Il genocidio che Israele sta conducendo deve fallire – Lezioni dal genocidio del Canada

10552563_10204166866403003_1246010723146476797_nDi Denis G. RancourtIl progetto sionista è di eliminare tutti quei palestinesi che rivendicano nella Palestina la loro casa.

Il progetto sionista prevede espropri e interventi di pulizia etnica via via sempre più numerosi, come è ripetutamente ed esplicitamente dichiarato dai suoi ideatori ed esecutori. Il progetto sionista è esattamente quello che lo Stato di Israele ha messo in atto subito dopo la sua artificiosa istituzione. Il progetto sionista, che consiste nel tentativo di condurre un genocidio contro i paletinesi, è chiaramente appoggiato da numerosi israeliani e da altri ebrei sparsi per il mondo.

Quella israeliana non è un’apartheid vera e propria: si tratta piuttosto di un genocidio che si accompagna ad un vasto saccheggio razzista di terre e risorse (come acqua e gas).

Tale genocidio, ora a metà della sua realizzazione, non è molto diverso da quello che si è consumato in Canada contro i nativi: prima ci fu lo spostamento delle popolazioni, e poi lo sterminio. Dopodiché iniziò l’era dei trattati, del confinamento nelle riserve, dell’assimilazione culturale forzata per i sopravvissuti, e infine la normalizzazione culturale dei crimini commessi a cui si aggiunse la negazione di qualisiasi diritto al ritorno o di risarcimento.

Una delle differenze pricipali sta nel fatto che il genocidio commesso dal Canada è concluso mentre quello di Israele è in pieno svolgimento, dispiegando apertamente la sua potenza militare davanti a tutto il mondo, in un’era in cui le notizie vengono diffuse in tempo reale grazie alla rete, e in un periodo in cui altri genocidi sono stati pubblicamente riconosciuti e condannati, nonché studiati e compresi (1).

Un’altra importante differenza riguarda i politici: mentre quelli canadesi -in questi giorni, quando il massacro si è ormai concluso- sono artisti dell’insabbiamento, quelli israeliani avanzano a viso scoperto e godono dell’appoggio di cittadini apertamente e fieramente razzisti.

Volendo fare un paragone, i canadesi sono razzisti limitatamente al fatto che avallano le violenze perpetrate dal loro governo (tanto all’interno quanto all’estero), ma praticano poi il linguaggio “politicamente corretto” per nascondere il loro razzismo anche tra di loro. (Esiste tutta una corrente di pseudo intellettuali che alimenta questo atteggiamento attraverso la cosidetta “teoria critica della razza” (2): le conseguenze di un genocidio sono sempre abbastanza difficili, se si cerca di mantenere un ambiente psicologicamente “sano” per i bambini, e per quei professionisti che insistono nell’instaurare e mantenere un sistema predatorio).

Tuttavia, un’altra differenza è che Israele è stato creato ed è sostenuto da Stati super-genocidari (USA, Gran Bretagna e altri) per prevenire l’emergere di un mondo islamico unitario nel Medio Oriente ricco di risorse e geo-politicamente centrale. Di nuovo, il Canada fu totalmente sostenuto dalla Gran Bretagna durante il più brutale periodo di genocidio, e ciò fu dovuto, in parte, per contrastare l’emergere degli Usa e la dominazione del continente nord-americano.

L’esempio del genocidio canadese dovrebbe fornire quindi una previsione utile per quello che si sta verificando in Israele.

Se permetteremo che il genocidio dei palestinesi sia portato a termine, vedremo Israele preoccuparsi poi di “ripulire” la sua storia, la retorica e persino il suo modo di pensare. Non dobbiamo permettere che quel momento arrivi. Le posizioni apertamente razziste della società israeliana e della diaspora sionista sono un indizio incontrovertibile del fatto che tale piano è giunto ormai a buon punto, così come accadeva in Canada durante le campagne dichiaratamente razziste che invocavano la riconquista dei territori.

Le intenzioni emergono tanto dalle parole quanto dal silenzio, tuttavia un linguaggio razzista non può essere sufficiente ad alimentare una tale azione. La vera causa di un atto di pulizia etnica è la brama di potere e risorse che spinge le gerarchie del potere a lottare per il dominio regionale e globale: si tratta di attori veri e propri in cui troviamo, al gradino più alto della scala, il piano di sfruttamento globale dell’Impero americano, guidato dalla sua economia militare e dal controllo che esercita sugli strumenti economici mondiali.

Personalmente non credo che Israele sia il cagnolino degli USA, ma certamente non siamo lontani (3) (4). La diaspora sionista trae potere e influenza dal sostegno che dà al progetto sionista, e quindi anche al genocidio (4).

Il progetto sionista deve essere fermato, così come il genocidio attualmente in corso, affinché costituisca l’ultimo successo geopolitico della società civile globale. La marea sta cambiando: assistiamo a movimenti politici persino nel Regno Unito. La società civile in Occidente non può non avere peso e rimanere ininfluente: lo dobbiamo a noi stessi.

L’unica barriera efficace al Sionismo in questo momento è l’ammirevole resistenza palestinese. Per questo Israele sta facendo tutto quello che è in suo potere per isolarla, dividerla, eroderla e distruggerla. Ma i palestinesi sono fenomenali: nonostante tutti gli ostacoli e le pressioni affinché rinuncino, sono riusciti a trovare il modo per rimanere in piedi.

Per la prima volta nella storia, la società civile deve fermare un genocidio su scala nazionale condotto dal colone invasore.

Pace e coesistenza possono esserci, ma Israele appare avvinghiato al suo progetto sionista, mentre i paesi musulmani guidati da leader corrotti stanno avallando lo sterminio invece di opporvisi.

Di conseguenza, l’unica possibilità di sopravvivenza per i palestinesi resta quella di rafforzare la propria resistenza armata. E questo è ciò che l’Occidente farebbe meglio a capire prima che sia troppo tardi, se vuole essere parte di una soluzione invece di diventare parte del problema (5).

Se Israele non può essere fermato, e fintanto che non può essere disarmato, allora ai palestinesi bisogna dare armi sufficienti per potersi difendere e quindi fermare il genocidio di cui sono vittime. Si può davvero fermare Israele dal suo terribile piano? È ora di verificare la risposta a tale quesito, e al contempo rendere i palestinesi capaci di difendersi da soli.

Israele è in grado di esistere e prosperare anche senza l’ideologia sionista, e senza i suoi piani di apartheid e sterminio, così come l’Ebraismo può continuare a espandersi in Israele e nel resto del mondo: ma il Sionismo deve morire. Dal momento che questo è fattibile, Israele deve essere ostracizzato, isolato, boicottato e respinto.

L’Occidente può fare tutto questo se prende seriamente il problema e respinge la diaspora sionista ovunque essa si realizzi. Gli ebrei che prendono le distanze dal Sionismo vanno invece accolti con affetto.

In Canada, Stephen Harper è il “Primo Ministro del Canada per Israele”. La violenza che Israele innesca nella regione mantiene il prezzo del petrolio elevato e le sabbie bituminose sfruttabili e redditizie ai padroni dell’economia canadese negli Stati Uniti.

La lobby giudaico-canadese è un’arma dell’imperialismo statunitense, e costituisce la più influente sovrastruttura del sistema politico canadese. Trudeau (6) e Mulcair competono per essere più sionisti dello stesso Harper. Tutto questo è ignobile e umiliante per il popolo canadese.

Praticamente nessun membro del Parlamento canadese ha espresso parole di condanna per il massacro condotto da Israele. Coloro che ne parlano, lo avallano. I media di punta canadesi sono largamente avvelenati dalla medesima propaganda sionista (7).

Ad Ottawa, i presidenti delle due principali università della capitale sono entrambi sionisti devoti, fatto che crea legami accademici artificiosi con Israele e reprime i movimenti studenteschi che invocano giustizia per la Palestina.

Tutto questo è durato anche troppo. È ora di eliminare il Sionismo sia in Canada che ovunque nel mondo. I palestinesi stanno facendo qualcosa di straordinario, perciò il minimo che noi possiamo fare è estirpare il Sionismo dai nostri paesi.

(1) “A Little Matter of Genocide – Holocaust and Denial in the Americas 1492 to the Present” by Ward Churchill, City Lights Books, San Francisco, 1997.

(2) “Hierarchy and Free Expression in the Fight Against Racism” by Denis G. Rancourt, Stairway Press, Mount Vernon, WA, 2013.

(3) “The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy” by Mearsheimer, John J. and Walt, Stephen; New York: Farrar, Straus and Giroux, 2007.

(4) “The Holocaust Industry: Reflections on the Exploitation of Jewish Suffering” by Norman G. Finkelstein, Verso, NY, 2000.

(5) “Rockets from Gaza are morally justified and are not contrary to international law” by Denis G. Rancourt, Activist Teacher blog, July 24, 2014.

(6) “Justin Trudeau: ‘We have Israel’s back’“, Carey Miller YouTube Channel, published April 6, 2014.

(7) “CBC-Ottawa’s biased reporting of a pro-Palestine rally — Not good” by Denis G. Rancourt, Activist Teacher blog, July 27, 2014.

Il dott. Denis G. Rancourt è ex professore della cattedra di Fisica all’Università di Ottawa, in Canada. È noto per le sue ricerche sulla didattica della fisica (TVO Interview).Ha pubbicato oltre 100 articoli su importanti riviste scientifiche e ha scritto numerosi saggi di analisi sociale. È autore del libroHierarchy and Free Expression in the Fight Against Racism. Negli anni di insegnamento all’università di Ottawa ha sostenuto i gruppi studenteschi schierati contro l’influenza della lobby israeliana sull’ateneo, fatto che gli è costato il licenziamento nel 2009: LINK.

Dr. Denis G. Rancourt is a former tenured and Full Professor of physics at the University of Ottawa, Canada. He is known for his applications of physics education research (TVO Interview). He has published over 100 articles in leading scientific journals, and has written several social commentary essays. He is the author of the book Hierarchy and Free Expression in the Fight Against Racism. While he was at the University of Ottawa, he supported student activism and opposed the influence of the Israel lobby on that institution, which fired him for a false pretext in 2009: LINK.

Traduzione di Alessandra Fabbretti