Il governo di Gaza comincia a realizzare il primo progetto di ricostruzione delle case distrutte

Gaza – Infopal. Il governo palestinese nella Striscia di Gaza ha avviato la realizzazione del primo progetto di ricostruzione di centinaia di case per i cittadini che le hanno perse, distrutte dalle forze di occupazione israeliane durante l'aggressione contro la Striscia, tra la fine del 2008 e l’inizio del  2009. Si tratta di 11.154 case distrutte completamente o parzialmente.

Il progetto è importante poiché è il primo che concerne la ricostruzione di un ampio numero di abitazioni con cemento armato, dopo i ritardi nella ricostruzione da parte dei “Paesi donatori”, che in occasione della conferenza di Sharm al-Sheykh si sono impegnati a ricostruire ciò che è stato distrutto dalla macchina bellica israeliana durante “Piombo Fuso”. 

Grande gioia. Alla notizia della “ricostruzione”, la gioia si è diffusa tra i proprietari delle case che sono state distrutte, i quali non riuscivano a crederci finché il ministro dei Lavori pubblici del governo palestinese a Gaza, Yusuf al-Mansi, ha inaugurato il progetto per la zona più disastrata, il quartiere as-Salam ubicato nel nord della Striscia di Gaza.

‘Abd er-Ra’uf al-Batash, 52 anni, è il proprietario della prima casa che sarà ricostruita nella zona. Sprizza gioia da tutti i pori: “Non riesco a crederci, sarà ricostruita la mia casa? Lascerò la tenda dove vivo, al freddo, dove ho sofferto molto, una vita inidonea persino per gli  animali!”.

Al-Batash ha affermato che la sua casa distrutta dalle forze di occupazione israeliane era nuova, costruita nel 2003 dopo venticinque anni di risparmi, ma ha potuto viverci solo sei anni prima che fosse distrutta dalle forze di occupazione israeliane.

Guardando gli operai che preparano i lavori per la ricostruzione, ha detto: “Ciò che mi ha fatto preoccupare e mi ha scoraggiato è il fatto che i Paesi arabi e quelli ‘donatori’ abbiano collegato l’arrivo dei soldi per la ricostruzione alla revoca dell’assedio e alla riconciliazione interpalestinese, la quale, invece, penso che durerà ancora… Con questa logica la mia casa non poteva essere riedificata, ma grazie a Dio il governo ha avviato la ricostruzione nonostante l’embargo e la crisi finanziaria”. 

Assedio e difficoltà economiche. L’ing. Bassam Dabbur, supervisore del progetto, conferma che il governo palestinese ha preparato un piano completo per ricostruire le case distrutte durante l’aggressione, ma il progetto che sarà realizzato ora riguarda 1.000 case nel quartiere as-Salam, nel nord della Striscia di Gaza, dato che è quello più danneggiato.

Dabbur ha osservato: “Non possiamo ricostruire tutte le case distrutte durante l’aggressione in una sola volta, perché i soldi necessari sono troppi, e il governo a Gaza non ha tutti quelli necessari, perciò per adesso ne costruiremo 1.000”.

Egli ha sottolineato che “l'assedio israeliano imposto alla Striscia di Gaza impedisce l'ingresso dei materiali necessari alla ricostruzione, ma il necessario per ricostruire 1.000 case è arrivato tramite il recupero dei materiali dalle case distrutte: come il ferro, revisionato da ingegneri che hanno selezionato le parti riutilizzabili, oltre all’arrivo dall’Egitto di quantità limitate di cemento attraverso i tunnel.

La prima casa ricostruita con il cemento armato. Dabbur ha riferito che “la casa di al-Batash è la prima che sarà ricostruita. Essa ha anche ricevuto un nome, ‘il nocciolo’: sarà di 80 metri quadri e alta tre piani”.

“I materiali da costruzione nella Striscia di Gaza basteranno solo per quel numero di case già stabilito, ma per alleviare le difficoltà dei cittadini il governo ha stabilito che possono essere costruiti fino a tre  piani, così il cittadino quando avrà le possibilità e i materiali necessari potrà costruire sopra la base che già possiede”. 

Egli ha infine fatto appello alla Repubblica araba d'Egitto affinché aiuti a far entrare a Gaza altro cemento, ma questa volta attraverso il valico di Rafah, in modo che sia resa più rapida la ricostruzione delle altre case distrutte, e ha inoltre invitato i ‘Paesi donatori’ a realizzare le promesse fatte a Sharm al-Sheykh inviando i fondi destinati alla ricostruzione.

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