
New York – MEMO. Di Ramona Wadi. Cancellare la Palestina è l’obiettivo del progetto coloniale sionista. All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha illustrato l’obiettivo mostrando una mappa della Grande Israele – eliminando completamente l’esistenza di Gaza e della Cisgiordania occupata – gli unici frammenti di terra palestinese rimasti. “Gli Accordi di Abramo hanno annunciato l’alba di una nuova era di pace”, ha detto Netanyahu nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Sebbene la pace sia ben lontana da ciò che Netanyahu desidera raggiungere, gli Accordi di Abramo hanno effettivamente contribuito ad una nuova era politica, che le Nazioni Unite e l’Autorità Palestinese (ANP) si rifiutano di affrontare. Entrambi si fissano sul paradigma dei due Stati, anche se Israele è molto avanti, seguendo una traiettoria a cui l’ONU non è contraria e a cui l’Autorità palestinese finirà per capitolare, dato che non ha una parvenza di direzione politica.
Interrogato dai giornalisti durante una conferenza stampa, il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, ha allontanato l’organizzazione internazionale dalla nuova mappa del Medio Oriente di Netanyahu e ha sviato le critiche affermando: “Le Nazioni Unite continueranno a sostenere una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese”. Le azioni di Netanyahu, ha dichiarato Dujarric, “non hanno cambiato la posizione dell’ONU”.
Forse la posizione dell’ONU non è cambiata, almeno retoricamente. Tuttavia, la complicità delle Nazioni Unite nella creazione di Israele non può essere trascurata.
L’ONU sapeva di legittimare una presenza coloniale in Palestina e che il Piano di spartizione del 1947, che ha posto le basi per il paradigma dei due Stati, avrebbe favorito i piani di espansione di Israele. Parlare di una presa di posizione è la scusa più debole che l’ONU possa addurre quando sa che non ha impedito a Israele di perseguire diverse forme di pulizia etnica per eliminare la Palestina e i palestinesi.
“Non possiamo controllare né vogliamo controllare ciò che gli Stati membri dicono o ciò che mostrano sul palco”, ha spiegato Dujarric. Tuttavia, ciò che Netanyahu ha mostrato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite è un riflesso di ciò che potrebbe essere il risultato degli Accordi di Abramo e del defunto compromesso a due Stati, ancora sostenuto dalle Nazioni Unite.
Dujarric potrebbe preferire non collegare la visualizzazione della mappa di Netanyahu alla politica che sta creando nuove traiettorie in Medio Oriente, riflettendo il comportamento dell’ONU nel corso dei decenni ed il modo in cui stabilisce realtà parallele per sostenere la sua diplomazia. Dal Piano di spartizione del 1947 è nata la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, che si concentra sulla responsabilità delle Nazioni Unite nel favorire il processo di colonizzazione sionista in Palestina.
Quando Israele attacca Gaza e la Cisgiordania occupata, le Nazioni Unite sono pronte a ricorrere alla narrazione sulla sicurezza di Israele. Con gli Accordi di Abramo, l’ONU non ha trovato obiezioni alla normalizzazione delle relazioni con Israele, anche se il percorso diplomatico pone i palestinesi in una posizione di maggiore svantaggio e a rischio di eliminazione, come prevede Netanyahu.
Una domanda per Dujarric, tuttavia: se l’ONU non vuole controllare ciò che viene espresso nelle sue sale, qual è il suo livello di riluttanza nel contestare le azioni sul campo che violano chiaramente il diritto internazionale, come lo sono l’esistenza di Israele e la sua violenza?
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