Il Pchr condanna le continue chiusure nella Striscia di Gaza

Gaza-PCHR. Il 2 febbraio 2020, le forze di occupazione israeliana hanno annunciato forti restrizioni per lo scambio di beni nella Striscia di Gaza e la libera circolazione di mercanti e uomini d’affari in risposta a palloni incendiari e razzi sparati verso la comunità israeliana vicino alla Striscia di Gaza.

In un comunicato stampa, il coordinatore delle attività governative nei territori Maj. Gen. Kamil Abu Rokon ha annunciato il congelamento delle strutture operanti nel settore del commercio, dell’economia e di movimenti vicino ai posti di controllo, includendo anche la diminuzione di permessi per gli uomini d’affari e l’interruzione delle importazioni di cemento dalla Striscia di Gaza. Il coordinatore ha dichiarato che queste misure sono state adottate in risposta agli atti di violenza contro Israele avvenuti al confine con la Striscia di Gaza e il lancio di proiettili verso Israele.

Secondo un approfondimento del Centro palestinese per i diritti umani (PCHR), le autorità palestinesi avrebbero informato la commissione presidenziale per la coordinazione dei beni di Gaza che la decisione di bloccare le entrate di cemento sarebbe entrata in vigore a partire dal 1 febbraio 2020. Contemporaneamente, le forze di occupazione israeliana hanno annullato 460 permessi di uscita precedentemente concessi a uomini d’affari dalla Striscia di Gaza.

Va notato che questa decisione ne segue una precedente di tre giorni delle autorità israeliane di importare un cemento usato per la pavimentazione dal valico di frontiera di Kerem Shalom proveniente dalla ricostruzione post-bellica (GRM), gestita dalle Nazioni Unite. Il cemento usato per il calcestruzzo è stato portato dal GRM.

La decisione rientra nella politica di chiusura israeliana imposta sulla Striscia di Gaza dal giugno 2007, in quanto da quel momento sono state adottate dure restrizioni sulla libera circolazione di persone e beni. Per quanto concerne il valico commerciale, le autorità israeliane hanno classificato 62 oggetti come prodotti a duplice uso e includono materiali basici e merci. Inoltre, le autorità israeliane continuano a vietare le esportazioni, eccetto per una piccola quantità che non supera il 5,7% delle esportazioni di Gaza prima del giugno 2007. Per quanto riguarda la libera circolazione delle persone, le forze di occupazione israeliana continuano ad imporre forti restrizioni sulla circolazione della popolazione di Gaza in Beit Hanoun/Erez. La circolazione è permessa solo per alcune categorie con ancora molte limitazioni.

Queste nuove misure adottate da Israele porteranno a un peggioramento della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, soprattutto vista la crescente disoccupazione, la povertà e la scarsità di cibo. Qui, la disoccupazione ha raggiunto il 45%, con un totale di 217.100 disoccupati, mentre più della metà vive sotto la soglia di povertà, secondo quanto ha riportato il Centro Palestinese di Statistica. Spiegano, infatti, che la povertà in queste zone raggiunge il 53% e, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, più del 67% della popolazione soffre di insicurezza alimentare.

Il Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) si dice molto preoccupato per la decisione presa dalle forze di occupazione israeliana (IOF) di restringere la chiusura di Gaza e le sue gravi conseguenze sulle condizioni economiche e di vita della popolazione. Il Centro crede che questa decisione sia una forma di punizione collettiva e un’azione di rappresaglia commessa dall’ IOF contro i civili palestinesi.

Alla luce di quanto precede, il PCHR ha invitato la comunità internazionale a:

Documento pubblico.

Traduzione per InfoPal di Alice Conte