“Il mio insuccesso nella ricerca di un’occupazione non significa che io sia un incapace”

Pchr.  Il blocco imposto sulla Striscia di Gaza, entrato nel suo sesto anno, ha impedito alla stragrande maggioranza di palestinesi di mantenere i propri mezzi di sussistenza e ha loro negato il diritto a un adeguato standard di vita. Il blocco vieta le importazioni di merci e materiali nella Striscia di Gaza, compresi i prodotti agricoli e industriali. Esso limita poi le possibilità di rilanciare l’economia, in una striscia di terra che, a causa di questo divieto, ha continuato a deteriorarsi. Una delle conseguenze principali del blocco è la disoccupazione su vasta scala, soprattutto tra i giovani palestinesi che costituiscono il 53% della popolazione gazawi. Nella Striscia il 58% dei palestinesi tra i 20 e i 24 anni sono disoccupati, e, a causa della disoccupazione, il 39% della popolazione locale vive sotto la soglia della povertà.

Ahmed al-Akhras, 26enne abitante a Gaza, un master in giornalismo, racconta di avere sempre avuto la passione per il giornalismo, e di voler costruire una carriera con l’obiettivo di far conoscere i problemi che affliggono la gente in Palestina. “Ma, pur avendo studiato all’estero – racconta – sto incontrando infinite difficoltà nella ricerca di un’occupazione. Completato il master nel 2011, mi fu offerto un lavoro presso l’agenzia di stampa Wafa, in Cisgiordania. Ero impaziente di cominciare a lavorare lì, ma il mio permesso di viaggio per la Cisgiordania è bloccato presso le autorità israeliane. Nel giugno 2011 ho avuto un colloquio sulla sicurezza, ma ad oggi non ho ancora ottenuto una risposta. Così, il mio lavoro è stato offerto a qualcun altro. Dopo la delusione per questa possibilità sfumata ho provato a cercare lavoro nella Striscia di Gaza, ma è stato estremamente frustrante: dopo aver ottenuto un master e con l’esperienza pratica acquisita durante gli stage, non ho ancora un lavoro retribuito”.

Ahmed ha investito molto nella formazione: “È difficile per me dover chiedere denaro ai miei genitori. Loro mi hanno sostenuto finanziariamente quando sono andato a studiare in Mauritania, ed è imbarazzante per tutti noi che oggi non abbia ancora un lavoro e non possa contribuire al reddito familiare. La mia formazione universitaria è costata circa 27mila dollari Usa, senza contare lo stage di 6 mesi presso l’ambasciata palestinese in Mauritania. Tutti i miei sogni stavano per diventare realtà, ma non si è avverato nulla. Il mio insuccesso nella ricerca di un’occupazione non significa che io sia un incapace. So cosa sono in grado di fare e mi rendo anche conto di dover imparare molto se voglio una carriera di successo. Ma ciò che mi resta oggi è il senso di colpa per aver speso tutti i soldi dei miei genitori e di dipendere ancora da loro. Quel che mi preoccupa è il pensiero che il loro non è stato solo un investimento finanziario, ma anche emotivo, si aspettavano di vedermi fare qualcosa di valido, diventare un buon giornalista responsabile: anche i loro sogni vanno in frantumi”.

Parlando delle difficoltà affrontate nella ricerca di un lavoro, Ahmed racconta: “Sono così disperato che ho anche smesso di indicare il master, nelle mie domande di lavoro: mi è capitato di essere stato respinto con il pretesto di essere troppo qualificato. Devo inoltre affrontare questioni di favoritismi e pregiudizi, a volte vengo respinto per lavori al di fuori della Striscia semplicemente perché sono palestinese”.

“Non sono sicuro che possa esserci una soluzione collettiva. Ma nel mio caso il blocco della Striscia mi ha fatto perdere un lavoro, in quanto le autorità israeliane non mi hanno permesso di raggiungere la Cisgiordania. Mi sembra così ingiusto dovermi arrabattare pur avendo titoli e capacità”.

La tristezza nella voce di Ahmed si fa evidente quando dice: “Non sono pigro, incompetente o ignorante; ma mi sento come se Dio non mi permettesse di avere controllo della mia vita e di vivere a testa alta”.

Nella Striscia di Gaza Israele ha il dovere di adempiere agli obblighi previsti da tutti i trattati sui diritti umani che ha sottoscritto, in base a quanto istituito dal diritto internazionale in tema di pratica dello Stato, giurisprudenza della Corte internazionale di Giustizia, nonché secondo il Comitato per i diritti umani e il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali. Per quanto attiene al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Icescr), Israele non è solo vincolato alle sue disposizioni, in quanto Forza di occupazione nella Striscia di Gaza. Ai sensi della legge internazionale sui diritti umani, l’articolo 6 del Patto internazionale riconosce il diritto al lavoro come diritto fondamentale. Inoltre, il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali ha confermato che ogni individuo ha il diritto al lavoro che gli permetta di vivere dignitosamente. L’articolo 39 della Quarta convenzione di Ginevra del 1949 prevede poi che i civili abbiano la possibilità di esercitare il loro mestiere in condizioni di sicurezza.

Traduzione per InfoPal a cura di Stefano Di Felice