Il dottor Munir al-Bursh esorta all’azione globale mentre Gaza si trova di fronte alla catastrofe medica

Gaza – Palestine Chronicle. In un’intervista rilasciata ad Al-Jazeera, il dottor Munir al-Bursh, direttore generale del ministero della Salute nella Striscia di Gaza, ha chiesto con urgenza un aumento delle pressioni internazionali sull’occupazione israeliana affinché permetta alle équipe mediche di entrare nel nord di Gaza e di aiutare a salvare le vite dei residenti.

Ha sottolineato l’impatto devastante della distruzione degli ospedali, che ha contribuito alla morte di decine di migliaia di persone.

Al-Bursh ha spiegato che l’occupazione israeliana continua a ritardare gravemente le disposizioni umanitarie delineate nell’accordo di cessate il fuoco, in particolare l’ingresso a Gaza di forniture mediche essenziali, medicinali, attrezzature e generatori di elettricità.

Ha sottolineato che il ritardo nel trasferimento degli ospedali da campo e delle attrezzature mediche dal sud di Gaza al nord sta esacerbando la crisi sanitaria, dove i servizi medici si sono quasi completamente fermati.

Al-Bursh ha chiesto specificamente l’ingresso di delegazioni mediche, osservando che queste squadre sarebbero fondamentali per eseguire operazioni speciali che erano estremamente necessarie durante la guerra.

Ha sottolineato che portare queste delegazioni a Gaza è molto più urgente che evacuare i feriti, poiché le attrezzature necessarie per effettuare interventi chirurgici salvavita non sono disponibili nella regione. Ha inoltre spiegato che molte di queste delegazioni potrebbero anche aiutare a formare il personale medico locale nell’esecuzione di queste complesse procedure, un passo che potrebbe alleviare in modo significativo la crisi sanitaria in corso.

Oltre a richiedere le squadre mediche, al-Bursh ha sottolineato la necessità di un passaggio sicuro per l’evacuazione dei feriti. Nonostante l’accordo di cessate il fuoco permetta l’uscita di 300 feriti al giorno, solo una minima parte di questi è riuscita a partire e molti degli evacuati sono bambini piuttosto che vittime effettive.

Ha raccontato che una lista di 400 bambini sotto i sei anni è stata presentata per l’evacuazione, ma è stata ripetutamente rifiutata dall’occupazione israeliana, adducendo “motivi di sicurezza”. Questa inazione ha portato a conseguenze strazianti: almeno 100 bambini sono morti negli ultimi mesi a causa del rifiuto dell’occupazione di permettere la loro evacuazione, nonostante fossero idonei a passare.

Al-Bursh ha descritto la situazione nel nord di Gaza come una catastrofe umanitaria, peggiore degli effetti immediati della guerra. La mancanza di servizi medici, in particolare per i pazienti con condizioni croniche come insufficienza renale, malattie cardiache e altri gravi problemi di salute, ha causato perdite devastanti.

Ha sottolineato che l’ospedale di al-Shifa, già sovraccarico, può ospitare solo 70 casi di dialisi renale, ma ha visto 200 nuovi pazienti da quando è stato permesso alle famiglie sfollate di tornare. La carenza di forniture essenziali, come le apparecchiature per la dialisi, ha ulteriormente contribuito alla crisi e i pazienti vengono respinti.

Una delle preoccupazioni più pressanti, secondo al-Bursh, è il collasso di ospedali come quello indonesiano, che non è in grado di funzionare a causa dell’assenza di attrezzature critiche come unità di ossigeno e generatori di elettricità.

Nonostante l’accordo di cessate il fuoco preveda l’urgente necessità di far arrivare tali forniture, l’occupazione ha impedito l’ingresso nella regione di questi articoli essenziali.

Al-Bursh ha anche rivelato che gli ospedali da campo, tra cui un ospedale del Qatar con 600 posti letto e uno dell’organizzazione francese Medici Senza Frontiere, avrebbero dovuto essere trasferiti nel nord per fornire cure urgenti, ma sono stati bloccati dall’occupazione israeliana. Questi ospedali avrebbero potuto essere fondamentali per rispondere alle crescenti esigenze mediche della popolazione del nord di Gaza, ma il loro trasferimento è stato ritardato a tempo indeterminato.

Oltre alla mancanza di cure mediche, al-Bursh ha parlato della grave carenza di beni di prima necessità come cibo, acqua pulita e alloggi, che continuano a rendere la sopravvivenza a Gaza una lotta quotidiana.

Ha affermato che la distruzione delle infrastrutture sanitarie a Gaza ha causato più morti della violenza diretta dell’occupazione stessa. Secondo al-Bursh, la mancanza di accesso ai servizi sanitari – soprattutto per le popolazioni vulnerabili come i bambini e i pazienti in dialisi – è responsabile di una parte significativa delle vittime.

Ha osservato che il 40% dei soli pazienti in dialisi renale è morto perché non ha potuto ricevere le cure necessarie durante la guerra.

Nonostante le ripetute richieste di assistenza, al-Bursh ha confermato che le organizzazioni internazionali e le Nazioni Unite hanno incontrato notevoli ritardi nella consegna degli aiuti, principalmente a causa di ostacoli burocratici e della necessità di ottenere l’approvazione israeliana.

Ha invitato la comunità internazionale ad agire rapidamente per affrontare la crisi, assicurando che le forniture mediche, gli ospedali da campo e gli aiuti umanitari necessari possano entrare a Gaza senza ulteriori ostacoli.

Traduzione per InfoPal di F.L.