziatore palestinese sulla sicurezza".

Quando parlai con Dahlan in un hotel a cinque stelle al Cairo, fu facile capire le qualità che possono renderlo attrattivo per i presidenti americani. La sua apparenza è immacolata, il suo inglese è buono, i suoi modi sono affascinanti e diretti. Fosse nato nel lusso, queste qualità potrebbero non significare molto. Ma Dahlan è nato il 29 settembre del 1961 in uno squallido campo profughi palestinese a Khan Younis, a Gaza, e la sua istruzione gli è giunta principalmente dalla strada. Nel 1981 ha collaborato alla creazione del movimento giovanile di Fatah, e successivamente ha giocato un ruolo-guida nella prima Intifada – la rivolta durata cinque anni e iniziata nel 1987 contro l’occupazione israeliana. In tutto, Dahlan dice, ha passato cinque anni nelle prigioni israeliane.

Secondo Dahlan, è stato Bush ad aver spinto per le elezioni legislative nei territori palestinesi a gennaio del 2006, nonostante l’avvertimento che Fatah non era ancora pronto. Dopo che Hamas- il cui statuto del 1988 lo impegna a "buttare in mare Israele" – vinse le elezioni in parlamento, Bush ha fatto un altro mortale errore di calcolo.

Mostra Abu Dan in ginocchio, le mani legate dietro la schiena, che urla verso i suoi carcerieri che lo stanno picchiando con una mazza nera di ferro. “Ho perso tutta la pelle sulla schiena dalle botte”, dice. “Invece di medicine, mi hanno versato profumo sulle ferite. Mi è sembrato come se ci avessero conficcato una spada”. 

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