Il Cairo ferma la carovana di aiuti egiziana: il divieto dopo il permesso!

Il Cairo – Infopal. Ieri, lunedì 7 giugno, le autorità egiziane avevano permesso alla “Carovana della libertà per rompere l'assedio su Gaza” di attraversare la frontiera.

Seguito dai media e guidato da decine di deputati del parlamento egiziano della Fratellanza Musulmana e altri indipendenti – tra cui Sabbahi e 'Aboud -, il convoglio aveva avuto la possibilità di attraversare il Sinai per dirigersi verso il valico di Rafah e raggiungere così la Striscia di Gaza.

Per ragioni di natura logistica, il gruppo in missione umanitaria si era fermato presso il posto di controllo sul ponte al-Salam, sul Canale di Suez.

I parlamentari erano ottimisti sulla possibilità di entrare a Gaza da Rafah, ma hanno pure temuto di essere sequestrati nei pressi di al-Arish, perché vicini a un valico israeliano.

Il dottor Hazem Farouq, parlamentare della Fratellanza Musulmana che partecipa al convoglio, aveva confidato la sua speranza di ricevere ulteriori garanzie di sicurezza lungo il tragitto, ed aveva ringraziato le autorità egiziane per aver concesso di attraversare il Sinai.

Il convoglio era partito alle 8,00 del 7 giugno dalla sede della Fratellanza Musulmana nei pressi del ponte del canale di Suez.

Tra le dichiarazioni rilasciate dai membri del convoglio egiziano alla stampa, si era specificato che la missione era anzitutto simbolica, trasportando solo materiale edilizio come ferro, cemento e mattoni.

I rappresentanti del convoglio avevano fatto sapere che se a partire dalla missione di ieri fossero rilasciati altri permessi dall'Egitto verso Gaza, sarebbero stati introdotti altri materiali e beni vitali per i palestinesi assediati. Ciò anche alla luce delle decisioni con cui, nel febbraio 2009, si era conclusa una Conferenza Internazionale a Sharm Al-Shaykh, quando si stanziarono 5 miliardi di dollari per ricostruire la Striscia di Gaza, di fatto non ancora erogati.

Mohammed al-Baltaji, membro del convoglio egiziano che ha partecipato alla sfortunata missione della Freedom Flotilla una settimana fa, ricorda come la missione partita ieri rappresenti il logico sviluppo di recenti decisioni.

Anzitutto, quella del presidente egiziano Hosni Mubarak di aprire il valico di Rafah e rendere possibile l'ingresso di aiuti; la decisione del tribunale che riconosce agli egiziani la possibilità di fornire aiuto e assistenza alla popolazione di Gaza; e, per ultimo, il lasciapassare dei servizi di sicurezza.

Dopo tutto ciò, le autorità egiziane hanno vietato alla carovana “Libertà 2”, composta da una delegazione di parlamentari egiziani, di entrare a Gaza dal valico di Rafah, con un carico di aiuti umanitari.

In una comunicazione telefonica alla stampa, della serata del 7 giugno, il presidente della delegazione, Hazem Farouq ha reso noto quanto è accaduto nel corso della giornata.

Dopo le prime rassicurazioni, giunte per vie governative, il viaggio, iniziato ieri mattina (7 giugno), è stato bloccato su ordine degli ufficiali della sicurezza egiziani.

“Eravamo a soli 20 km da Gaza quando la Sicurezza ci ha intimato di ritornare sul lato egiziano con tutto il carico.

Ci è stato detto che a Gaza non avrebbe fatto ingresso un solo pezzo di ferro, ci hanno minacciati di arresto, hanno sequestrato le patenti di guida e, soprattutto, hanno sequestrato il carico”.

Stando alle dichiarazioni pervenute alla stampa nella giornata di ieri (7 giugno), i vari membri della delegazione avevano reso nota la propria determinazione nel partecipare ed incoraggiare l'iniziativa.

Dopo quanto accaduto una settimana fa nel mar Mediterraneo, il loro convoglio restava puramente simbolico, sebbene trasportasse materiale edilizio importante per Gaza.

Il presidente egiziano Mubarak si era espresso a favore dell'apertura della frontiera con Gaza, e il tribunale egiziano aveva dato la propria benedizione ad un'agevolazione nella distribuzione degli aiuti da parte egiziana. I servizi di sicurezza si erano dimostrati propensi a collaborare con il convoglio per tutto il viaggio nel Sinai egiziano.

“Siamo determinati ad entrare nella Striscia di Gaza, a rompere l'assedio e a rendere effettive le raccomandazioni della Lega Araba che si era ufficialmente impegnata nella consegna degli aiuti al popolo palestinese”.

I parlamentari di “Cambiamento e riforma” del Consiglio Legislativo Palestinese (CLP), con i colleghi islamisti, hanno espresso condanna per la decisione egiziana, giunta proprio nelle ore in cui, da parte palestinese, si attendeva la carovana umanitaria dal valico di Rafah.

“La complicità con Israele nel tentativo di fare dell'assedio l'oggetto del processo di normalizzazione tra i due Paesi è una pagina nera nella storia dell'Egitto, il quale, invece, dovrebbe rivedere le proprie posizioni”, ha affermato Hazem Farouq.

Intanto, quest'oggi (8 giugno), si susseguono gli appelli da parte di esponenti politici egiziani e palestinesi della Striscia di Gaza affinché l'Egitto riveda questa sua ultima decisione, sorprendente dopo le rassicurazioni giunte appena un giorno prima.

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