Il Pchr esorta a porre fine alle condanne a morte nei territori palestinesi

Gaza-InfoPal. Un’organizzazione palestinese per i diritti umani ha esortato il governo di Gaza ad abolire l’esecuzione delle condanne a morte “in quanto rappresentano una chiara violazione di tutte le norme e le convenzioni internazionali sui diritti umani”.

Mercoledì 2 ottobre, presso la sede della polizia, il ministero dell’Interno di Gaza ha eseguito la pena capitale, con l’impiccagione, nei confronti di un giovane accusato di omicidio.

In un comunicato stampa, il Pchr ha condannato l’applicazione della pena di morte nei territori palestinesi, sottolineando che “la ratifica delle condanne a morte è una prerogativa esclusiva del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ai sensi della legge n.3/2001. Di conseguenza, l’esecuzione di qualsiasi condanna a morte senza la ratifica del presidente viola le disposizioni di legge nonché la Costituzione”.

Ha quindi sottolineato che con l’ultima condanna eseguita, il numero delle pene capitali eseguite dal governo di Gaza, dall’inizio del 2013, è salito a tre. Mentre a partire dal 2007, 17 condanne a morte sono state eseguite nell’enclave costiera, tra cui otto sullo sfondo di spionaggio per entità straniere e nove per casi penali (omicidi). Inoltre, dal 1994, anno in cui nacque l’Anp, 30 sentenze a morte sono state applicate nei territori palestinesi.

Il Pchr si è detto profondamente preoccupato per il perpetuarsi dell’applicazione delle pene capitali nei territori dell’Autorità palestinese, chiedendo di porre fine alla pena di morte che rappresenta “una palese violazione di tutte le norme e le convenzioni internazionali sui diritti umani, in particolare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 e la Convenzione contro la tortura del 1984”.

Ha quindi invitato a rivedere la legislazione relativa alla pena di morte, in particolare la legge n.74/1936, in vigore nella Striscia di Gaza, e il codice penale giordano n.16/1960, applicato in Cisgiordania. Inoltre, il centro ha esortato a promulgare un codice penale unificato, in linea con lo spirito degli accordi e dei trattati internazionali sui diritti umani, tra cui quelli relativi all’abolizione della pena di morte.

Infine, il Pchr ha osservato che la sua richiesta di abolire la pena di morte “non significa in alcun modo essere tolleranti con i condannati per reati gravi, bensì, si tratta di prendere in considerazione altre pene deterrenti che conservino, allo stesso tempo, la dignità umana”.