Il PCHR condanna gli incidenti scoppiati la settimana scorsa all'Università An-Najah.

PCHR –  Centro Palestinese per i Diritti Umani

Comunicato stampa del 26 luglio 2007.(http://www.pchrgaza.org/files/PressR/arabic/2007/71-2007.htm)
 
Il Centro condanna gli ultimi incidenti scoppiati tra il gruppo della Gioventù di Fatah e quello islamico all’interno dell’Università Nazionale An-Najah, a Nablus.

Il Centro per i diritti umani condanna gli scontri armati all’interno dell’Università Nazionale An-Najah scoppiati martedì 24 luglio, tra la sicurezza dell’Università e il gruppo della Gioventù del Fatah da una parte, e attivisti del gruppo islamico dall’altra parte. Durante i disordini sono stati feriti 16 studenti. Uno è morto a seguito delle ferite da arma da fuoco riportate alla testa.

Il Centro condanna inoltre le aggressioni, gli arresti, i sequestri illegali e le pressioni contro gli attivisti del movimento di Hamas in Cisgiordania e lancia l’allarme sul pericolo di trasferire il conflitto che ha dilaniato la Striscia di Gaza anche in Cisgiordania.

In base alle indagini del Centro e alle testimonianze, alle 11,30 di martedì 24 luglio, alcuni membri del gruppo islamico si sono radunati nella cortile principale dell’università, che si trova tra le facoltà di Educazione e Lettere, per un sit-in di solidarietà con i compagni arrestati la stessa mattina, a Nablus, da parte delle forze di occupazione israeliana.
Mentre gli attivisti del gruppo distribuivano un comunicato di condanna per gli arresti, la sicurezza dell’Università e diversi attivisti della Gioventù del Fatah sono intervenuti per sciogliere la riunione. Ne è nato uno scontro tra i due schieramenti.

Testimoni oculari hanno riferito che tre membri della sicurezza dell’Università hanno iniziato a sparare. Altri uomini armati in abiti civili e forze della sicurezza sono stati visti girare nell’ateneo.

La sparatoria ha provocato il ferimento di tre studenti: uno è poi deceduto. Altri 13 sono stati feriti con bastoni, lame, ecc.

Verso le 17,30, durante una conferenza stampa, la direzione dell’Università ha accusato il gruppo islamico della responsabilità degli scontri: non avrebbe rispettato le regole interne dell’ateneo che impediscono a qualsiasi gruppo studentesco di svolgere "attività politiche". Questo divieto è stato promulgato a seguito del conflitto inter-palestinese scoppiato nella Striscia di Gaza a giugno. L’Università è stata chiusa a tempo indeterminato.

I feriti da armi da fuoco sono: Mohammad Abderrahim Daud Raddad, 20 anni, del gruppo islamico – colpito alla testa. E’ morto venerdì 27. Mohammad Samir Hussein Ismail, 21 anni, del gruppo islamico – colpito alla gamba sinistra; Hani Shaker Meshah, 28 anni, della Gioventù del Fatah – colpito alla gamba destra.

A seguito di questi incidenti, le forze di sicurezza palestinesi hanno arrestato diversi studenti appartenenti al gruppo islamico.

Decine di studentesse, insieme alla deputata Muna Mansour, del gruppo parlamentare "Riforma e Cambiamento", di Hamas, hanno protestato contro gli arresti e hanno chiesto la liberazione dei loro compagni.

In serata, è stato appiccato un incendio nel palazzo che ospita la sede degli Affari degli studenti (ex sede della facoltà di arte).

Da parte loro, le studentesse hanno concluso il sit-in dopo aver raggiunto un accordo tra la commissione di attività nazionale e islamica, da una parte, e il presidente della provincia Jamal Muhsen, dall’altra parte: quest’ultimo dovrà studiare i fascicoli che riguardano gli studenti arrestati dalle forze di sicurezza e far liberare quelli non coinvolti direttamente negli incidenti.

Altri incidenti erano scoppiati l’11 luglio tra gli attivisti dei due gruppi all’interno dell’Università di Birzeit, vicino a Ramallah.

Alla luce di questi nuovi episodi, il Centro invita a indagare sull’uso di armi da fuoco all’interno dell’ateneo di An-Najah. Dichiara inoltre la propria perplessità per il "trasferimento della lotta spietata tra i due movimenti di Hamas e Fatah all’interno delle università" e invita "a proteggerne la sicurezza e a garantire il clima adatto alla vita e alla libertà accademica". Denuncia con "preoccupazione la campagna di arresti effettuata nei giorni scorsi dalle forze di sicurezza a discapito di decine di attivisti del movimento di Hamas". Il Centro chiede infine che tali arresti avvengano nei termini della legalità.