Il mondo arabo deve rispondere all’ultimo affronto dell’Australia

Pal.info. Di Khalid Amayreh – Palestina Occupata.

Il mondo arabo, se davvero esiste ancora un’entità che si possa chiamare tale, deve rispondere a tono all’ultimo affronto che arriva dall’Australia.

La settimana scorsa, il ministro della Giustizia australiano, George Brandis, ha affermato in un discorso che il suo paese deve smetterla di considerare Gerusalemme Est come una città occupata.

Brandis è noto per le sue opinioni razziste e xenofobe. Alcuni di coloro che lo criticano lo hanno già descritto come una persona “incline al nazismo”. La stampa australiana ha recentemente riportato una sua frase che dice: “La gente ha il diritto ad essere bigotta” il che ha reso razzisti e gruppi anti-immigrazione australiani entusiasti.

Purtroppo, la maggior parte dello sciovinismo vendicativo dell’uomo viene riservato agli Arabi e ai Musulmani. Il suo commento su Gerusalemme Est contiene una mentalità morbosa, non dissimile da quella della gente che voleva creare il Terzo Reich.

Noi Palestinesi non vogliamo danneggiare le nostre o le relazioni degli Arabi Musulmani con il popolo e lo stato dell’Australia.

Tuttavia, Brandis, sposando l’illegittimo punto di vista israeliano secondo il quale Gerusalemme Est non è un territorio occupato e che la città fa parte del criminale stato di Israele, ha oltrepassato effettivamente ogni limite. Secondo noi, questo non è altro che un adulterio politico e non si può perdonare o far finta di niente.

Non solo egli ha gravemente offeso 1 miliardo e 600 milioni di Musulmani, inclusi anche più di mezzo milione nella stessa Australia, ma egli ha effettivamente sorvolato sulla legislazione internazionale e su numerose risoluzioni delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza dell’ONU le quali tutte hanno decretato che Gerusalemme Est è illegalmente e abusivamente occupata da Israele.

Quindi, la ripugnante dichiarazione di Brandis deve essere condannata senza mezzi termini e respinta dal governo australiano.

Tuttavia, dato il triste primato di questo governo nel trattare gli argomenti arabi ed islamici, soprattutto il problema palestinese, c’è poca speranza che l’Australia ripensi a tale decisione che ci offende.

Purtroppo, l’Australia è sempre stata tra gli stati occidentali più estremi nella dimostrazione di ostilità verso la causa palestinese. La loro propensione a soddisfare i capricci sionisti non trova probabilmente paragone con altri paesi occidentali. Anche la Germania, che si è sforzata inesorabilmente di fare ammenda per l’olocausto abbracciando effettivamente il nazismo ebraico, e la Gran Bretagna, che ha inserito il serpente velenoso ebraico nella culla del bambino palestinese, non riconoscono Gerusalemme Est come parte di Israele, pertanto neanche l’audacia e l’offensività dei commenti di Brandis.

Reazioni arabo-musulmane

Non è sufficiente esprimere la nostra insoddisfazione nei confronti del governo australiano su questa mossa palesemente ostile. Dobbiamo chiarire in modo determinato a questo stato così lontano che Gerusalemme è la nostra anima e il nostro cuore e che la Città Santa è l’ultima inviolabile Linea Rossa. Non dobbiamo intrattenere relazioni normali con l’Australia, a meno che il suo governo non riconsideri questa provocazione.

Non siamo privi di mezzi per rispondere in maniera efficace a questo insulto premeditato. Il volume del commercio mondiale tra Musulmani ed Australia è stimato essere alcuni miliardi di dollari. L’Australia esporta bestiame verso i paesi musulmani per un valore di centinaia di milioni di dollari ogni anno.

Se dimostriamo al governo australiano che la nostra dignità nazionale e religiosa vale molto, allora quel governo potrebbe riconsiderare l’ostilità immotivata nei confronti del nostro popolo.

Ma la palla proverbiale non è nel cortile del governo australiano. E’ direttamente nel nostro cortile, sia in quanto popoli che come stati-nazioni.

Questo perché dobbiamo evidenziare al governo dell’Australia che ha solo poche settimane per annullare la sua odiosa decisione, altrimenti fermeremo tutte le importazioni da quel paese.

Sicuramente noi possiamo resistere senza la carne di agnello australiana. Vi sono molti altri paesi dai quali potremmo importare agnelli.

Inutile dire che quando la scelta è tra un piatto di carne di agnello australiana, intriso di odio ed ostilità per le nostre cause più importanti e per la nostra religione, e la prima Qibla dell’Islam, i Musulmani dovrebbero sapere istintivamente quale scelta fare.

In caso contrario, l’Australia e gli altri paesi che la pensano allo stesso modo avrebbero ragione nel trattarci così poiché coloro che non rispettano se stessi non hanno diritto ad essere rispettati dagli altri.

Da parte mia e della mia famiglia, da questo momento non compreremo più niente prodotto, fabbricato o esportato dall’Australia.

L’Australia deve essere trattata da tutti gli stati arabi e musulmani come uno stato nemico fino a quando non annulli il passo odioso verso il nostro popolo e la nostra religione.

Khalid Amaireh è un giornalista palestinese.

 

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi