Il consiglio comunale: Israele approva altre 172 case per coloni

Gerusalemme-AFP. Mercoledì Israele ha approvato la costruzione di altre 172 case per coloni ebrei a Gerusalemme Est. Appena due settimane fa ne erano state annunciate migliaia.  

“Questa mattina la città ha approvato la costruzione di 172 appartamenti a Har Homa”, ha comunicato a AFP il consigliere comunale Yosef Pepe Alalu del partito di sinistra Meretz, che si oppone agli insediamenti.

“Questa è l’ultima fase prima che le costruzioni siano avviate ed è la continuazione di una politica che minaccia il processo di pace”.

Il 5 giugno Israele aveva già svelato la pianificazione di 3.200 case per coloni a Gerusalemme Est e e in Cisgiordania, in risposta alla formazione del governo di unità palestinese.

Questa dichiarazione aveva scatenato la dura reazione dei palestinesi e della comunità internazionale. Lo stesso Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, si era detto “profondamente preoccupato” e aveva sollecitato Israele a sospendere le costruzioni.

L’approvazione di mercoledì è giunta con una dura repressione di Israele nei confronti del movimento islamico Hamas, accusato del rapimento in Cisgiordania di tre adolescenti israeliani.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sollecitato la comunità internazionale a far pressioni sul presidente palestinese Mahmoud Abbas per porre fine alla riconciliazione con Hamas, facendo riferimento al rapimento come prova delle attività “terroristiche” del movimento, che ne manifestano l’inadeguatezza come partner politico.

La costruzione di case per coloni israeliani è vista come un grave ostacolo al processo di pace con i palestinesi.

Quando ad aprile nove mesi di trattative sostenute dagli Stati Uniti sono andate in fumo, di dirigenti Usa a Washington hanno scaricato gran parte della colpa su Israele, che durante i negoziati aveva approvato la costruzione di migliaia di case per coloni.

I palestinesi si sono impegnati a cercare una risoluzione anti-insediamenti, ricorrendo, dopo più di tre anni, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Traduzione di Valentina Quinto