Il Pchr pubblica il rapporto annuale per il 2014

unnamedIl Pchr pubblica il rapporto annuale per il 2014

Il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr) ha pubblicato il rapporto annuale per il 2014 in inglese, che comprende una panoramica sulle condizioni dei diritti umani nei territori occupati palestinesi e le attività del Pchr nel periodo compreso tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2014. Il Pchr ha inoltre pubblicato la versione araba del rapporto nel giugno 2015 con una manifestazione speciale nella Striscia di Gaza. Duecento persone di organizzazioni della società civile locale, funzionari del governo, membri del Consiglio legislativo palestinese, giuristi, accademici, giornalisti e altre personalità pubbliche di spicco hanno partecipato all’evento.
La pubblicazione della versione inglese ha coinciso con il primo anniversario dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza del 2014, la terza del genere e la più sanguinosa e distruttiva in meno di 6 anni.
Il rapporto comprende le violazioni dei diritti umani da parte di Israele e i crimini di guerra contro i civili palestinesi e le loro proprietà nei 50 giorni di bombardamenti aerei, marini e terrestri. Conseguentemente all’offensiva israeliana 2216 palestinesi rimasero uccisi, il 70% dei quali civili e più della metà di questi donne o bambini. Si verificarono inoltre distruzioni diffuse di proprietà civili quali case, edifici residenziali, impianti industriali e agricoli, moschee, scuole, centri per l’istruzione, ospedali, centri per la salute e infrastrutture elettriche, idriche e sanitarie.

Il rapporto evidenzia la forza eccessiva di Israele contro civili e proprietà, come il bombardamento indiscriminato e le distruzioni sistematiche che distrussero completamente quartieri residenziali come as-Shujaiya, il villaggio di Khuza’ e la città di Beit Hanoun. Le vittime furono circa 1066, il 48% delle quali a causa di bombardamenti e crollo delle loro abitazioni: intere famiglie vennero sterminate. Inoltre, il rapporto evidenzia dettagliatamente le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale nei territori occupati palestinesi nel 2014, e le conseguenze del blocco illegale e disumano imposto sulla Striscia di Gaza per l’ottavo anno consecutivo. Questa punizione collettiva ha avuto conseguenze disastrose nella vita di circa 1 milione e 800 mila persone. Il rapporto mostra le restrizioni di movimento imposte ai civili da Israele in Cisgiordania, soprattutto nella Gerusalemme occupata, sia all’interno della città che ai confini, con la continua installazione di centinaia posti di blocco sulle strade principali tra i villaggi palestinesi e chiudendo il passaggio tra aree della Cisgiordania.

La data di pubblicazione del rapporto coincide con i dieci mesi dall’adozione del Meccanismo di ricostruzione di Gaza delle Nazioni Unite che è evidentemente fallito nei risultati sul terreno o nelle necessità minime del processo di ricostruzione di Gaza in seguito all’offensiva israeliana. Nessuna delle case distrutte è stata, finora, ricostruita. Decine di migliaia di gazawi le cui case sono state distrutte hanno trovato l’evacuazione forzata e il peggioramento delle condizioni umanitarie.
Il rapporto recensisce i crimini di colonizzazione commessi dalle Forze israeliane in tutta la Cisgiordania e a Gerusalemme est, dove le autorità di occupazione continuano le politiche di pulizia etnica contro i palestinesi e l’imposizione di rigide restrizioni e espulsioni. Nel frattempo continuano in Cisgiordania i tentativi di creare una maggioranza demografica ebraica, e continua l’espansione delle attività di insediamento per collegare gli insediamenti tra loro. Le autorità israeliane conducono poi attività di pulizia etnica nell’area C della Cisgiordania, la più crudele delle quali consiste nella distruzione delle casi dei palestinesi lì residenti, e nella distruzione delle loro vite: l’evacuazione collettiva da un’area a un’altra con il pretesto di condurre esercitazioni militari, o dichiarando ampie aree agricole o destinate al pascolo zone militari chiuse per distruggere vite e aumentare la sofferenza.

Il rapporto evidenzia i crimini commessi da coloni israeliani armati, protetti dalle Forze israeliane, e altri crimini sistematici e violazioni commesse su civili palestinesi e sulle loro proprietà. L’attacco più violento e odioso è stato il rapimento di un bambino palestinese, poi bruciato vivo, Mohammed Abu Khudeir, dal quartiere di Sho’fat, a nord di Gerusalemme.
Il rapporto fa anche luce sulla costruzione continua del muro di annessione in Cisgiordania, in violazione del diritto internazionale e dell’opinione consultiva emessa dal Tribunale di giustizia internazionale il 9 luglio 2004, che considerava illegale la costruzione del muro.
Queste violazioni e questi crimini di guerra sono stati commessi impunemente a livello internazionale. Il rapporto esamina anche il rifiuto da parte della magistratura israeliana dei diritti dei civili palestinesi, in quanto Israele continua a imporre ostacoli negando alle vittime l’accesso alla giustizia e chiudendo le indagini di molti dei crimini più gravi. Durante la preparazione del rapporto l’avvocato generale militare ha chiuso molte indagini; tra esse il bombardamento e la distruzione dell’ospedale di Wafa’, l’uccisione dei bambini As-Shat’i e altri crimini commessi durante l’ultima offensiva israeliana. E’ evidente che la magistratura israeliana fornisce assistenza legale per i crimini di guerra e nega l’accesso alla giustizia alle vittime.

Il rapporto sottolinea anche le intenzioni da parte del Pchr di continuare gli sforzi per perseguire i criminali di guerra israeliani davanti alla magistratura internazionale. In seguito all’adesione della Palestina allo Statuto di Roma, il Tribunale criminale internazionale fornisce una buona possibilità di assistenze legali collegate, e di far cessare la cultura dell’impunità goduta dalle autorità di occupazione israeliana. Inoltre, nei prossimi tempi il Pchr considererà questi sforzi come prioritari.
Questo rapporto affronta per l’ottavo anno consecutivo le violazioni dei diritti umani da parte palestinese, il conflitto politico interno e le divisioni tra Hamas e Fatah, che sono state il fattore principale del deterioramento delle condizioni dei diritti umani. Si è sperato che la sottoscrizione dell’accordo di riconciliazione, nell’aprile 2014, e la formazione del governo di unità nazionale potesse porre fine alle divisioni e unire le istituzioni dell’Autorità palestinese. Ma l’anno si è concluso senza passi avanti significativi, il governo non ha affrontato le proprie responsabilità e le istituzioni esecutive, legislative e giudiziarie del regime politico palestinese non sono state riabilitate. La paralisi e il caos nel Consiglio politico palestinese sono continuati, sia per l’arresto di alcuni suoi membri da parte delle Forze israeliane che per le divisioni politiche. La magistratura ha continuato a deperire e la sua indipendenza ha continuato a subire gli abusi da parte dell’autorità esecutiva. Le divisioni continuano ancora a impedire la rinascita di un’autorità giudiziaria indipendente, efficace e unita all’interno dell’Autorità palestinese.

Il Pchr documenta, nel suo rapporto, le continue violazioni al diritto di vita e di sicurezza. 99 persone sono state uccise (84 a Gaza e 15 in Cisgiordania) mentre altre 167 sono rimaste ferite in situazioni diverse o per l’abuso di armi. I servizi di sicurezza palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno continuato l’arresto illegale di civili e a sottometterli a tortura e ad altre forme di trattamento crudele, disumano e degradante.
Nel 2014 le violazioni al diritto di libertà di espressione e di opinione, il diritto di assemblea pacifica e il diritto alla libertà di associazione sono continuate.
Il rapporto contiene raccomandazioni per la comunità internazionale e per l’Autorità palestinese.

Il rapporto è reperibile qui.

Traduzione di Stefano Di Felice