Il duro lavoro degli psichiatri di Gaza.


Di Rami al-Meghari – Gaza.

Nonostante l’immensa quantità di problemi da risolvere, gli operatori psichiatrici nella Striscia di Gaza assediata hanno proseguito nel loro lavoro, dando sollievo negli ultimi due anni a molti uomini, donne e bambini traumatizzati. Gruppi attivi di medici, impegnati in diversi programmi psichiatrici, stanno affrontando numerose difficoltà nel sostenere il proprio compito, soprattutto dopo la guerra israeliana nella regione. In alcuni centri locali, IslamOnline.net ha incontrato alcuni di questi operatori per esplorare le loro condizioni di lavoro.

Pressioni insostenibili

“A volte sentiamo di aver bisogno di prenderci cura della nostra salute mentale, quando la pressione che affrontiamo è molto forte” sostiene Sumaiyya Habib, un’operatrice del Centro palestinese per la democrazia e la risoluzione di conflitti (CPDRC), con sede a Gaza.

Ra’eda Wishah, dell’associazione Violence Against Women, ha infatti spiegato di aver seguito negli ultimi anni varie donne affette da traumi.

I problemi psicologici più ricorrenti nelle donne sono la repressione e lo stress psicologico. Cominciando a osservare questo genere di casi, mi sono reso conto che alcuni settori della società considerano la violenza sulle donne una cosa normale.

Wishah afferma che i disturbi più evidenti nel sesso femminile sono causati dai loro coniugi in ambiente domestico, in forma di violenze sia fisiche che verbali.

Nonostante simili problemi siano diffusi tra le donne di Gaza, molte di loro esitano nel riportare le proprie brutte esperienze. La ragione di questo è la loro iniziale diffidenza nei confronti degli operatori psichiatrici. Altre hanno paura di parlare, temendo possibili ritorsioni da parte dei loro familiari.

D’altra parte, l’accettazione della violenza sulle donne da parte della società non è un fenomeno diffuso. Per attrarre le palestinesi nei centri, il CPDRC organizza laboratori informativi nelle varie province della Striscia. È stato anche istituito un numero verde, che è possibile chiamare restando anonime.

“Nel corso dei laboratori – spiega Wishah – , distribuiamo questionari speciali alle partecipanti. Alcune di loro scrivono i propri numeri di telefono sui fogli, di modo che i nostri team possono avviare un contatto con loro e le nostre cure possono cominciare.”

Società conservatrice

Un secondo progetto è dedicato ai bambini traumatizzati nella Gaza dilaniata dalla guerra e dalle divisioni interne. Rajaa’ Shamiyya, un’operatrice psichiatrica del dipartimento per la Difesa dei bambini, ha descritto le proprie condizioni di lavoro: “Abbiamo diversi rami nelle rispettive province di Gaza. Oltre a questo, disponiamo di operatori nelle aree più remote, specialmente in quelle di confine.”

Come illustrato da Shamiyya, ai genitori vengono date alcune istruzioni tramite dei laboratori organizzati periodicamente in diverse parti della regione.

“Ci siamo abituati ad affrontare i problemi. – prosegue Shamiyya – Siamo in una società conservatrice, e alcune famiglie sono convinte che i loro bambini saranno considerati pazzi o malati mentali se si sottoporranno alle nostre cure. Per esempio, abbiamo scoperto che in una lontana comunità tribale nella Striscia Settentrionale molti dei bambini si esprimono in modo estremamente volgare. Quando abbiamo chiesto spiegazioni alle famiglie, queste ci hanno smentiti, sostenendo che i loro figli erano stati educati in modo appropriato.”

L’operatrice ha inoltre ricordato che tra i problemi affrontati dai bambini sono incluse l’aggressività, la trascuratezza e le paure ingiustificate. In molti casi, il centro ha avuto a che fare con bambini provenienti da aree colpite dalla guerra, i quali mostravano paure estreme. Ad esempio, quando alcuni di loro sentono un aereo israeliano che vola sopra le loro teste, fuggono dalle loro case per ripararsi nelle scuole e nei rifugi che accoglievano gli abitanti durante il conflitto.

Tra le cause responsabili delle cattive influenze sulla salute mentale dei bambini, secondo Shamiyya, sarebbe da aggiungere la divisione interna tra le fazioni politiche di Hamas e Fatah.

Riportiamo di seguito un caso riportato dalla nostra testimone:

Un bambino di 10 anni del campo profughi di Shati’ è rimasto traumatizzato da quando ha assistito all’attacco di un uomo armato appartenente ad una delle due fazioni, che ha assalito la casa di una famiglia affiliata al movimento rivale. L’effetto è stato tale che il piccolo ha preso a temere qualsiasi segno o simbolo di quella fazione, come una bandiera o un politico. Per fortuna, le sue condizioni sono molto migliorate da quando viene seguito dagli operatori.

Secondo le stime del CPDRC, i bambini che presentano sintomi simili hanno dai 5 agli 11 anni. Il Centro ha affrontato centinaia di casi nel solo periodo da marzo a luglio 2009.

Impatto dell’assedio israeliano

Al centro psichiatrico di Gaza, uno dei centri più grandi della Striscia, lo psicologo Hassan Ziyada ha illustrato l’attività del suo staff:

“Il lavoro degli operatori psichiatrici è pieno di sfide e difficoltà, le stesse affrontate dal popolo di Gaza sotto l’assedio israeliano, ovvero i frequenti attacchi e le divisioni interne. Ciononostante, il loro compito è quello di facilitare il ritorno all’equilibrio, e questa è la parte più complicata. Gli operatori dovrebbero affrontare i loro casi con un’alta professionalità, che tuttavia viene intaccata dalle difficoltà di cui ho parlato.”

Come ricorda Ziyada, il centro disponeva in passato di un programma sistematico indirizzato ai bambini colpiti da traumi, che però è stato stravolto dalla guerra: “In queste circonstanze, gli operatori hanno bisogno di effettuare dei follow-up ravvicinati e delle sedute speciali. Inoltre, vengono a conoscenza di molte storie tristi e scioccanti, al punto da esserne influenzati negativamente, poiché alcuni di loro vivono fianco a fianco con i loro pazienti. Questa è una delle sfide più pesanti per noi.”

Lo psicologo ha poi aggiunto che il programma di Gaza è il secondo a portare avanti questo tipo di progetto speciale, il che, ha spiegato, si aggiunge alle complicazioni causate dall’aumento dei casi da seguire.

Siamo dunque convinti che la realtà politica stia lasciando la sua impronta anche su noi operatori. Occorrerebbe fare pressioni sui politici perché prendessero coscienza di questi fenomeni. Ad esempio, tutte le fazioni coinvolte potrebbero quantomeno impegnarsi a far rimuovere l’ininterrotto assedio israeliano su Gaza.

Gli psicologi sono convinti che la presenza dell’embargo abbia giocato un ruolo importante nell’accrescere in molti giovani la necessità di cure psichiatriche Anche i neolaureati mostrano infatti di sentirsi sempre più alienati, repressi e impotenti, mentre altri si danno all’uso costante di droghe.

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