Il giornalismo vip italiano e il fascino sottile dei massacratori di civili.

Riceviamo dal Torino Social Forum e pubblichiamo.

Quella che segue è la parte propagandistica di un articolo del Corriere della Sera che sponsorizza la nuova immagine dei massacratori. Beirut in cenere, un quarto della popolazione in fuga dai bombardamenti, centinaia di morti e Gianni Riotta scopre in Tzipi Livni "l’effetto del sottile fascino".

Da www.corriere.it del 25 luglio.

Tzipi Livni, 47 anni, avvocato, due figli, prima donna ministro degli Esteri di Israele dopo la mitica Golda Meir, ravvia la ciocca bionda con la mano, al polso un orologio d’oro e al dito un anello di smalto blu

donna bellissima, occhi chiari capaci di smontare ogni interlocutore furbo con un sopracciglio inarcato la Livni esibisce l’accento come un accessorio di lusso, a suggerire: io resto israeliana. L’effetto è di sottile fascino.

Tzipi Livni è elegante, giacca e pantaloni neri, il pullover dolce vita bianco fasciante, taglio di capelli sapiente, ma negli occhi segnati, nel trucco applicato più per le telecamere che per seduzione, affiora la tensione di milioni di donne professioniste: inventarsi una divisa che si possa indossare nei tre minuti di corsa preparando la colazione per i figli e che resista, senza disfarsi, ai rigori della metropoli. Tradita solo da un’ombra sul viso luminoso, Tzipi Livni, madre e capo della diplomazia di un Paese in guerra, vive in diretta mondiale l’odissea femminile della sua generazione.

Il ministro scuote il bracciale al polso destro e dà un’occhiata discreta all’orologio al polso sinistro. La Rice è qui. Tanta moderazione, tanta cura per la coscienza internazionale non è tradizionale per «Tzipi», vezzeggiativo dal biblico Tziporah. Suo padre Eitan era il capo militare dell’Irgun, l’organizzazione clandestina protagonista degli attentati contro gli inglesi prima dell’indipendenza, persuaso che Israele abbia diritto ai confini biblici, compresa la Cisgiordania palestinese, al punto da far incidere la sagoma del Paese sognato sulla pietra tombale. Sua madre Sarah, anche lei combattente, ha ispirato le ballate più popolari dell’Irgun. Da bambina Tzipi andava ogni week end dal futuro premier Menachem Begin, amico dei genitori, ad ascoltare la lezione politica del Likud, nessuna concessione agli arabi, niente terra in cambio di pace. Ma quando Sharon capisce che si deve spezzare il circolo e lasciare Gaza, la carismatica Tzipi lo segue.

A questa donna il Paese affida ora la diplomazia. Diventi o no, come dicono in tanti, la nuova GoldaMeir, donna premier a Gerusalemme, è certo che Tzipi Livni governerà la crisi, e la sua faticosa giornata di mamma professionista, con l’occhio alle nuove generazioni. Ripete spesso: «Ogni volta che guardo i miei figli teenager, Omri e Yuval, penso all’Olocausto, e mi chiedo, sono già grandi abbastanza per sopravvivere al forno crematorio dei bambini?».

Gianni Riotta
25 luglio 2006

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