Il massacro di Kafr Kassem non può cadere in prescrizione

Nazareth – InfoPal. I palestinesi dei territori occupati nel 1948 e la gente di Kafr Qassem non può dimenticare il massacro perpetrato il 29 ottobre del 1956 dalle forze israeliane. Un massacro che aveva l’obiettivo di farli fuggire, ma a cui essi risposero con fermezza, rimanendo sulla propria terra, nonostante i tentativi israeliani di espellerli.

Sono passati 56 anni dall’atroce carneficina contro la gente di Kafr Qassem, un villaggio arabo situato al confine tra la Palestina del 1948 e la Cisgiordania.

Quel giorno, l’esercito israeliano ordinò che tutti i villaggi arabi vicino al confine giordano fossero sottoposti a coprifuoco. L’ordine dato alla polizia di frontiera era di “sparare a vista” contro gli abitanti che lo violavano, prima però che essi venissero avvisati. Spararono a chiunque, per strada, nonostante molti palestinesi fossero al lavoro, in quel momento.

La decisione israeliana portò alla morte di 49 civili, tra cui donne, bambini e anziani.

Gli abitanti del villaggio di Kafr Qassem e quelli dei territori del 1948 non hanno dimenticato ciò che il primo ministro Golda Meir disse commentando l’eccidio: “Il vecchio muore e il giovane dimentica”.

Essi celebrano questa ricorrenza ogni anno astenendosi dal lavoro, marciando per le strade, tenendo tra le mani le foto dei martiri e leggendo poesie per ricordarli.

Dal punto di vista legale, le organizzazioni per i diritti umani ritengono che il massacro sia un crimine di guerra non soggetto a prescrizione, e sono in aumento le richieste per perseguire Israele.

A quel tempo, il tribunale israeliano multò di un penny gli esecutori del massacro, in totale disprezzo per l’umanità. Un fatto che non può più essere tollerato.