Il movimento nell’est della Libia propone un governo autonomo

PressTv. Nella Libia orientale (ricca di giacimenti petroliferi) è stato dichiarato un governo regionale. Una mossa che potrebbe rappresentare un sfida al governo centrale del paese nordafricano.
Domenica, i leader del movimento autonomo si sono incontrati nella città di Agdabiya per istituire un governo sotto il nome di Barqa o Cirenaica.
Una stazione televisiva pro-federalista ha mostrato più di 20 ministri mentre prestavano giuramento durante la cerimonia.
L’annuncio di auto-governo ha assestato un colpo al governo di Tripoli che aveva cercato di riaprire i porti e i giacimenti petroliferi dell’est bloccati dalle milizie e dalle tribù che domandano una maggiore divisione del potere e della ricchezza.
Inoltre ci si aspetta che questa mossa deteriori ulteriormente le relazioni fra l’est del paese e Tripoli, che aveva rigettato la proposta di auto-governo.
Leader locali dell’est accusano il primo ministro libico, Ali Zeidan, e alcuni membri del Congresso Generale Nazionale di corruzione e di fallimento nel garantire stabilità al paese dalla caduta dell’ex dittatore Muammar Gheddafi.
A causa delle proteste e degli scioperi nei porti e nei giacimenti petroliferi, la capacità produttiva di greggio in Libia si è ridotta circa del 10 per cento arrivando a 1,25 milioni di barili giornalieri.
La Libia solitamente produceva 1,4 milioni di barili al giorno prima dell’inizio degli scioperi.
L’Est della Libia è scosso da violenze, mentre in un attacco vicino un checkpoint nella città di Bengasi un soldato è rimasto ucciso ed un altro ferito da una mina, sabato sera.
In un’esplosione, un ufficiale dell’intelligence e sua figlia sono morti.
All’incirca 100 persone si sono riunite in centro città per protestare contro le uccisioni, condannando il governo ed il parlamento libici per il fallimento nel garantire stabilità al paese.
Dalla caduta di Gheddafi, nel 2011, il governo libico ha avuto difficoltà nel contrastare la presenza di milizie armate, fedeli al passato regime.
Traduzione di Federico Seibusi