Il dilemma di Hamas in Egitto

Memo. Mi rendo conto che la situazione in Egitto non contribuisca alla discussione della relazione tra lo Stato e Hamas, accusato di intromissione negli affari egiziani dopo la Rivoluzione del 25 gennaio. Ciononostante, una conferenza stampa tenuta da Hamas a Gaza il 30 luglio ha rivelato alcuni documenti pericolosi in cui vengono menzionati tentativi di mettere il movimento contro altre autorità.

I documenti forniscono prove convincenti contro i Servizi di Intelligence dell’Autorità palestinese a Ramallah, ed è strano che i media egiziani abbiano ignorato la questione.

Una lettera datata 2 luglio indirizzata al Capo dell’Intelligence nella Striscia di Gaza, il colonnello Jamal Hassouneh, da parte del colonnello Sha’aban al-Gharbawi, della Municipalità di Gaza, affermava che le autorità di Gaza avevano arrestato un ufficiale dell’intelligence, Mohamed Fdel Abu-Taya, venuto a trovare la propria famiglia a metà luglio. Il suo computer era stato sequestrato e si era scoperto che non aveva cancellato alcuni rapporti di sicurezza lì archiviati.

È stato rivelato che l’Intelligence dell’Autorità palestinese ha un comitato superiore preposto a seguire gli affari egiziani. Inoltre, questo comitato monitora gli affari interni egiziani, soprattutto nella penisola del Sinai, con particolare attenzione alle attività dei Fratelli Musulmani e dei Salafiti. L’Intelligence inoltre istruisce i propri rappresentanti nell’Ambasciata palestinese al Cairo a promuovere qualsiasi notizia che possa incriminare Hamas con le autorità egiziane.

In questo contesto, in un documento inviato il 17 luglio dai Servizi di Sicurezza Preventiva di Ramallah a Bashir Abu-Hatab, Addetto Sicurezza dell’ambasciata palestinese del Cairo, si legge: “Suggeriamo che, durante questo periodo, la Commissione per i Media [dell’ambasciata] si concentri sulle notizie che suggeriscono che Hamas stia sostenendo i terroristi armati che stanno uccidendo i soldati egiziani nel Sinai, in quanto [i terroristi] sostengono il regime Morsi e sono stati armati dalla Rivoluzione del 30 giugno.”

Gli agenti per la sicurezza raccomandano anche di preparare un articolo con il titolo “Hamas si prepara ad aprire il fronte con Israele nel Sinai per coinvolgere l’esercito egiziano”, affinché sia usato per mettere pressione su Hamas. “Ci piacerebbe sentire la vostra opinione sull’efficacia di preparare un articolo del genere.” L’articolo è stato firmato dal presentatore TV Ahmed Mansour Doghmosh.

Il resto dei documenti è sulla stessa falsa riga. Non ho lo spazio per riportare tutti i dettagli. Comunque, rivelano chiaramente il ruolo dei Servizi di Sicurezza Palestinesi nell’inventare e nel far trapelare storie a vari organi di stampa per portare il popolo egiziano a credere che ci sia Hamas dietro la cattura e l’uccisione di soldati egiziani nel Sinai. Hamas, va detto, è dietro all’uccisione e alla distruzione in Egitto, e sta collaborando con i Fratelli Musulmani e al dott. Morsi, il quale potrebbe aver espresso la propria disponibilità a rinunciare al Sinai per il Movimento di resistenza palestinese.

Credo che le autorità pertinenti in Egitto dovrebbero investigare sulla veridicità di questi documenti. Se si dimostrerà che sono autentici, allora sarà evidente che l’opinione pubblica e le Agenzie dello Stato in Egitto sono state ampiamente fuorviate e tratte in inganno.

Al momento, l’accusa più importante e pericolosa contro Hamas è che abbia ricoperto un ruolo nell’assalto alla prigione di Wadi Natrun, insieme ai membri di Hezbollah e ai Fratelli Musulmani, nel 2011. Un giudice della Corte d’Appello di Ismailia ha ordinato ai pubblici ministeri di investigare sul caso, e ha citato i nomi di più di due dozzine di persone che sono state accusate durante l’operazione, tra cui il dott. Mohamed Morsi. Questa ordinanza è stata usata per accusare l’ex presidente di aver collaborato con Hamas ed è stata la base della sua detenzione di quindici giorni.

Le indagini sul caso sono ancora in corso, a quanto si dice, ma pubblicamente è stato annunciato che Hamas è al centro dell’operazione; quest’accusa è l’essenza dell’incriminazione dell’ex presidente. Dobbiamo aspettare per i risultati delle indagini, ma nel frattempo c’è un altro aspetto della faccenda che nessuno ha ancora menzionato, malgrado la sua rilevanza.

Quando ci si riferisce all’evasione dalla prigione di Wadi Natrun, tutti ignorano il rapporto della Commissione investigativa istituita nel 2011 su raccomandazione dell’ex Primo ministro, il dott. Essam Sharaf. La Commissione, guidata dal Consigliere Adel Qura, ex presidente della Corte di Cassazione, aveva fatto uso di un gruppo di esperti e investigatori per eseguire il proprio compito. Avevano stilato un rapporto di 400 pagine sugli atti di violenza avvenuti dopo la Rivoluzione del 25 gennaio, compreso il caso della prigione di Wadi Natrun. Questo rapporto era stato presentato il 19 aprile 2011; lo stesso giorno era stato pubblicato un sommario nel giornale Al-Masry Al-Youm, ma era stato successivamente nascosto e da allora non ne è più stata fatta menzione. Probabilmente si è trattato di un atto intenzionale, perché se fosse preso in considerazione la storia della fase post-rivoluzione dovrebbe essere riscritta; molto semplicemente, il rapporto dice chiaramente che la polizia era responsabile per le morti, gli omicidi e altri crimini commessi dopo la rivoluzione.

In merito all’evasione dalla prigione non si accenna mai ad Hamas; infatti, il rapporto mette in dubbio la storia di un attacco armato alla prigione di Wadi Natrun. La Commissione ha commentato questa storia dicendo: “Dopo aver esaminato le mura della prigione, non abbiamo trovato prove di sparatorie contro le mura o le torri, il che indica che la storia degli agenti di polizia non era attendibile.”

Dov’era nascosto il rapporto, preparato dai giuristi con l’assistenza del gruppo di esperti, quando le testimonianze degli agenti di sicurezza vennero accolte nel caso Wadi Natrun? Perché in seguito Hamas è stato implicato nel caso? C’è una qualche relazione con le misure adottate per preparare l’isolamento del Presidente Morsi?

Perché Hamas viene preso di mira? Nel cercare di rispondere a queste domande, scopriremo che Hamas è considerato essere un’entità complessa in cui si intrecciano tre fattori: è un movimento per la Palestina, un movimento per la resistenza e ha legami storici con i Fratelli. Questi tre fattori riguardano anche il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina, che si differenzia da Hamas per i propri sforzi politici, ma sono più le cose su cui sono in accordo che quelle su cui sono in disaccordo. Coloro che odiano i Palestinesi disprezzano Hamas; coloro che rifiutano la resistenza li contrastano; e coloro che sono contro i Fratelli Musulmani sono anche contro Hamas.

In ogni caso, io affermo che la fonte della vera legittimità di Hamas sia il fatto che è un movimento di resistenza nazionale. È vero che non ha liberato la Palestina, e non si preoccupa di mitigare la situazione con Israele per dei benefici politici temporanei, ma si dovrebbe anche riconoscere il suo zelo nel rimanere nelle trincee della resistenza, il suo rifiutarsi di arrendersi e la sua determinazione a perseverare nell’affrontare il nemico israeliano, così come il fatto che non è coinvolto in nessun vergognoso coordinamento per la sicurezza con Israele.

Non sto dicendo che Hamas sia impeccabile; capisco i commenti delle altre fazioni relativi ai suoi metodi nel gestire la Striscia di Gaza. E neanche nego che tra i suoi membri ci sia un gruppo di estremisti religiosi che non concedono agli altri il beneficio del dubbio. Sto invece dicendo che queste faccende sono affari interni da rivolgere agli abitanti di Gaza, che sono meglio informati sulla propria gente.

La campagna per demonizzare Hamas è stata un successo in Egitto, che aveva adottato simili campagne all’epoca di Sadat e Mubarak. Molti fattori hanno contribuito a questo successo, poiché dobbiamo inevitabilmente ammettere che i due presidenti summenzionati hanno aiutato a rafforzare la “lobby” israeliana all’interno dei circoli intellettuali e d’informazione in Egitto. Non possiamo ignorare il ruolo dei Servizi di sicurezza in tutto questo, in quanto erano entusiasti di puntare il dito contro Hamas per esonerare la polizia dai loro crimini contro i manifestanti di gennaio. Inoltre, il processo di demonizzazione limita e preme su Hamas, oltre a contribuire alla regolazione dei conti delle Autorità palestinesi con il movimento. I documenti trapelati hanno spiegato i metodi seguiti a tale proposito.

Mi piacerebbe ricordare a tutti ciò che l’ex Primo ministro israeliano, Yitzhak Rabin, disse una volta sul fatto che desiderava svegliarsi una mattina e scoprire che Gaza era sparita dalle mappe. Quell’uomo non aveva problemi con la geografia di Gaza; era invece seccato dalla sua perseveranza e dalla sua nobile resistenza, che hanno trasformato Gaza in una spina nel fianco di Israele e in un ostacolo che smaschera il loro essere sostenitori della resa e della cooperazione con l’occupazione.

La demonizzazione di Hamas, e a sua volta la resistenza, soddisfa il sogno di Rabin e beneficia direttamente Israele in termini di ridurre gli equilibri e la sicurezza nazionale in Egitto. Non capisco perché molti ignorino il fatto che una Striscia di Gaza ferma e resistente sia nel miglior interesse dell’Egitto, mentre la sottomissione di Gaza a coloro che collaborano per la sicurezza con Israele costituisce una seria minaccia per ed è in conflitto con il miglior interesse dell’Egitto. Per di più, stabilire una relazione positiva e di successo con il governo di Gaza contribuisce al controllo della situazione ancora fuori controllo in Sinai.

Il Servizio generale di Intelligence egiziano che si occupa di Gaza è ben consapevole del fatto che la campagna diffamatoria contro Hamas è piena di bugie e macchinazioni. In un pezzo precedente, mi riferivo a ciò che avevo sentito da uno dei funzionari dei Servizi riguardo le informazioni pubblicate nei nostri mass media sul fatto che Hamas fosse principalmente “chiacchiere da giornale” da non prendere sul serio. Se è vero, significa che la continua campagna di demonizzazione in Egitto sta violando le considerazioni nazionali, patriottiche ed etiche, e sta scagliando frecce avvelenate ai diversi valori suggeriti da quelle considerazioni. Spero di non dovervi ricordare chi ne trae davvero beneficio.

Traduzione per InfoPal a cura di Roberta Toppetta