PERCHE DICIAMO NO ALLA MISSIONE MILITARE IN LIBANO.
Il flop della Perugia-Assisi e le ambizioni di Palazzo Chigi
Un contributo alla discussione e alla mobilitazione
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libero definitivo allinvio di un altro contingente militare italiano allestero. Questa volta si tratta del Libano. La cornice dellONU e la convergenza dellUnione Europea su questa operazione militare, vorrebbero segnalare una discontinuità e una differenza con altri teatri di guerra che vedono impegnate truppe italiane come lIraq, lAfganistan, il Kosovo dove lItalia è complice delloccupazione militare di quei paesi al fianco degli USA e della NATO. Ma è veramente così?
A questa differenza sembrano credere con convinzione le associazioni pacifiste collaterali al governo e ai partiti del centro-sinistra (Tavola della Pace, ARCI, CGIL, CISL etc.) che hanno provato a costruire piuttosto paradossalmente una manifestazione di piazza a sostegno dellintervento militare in Libano con la marcia Perugia-Assisi del 26 agosto.
Il clamoroso flop di partecipazione alla Perugia-Assisi (visibile anche dalle pure bendisposte telecamere del TG 3) ha rivelato come questa operazione di consenso ad un intervento militare multilaterale, non abbia affatto persuaso il movimento contro la guerra ma solo una ristretta cerchia di professionisti del pacifismo collaterali al governo.
Il problema della natura concreta e delle ambizioni strategiche dellintervento militare in Libano, non sfuggono infatti agli osservatori e agli attivisti più attenti e meno subalterni né a quei pacifisti che stanno vivendo gli avvenimenti travolti da una vera e propria crisi morale.
In una recente intervista, Piero Fassino ha voluto chiarire alcuni aspetti della missione militare ONU in Libano che sembrano sfuggire a molti pacifinti che hanno sfilato tra Perugia e Assisi ma che dovrebbero far scattare lallarme tra chi si batte con maggiore coerenza contro la guerra:
I nostri soldati in Libano non vanno soltanto a garantire che il governo di Beirut sia pienamente sovrano e possa predisporre lo smantellamento di Hezbollah, ma anche per tutelare Israele da chi lo voglia distruggere. Non c’è dubbio. Le posizioni equivoche sono sono minoritarie a sinistra, minoritarissime nei Ds. Nessuno può farci cambiare opinione: queste frange sbagliano e condurremo contro di loro battaglia politica determinata (Intervista di Fassino al Corriere della Sera del 27 agosto).
Se qualcuno ritenesse che le parole di Fassino siano solo una interpretazione parziale della missione militare in Libano tese a riequilibrare alcune esternazioni del ministro degli esteri DAlema, sarà utile sottolineare quanto ha detto pubblicamente il ministro degli esteri israeliano Livni sugli obiettivi della missione militare ONU in Libano Realizzare la risoluzione 1701. E’ una congiunzione straordinaria che può aprire la strada di un nuovo futuro per il Medio Oriente. Alla fine di questo processo gli Hezbollah, una forza integralista islamica e terrorista pilotata dall’Iran, non dovranno più esistere. Il problema dunque, non è come mi sento, ma quanto si riesce a realizzare il progetto contenuto nella 1701 (Intervista a La Stampa del 25 agosto).
Alla luce di questa valutazioni, emerge una idea della missione militare in Libano tesa sostanzialmente a legare le mani alla attività degli Hezbollah consentendo così ad Israele di violare quando vuole la tregua, di colpire in Libano e impedire la risposta delle forze della resistenza libanese. Ciò significa che per qualcuno occorrerà attendere il primo colpo di fucile di un casco blu dellONU contro gli Hezbollah (mentre è impossibile prevedere una reazione analoga verso le truppe israeliane) per comprendere la natura concreta di questa missione e le sue drammatiche conseguenze sul campo e sul piano diplomatico.
In secondo luogo, dalla concezione e gestione europea della missione militare in Libano, emerge con evidenza come il multilateralismo e il protagonismo dellEuropa – sottolineato sistematicamente da Prodi e DAlema e vissuto acriticamente dal pacifismo di governo e dai partiti della sinistra come discontinuità dallunilateralismo degli USA riveli in realtà laccresciuta competizione tra gli interessi coloniali europei rappresentati dal Mercato Unico Euro-Mediterraneo del 2010 con quelli statunitensi rappresentati dal progetto del Grande Medio Oriente dei neoconservatori dellamministrazione Bush. Le ambizioni di potenza dellItalia evocata da Palazzo Chigi sono un segnale funesto.
Accettare e convivere con lidea di un ruolo progressista ed equo dellUnione Europea a prescindere dalle sue scelte concrete in campo economico, militare, politico, razziale, è una visione ormai superata dai fatti ed una illusione dolorosa sia per le forze progressiste in Italia che per i popoli del Mediterraneo Sud e del Medio Oriente.
Con la missione militare in Libano si apre una partita molto grossa e molto pericolosa. Non aspetteremo il ritorno delle bare avvolte nel tricolore per denunciare le responsabilità di chi ha voluto e appoggiato questa ennesima operazione militare allestero delle forze armate italiane.
Già dalle prossime settimane rilanceremo liniziativa per riaffermare senza alcuna ambiguità:
No alla guerra, senza se e senza ma
Rientro immediato delle truppe italiane da tutti i teatri di guerra (Iraq, Afganistan, Libano)
Revoca dellaccordo militare Italia-Israele
Taglio delle spese militari
Smantellamento delle basi militari e delle armi nucleari installate nei nostri territori
Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani