Il governo chiede di offrire al dialogo nazionale un’altra possibilità.

 

Il portavoce del governo palestinese, Ghazi Hamad, ha sottolineato la necessità di dare al dialogo nazionale un’altra possibilità, sostenendo che si tratti del modo migliore attraverso cui realizzare risultati precisi e chiari.

 

Durante la conferenza stampa svoltasi martedì 6 giugno nella sede della presidenza del Consiglio, Hamad ha dichiarato: “Parlare del fallimento del dialogo è fuori luogo perché se questo si inceppa in un incontro, avrà successo nell’altro. Perciò, non possiamo dichiarare che il dialogo è fallito ed è arrivato a un bivio: c’è ancora un’altra possibilità per giungere a un fronte comune”.

 

Un’altra occasione

E ha aggiunto: “Il dialogo può fallire la prima volta e la seconda, ma potrebbe aver successo nella terza, quarta o quinta. Potremo non trovarci d’accordo al cento per cento, o solo al novanta. Di conseguenza, possiamo continuare il dialogo”.

 

Hamad ha proseguito spiegando: “Noi parliamo di questioni importanti e complesse, come Gerusalemme, l’autodeterminazione, i prigionieri e i profughi; allora, se mettiamo limiti di tempo – tre giorni o quattro giorni di discussione – vuol dire che limitiamo anche le possibilità di successo”.

  

La questione del referendum

Per quanto riguarda il referendum, Hamad ha spiegato: “Noi sosteniamo che esso complicherà la situazione, in particolare alla luce dell’attuale clima di tensione e rabbia nella Striscia di Gaza. In linea di principio, un ritorno alla volontà del popolo – e quindi a un referendum – non è da noi rifiutato, però non deve costituire un’alternativa al dialogo o una spada sulla testa deli interlocutori in gioco. Di conseguenza, non vogliamo creare ulteriori crisi alla nostra società”.

 

Hamad ha reso noto che il Premier ha proposto una via di uscita in favore del dialogo  nazionale, dividendolo in tre fasi: un primo incontro per discutere il documento dei prigionieri come terreno di confronto e base di partenza. Il secondo incontro andrebbe a completare il primo e riguarderebbe il controllo della sicurezza per impedire lo sviluppo delle tensioni nell’arena palestinese. Il terzo, riguarderà l’Organizzazione per la Liberazione della  Palestina, e incoraggerà il confronto all’estero.

 

Hamad ha poi posto l’accento sulla proposta di un incontro tra il  presidente Mahmoud Abbas, il primo ministro e le segreterie dei movimenti per rilevare i punti dell’accordo del Cairo, avvenuto l’anno scorso, e tenendo in considerazione l’invito del presidente yemenita a ospitare l’evento.

 

Per quanto riguarda le accuse rivolte al movimento di Hamas di voler far fallire il dialogo, ha replicato: “Questa questione è sbagliata: nessuno può giudicare e sostenere che il dialogo sia fallito. Ritengo che negli anni passati, e prima della firma della dichiarazione di indipendenza, ci sono voluti più di sei mesi per discutere il documento dell’Olp prima di arrivare ai dieci punti finali”.

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