Il mondo appoggia il piano di Obama, Israele lo rifiuta

Parigi – Afp e Ma'anIl presidente USA Barack Obama ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella Camera Ovale della Casa Bianca a Washington. Ieri, venerdì 20 maggio, Netanyahu ha schiettamente detto a Obama, che Israele non può accettare la sua richiesta di tornare agli “indifendibili” confini del 1967 per riappacificarsi con i palestinesi.

Venerdì, i principali attori globali hanno appoggiato la richiesta del presidente Usa riguardo la formazione di uno Stato palestinese che includa i territori persi nella guerra del 1967, mentre Israele ha insistito sull’impossibilità del ritorno a confini “indifendibili”.

Mentre la visione di Obama è stata accolta con favore dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite, dalla Russia, dai palestinesi e da parte del mondo arabo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu l’ha platealmente rifiutata perché “poco realistica”.

“Nonostante Israele sia pronto a giungere a generosi compromessi per la pace, non può indietreggiare ai confini del 1967, perché indifendibili”, ha affermato Netanyahu di fronte alla pressante richiesta mondiale di risolvere il conflitto.

“L’unica pace in grado di resistere è una pace fondata sulla realtà, su fatti concreti. Penso che per ottenere la pace, i palestinesi debbano accettare alcune realtà fondamentali”, ha aggiunto un Netanyahu dal volto tetro in una drammatica apparizione nella Camera Ovale, dopo due ore di trattative con Obama.

Ciò ha spinto il presidente Mahmoud Abbas ad incoraggiare Obama a esercitare pressioni su Netanyahu, affinché accettasse uno stato palestinese delimitato dai confini del 1967.

“Chiediamo al presidente Obama ed al Quartetto per il Medio Oriente di indurre Netanyahu ad accettare i confini del 1967”,  ha dichiarato a Ramallah il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rudeina.

“La posizione di Netanyahu è un rifiuto ufficiale dell’iniziativa di Obama, della legittimazione internazionale e della legge internazionale”.

Il Quartetto diplomatico sul Medio Oriente, che include l’Unione Europea, le Nazioni Unite, gli stati Uniti e la Russia, ha espresso “forte appoggio” alla dichiarazione di Obama, riguardo al fatto che uno Stato palestinese dovrebbe includere i territori occupati da Israele nella guerra del 1967.

“Il Quartetto concorda sul fatto che avanzare su basi territoriali e di sicurezza costituisce il punto di partenza per israeliani e palestinesi per risolvere il conflitto, attraverso consistenti negoziazioni e accordi reciproci su tutti i problemi principali”, ha aggiunto.

Il Quartetto reitera alle parti il proprio appello a superare gli ostacoli correnti e a recuperare negoziazioni dirette e bilaterali, senza ritardi o congetture”.

Le Nazioni Europee, in particolare, hanno cercato di rilanciare le trattative di pace tramite il Quartetto, che ha stabilito una tabella di marcia verso la pace, con accordi per una campagna per la sicurezza.

“Israele dovrebbe cedere territori, mentre tutte le fazioni palestinesi, in particolar modo i governanti di Hamas a Gaza, dovrebbero riconoscere ad Israele il diritto di esistere e porre fine alle violenze”.

Il capo degli affari esteri europeo, Catherine Ashton, “ha accolto calorosamente la conferma di Obama dell’istituzione dei confini di Israele e della Palestina su quelli del 1967”, ha dichiarato una portavoce.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato che il discorso di Obama è stato “un messaggio molto importante per il processo di pace in Medio Oriente” e che la proposta è “una via che entrambe le parti dovrebbero considerare”.

A Londra, il segretario degli esteri britannico, William Hague, ha affermato di sostenere il “chiaro messaggio di Obama, riguardo al fatto che i confini di Israele e della Palestina dovrebbero rispecchiare quelli del 1967, con cambiamenti concordati bilateralmente”.

“La sfida è senza precedenti e il nostro responso deve essere concorde con la volontà delle persone della regione”, ha sostenuto, mentre Francia, Svezia e Polonia hanno respinto la dichiarazione di Obama.

Nel mondo arabo, la Giordania ha acclamato il presidente americano: “Per la prima volta parla chiaramente della visione dell’istituzione di uno Stato palestinese autonomo sui confini del 1967”.

Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha sostenuto che il discorso di Obama non menziona il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi – una delle principali preoccupazioni del suo Paese, che si stima ospiti più di 400mila profughi palestinesi.

L’agenzia stampa ufficiale della Siria, “Sana”, ha affermato che il discorso di Obama non propone nulla di nuovo, eccetto “la riaffermazione del profondo e radicato supporto alla sicurezza di Israele.”

Solo, in un totale atteggiamento di condanna, l’Iran ha criticato il discorso di Obama, interpretandolo come segno di  “disperazione”.

“La disperazione, le contraddizioni e le bugie sono evidenti nel discorso di Obama, e il suo supporto per lo stato ebraico mostra chiaramente la natura razzista della politica statunitense”, ha affermato Saeed Jalili, del Supreme National Security Council, che si occupa della sicurezza in Iran.

Jalili ha insistito sul fatto che “tutti i territori appartengono ai palestinesi. Questo è ciò che la gente chiede, e non accetteremo nulla di meno”.

L’Iran non riconosce ad Israele il diritto di esistere.


 

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