Il colonialismo israeliano avanza a grandi passi…

API-InfoPal. La costruzione di insediamenti illegali da parte di Israele in terra palestinese è aumentata del 62% dal giugno 2021.

Il colonialismo israeliano avanza a grandi passi, attraverso costruzioni coloniali per soli ebrei – mentre vieta od ostacola l’edificazione palestinese -, sottrazione di terre, acqua e risorse naturali; demolizioni di edifici palestinesi; sradicamento di alberi e colture; aggressioni; servizi sanitari, scolastici, idrici, stradali carenti per i palestinesi; ecc. Il colonialismo va a braccetto con l’apartheid e la pulizia etnica, come denunciato da varie organizzazioni internazionali – tra le quali Amnesty International, B’Tselem, Peace Now.

Il 2021 ha registrato un elevatissimo tasso di espansione coloniale in Cisgiordania e a Gerusalemme Est (da 6.288 unità abitative a 14.894), secondo quanto affermato a inizio luglio 2022 da un nuovo rapporto dell’Ufficio del rappresentante dell’Unione Europea in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

L’UE ha ripetutamente invitato Israele a porre fine a tutte le attività coloniali e a smantellare le colonie erette dal marzo 2001: la maggior parte dei Paesi considera illegali le colonie che Israele ha costruito sul territorio che ha sequestrato durante la guerra del 1967, tuttavia, secondo le stime palestinesi, ci sono circa 650.000 coloni ebrei che vivono in 164 insediamenti e 116 avamposti nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.

Tutto ciò è anche accompagnato da una preoccupante tendenza all’aumento della violenza dei coloni nei Territori palestinesi occupati.

Doppio standard. Nell’area della Cisgiordania dove Israele ha il pieno controllo e dove si trova la maggior parte delle colonie – una zona denominata Area C in base agli accordi di pace di Oslo siglati nel 1993 – negli ultimi cinque anni sono stati approvati solo 33 permessi di costruzione per i palestinesi, secondo quanto affermato dal viceministro della Difesa israeliano, Alon Schuster, al plenum della Knesset, a febbraio 2022. Durante tale periodo, secondo l’Ufficio centrale di statistica israeliano, sono state create migliaia di unità abitative per i coloni israeliani in Cisgiordania.

Gerusalemme occupata.

Gerusalemme Est è pienamente investita dal colonialismo israeliano, che intende trasformarla in una città per soli ebrei: i luoghi santi e le proprietà islamiche e cristiane sono quotidianamente attaccate dalle forze israeliane e dai coloni. Il complesso della Moschea al-Aqsa è invaso tutti i giorni da gruppi di coloni, e anche l’accesso alle chiese cristiane è ostacolato. Gli attacchi ai fedeli e le incursioni, oltre ai tentativi di dividere temporalmente e spazialmente la Moschea, hanno raggiunto fasi avanzate espellendo i palestinesi e controllando il loro ingresso nella moschea, nonché intensificando le incursioni dei coloni.

L’occupazione israeliana persegue politiche basate sulla discriminazione razziale, che equivalgono a una pulizia etnica finalizzata a rafforzare il proprio controllo sulla città occupata per cambiarne l’identità.

La zona della Porta di Damasco, la Moschea di al-Aqsa e il quartiere di Sheikh Jarrah sono i punti più esposti alla violenza a causa degli attacchi dell’occupazione e dei suoi coloni.

Colonialismo. Le autorità israeliane stanno intensificando le loro attività di insediamento nella Gerusalemme Est occupata, espandendo gli insediamenti esistenti e collegandoli attraverso una serie di strade, tunnel e ponti.

Oltre 20.000 appartamenti di proprietà palestinese a Gerusalemme sono minacciati di demolizione dalla municipalità israeliana.

Le Autorità palestinesi hanno lanciato l’allarme sul ritmo crescente degli sfollamenti e della pulizia etnica contro i residenti palestinesi: le autorità di occupazione israeliane hanno demolito quasi 500 edifici residenziali a Gerusalemme, negli ultimi due anni.

Nell’ambito degli schemi di ebraizzazione che cercano di cambiare il volto palestinese della città, sono emersi numerosi progetti e leggi pericolose, incluso il cosiddetto progetto City Center, che è uno degli schemi israeliani più minacciosi che prende di mira i centri più importanti e vaste aree di terra, e intende sequestrare ulteriori proprietà palestinesi attraverso la “legge sulla proprietà degli assenti”.

Nel corso del 2021, le autorità di occupazione israeliane hanno approvato la costruzione di 18.240 unità di insediamento a Gerusalemme, in parallelo alla demolizione di oltre 177 edifici residenziali palestinesi che ha colpito direttamente 1.422 cittadini, e a ordini di demolizione per più di 200 case.

Arresti. Nella prima metà dell’anno, le autorità di occupazione hanno arrestato 1.900 palestinesi gerosolimitani: gli arresti a Gerusalemme costituiscono attualmente il 50 per cento del totale nei Territori palestinesi.

Le violazioni israeliane contro la città di Gerusalemme e la Moschea di al-Aqsa sono un esempio lampante dell’apartheid instaurata da Israele, come già dimostrato da Amnesty International e Human Rights Watch.

Status di Gerusalemme.

La città di Gerusalemme è il centro delle tre religioni monoteiste. Tuttavia, dal 1967, Israele ha seguito delle politiche sistematiche volte a imporre la propria egemonia sulla città, annullando completamente i diritti della popolazione autoctona – palestinesi sia cristiani che musulmani. Israele impone il controllo unilaterale su Gerusalemme Est.

La risoluzione delle Nazioni Unite n.181 per la Palestina, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 29 novembre 1947, che decreta l’internazionalizzazione di Gerusalemme – la soluzione migliore per proteggere tutti gli interessi religiosi nella città santa -, ha fatto in modo che la questione di Gerusalemme fosse trattata a livello ufficiale da precisi organi internazionali.