Il MAE prende posizione a favore dei carnefici israeliani?

In una nota di domenica 7/8/2022, la Farnesina ha dichiarato di seguire con “grande preoccupazione l’escalation in corso a Gaza e le notizie di vittime tra la popolazione civile palestinese”, ma ha condannato “con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano”, sostenendo “il diritto di Israele di garantire la sicurezza dei propri cittadini” e invitando “le parti ad esercitare moderazione per evitare un‘espansione delle ostilità che causerebbe ulteriori vittime e sofferenze nelle popolazioni civili”.

Il ministero degli Affari esteri italiano (MAE), rappresentato da Luigi Di Maio, in un incredibile quanto orwelliano ribaltamento della realtà dei fatti, pur dichiarandosi preoccupato per le vittime civili palestinesi – 44 morti e 360 feriti, tra i quali decine di bambini -, condanna non i missili supertecnologici di Israele, ma i razzi della resistenza gazawi. La nota del MAE, seppur laconicamente citante una “preoccupazione per le vittime palestinesi”, prende posizione in modo inequivocabile per i carnefici israeliani che si sono macchiati di una nuova e terribile strage di innocenti.

Com’è possibile per un Paese che, storicamente e geopoliticamente, è situato nel Mediterraneo e ha da secoli, come interlocutori, tra gli altri, i popoli arabi, prendere totalmente posizione a favore di una potenza occupante che fa del genocidio e della pulizia etnica una politica sistematica verso la popolazione nativa palestinese?

In relazione all’escalation israeliana su Gaza, il MAE, a differenza di quanto affermato nella nota, non rappresenta le opinioni degli italiani, la maggior parte dei quali – società civile, molti tra giornalisti e giuristi, e anche qualche politico – ha ben chiaro chi è la vittima e chi il carnefice, chi è l’oppresso e chi è l’oppressore, e non condivide affatto tale posizione equivocamente equidistante.

Esprimiamo, pertanto, il nostro disappunto e le nostre perplessità per posizioni così tanto sbilanciate a favore di Israele e contro la popolazione palestinese gazawi che, com’è noto, vive in un territorio sigillato su tutti i lati e trasformato nella più grande prigione a cielo aperto del mondo.

Genova, 8/8/2022

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