Il piano di Lieberman: ridisegnamo i confini di Israele escludendo i cittadini palestinesi

Tel Aviv – InfoPal. “Nessuna lealtà, nessuna cittadinanza”: è lo slogan lanciato dal partito estremista del ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, Yisrael Beitenu.

Il ministro fondamentalista ha proposto leggi che escludano i diritti della minoranza palestinese in Israele. Leggi razziali, dunque.
Durante la sessione settimanale del governo, Lieberman ha chiesto infatti che la base negoziale per i “colloqui di pace” attualmente in corso tra Israele e Anp non preveda più “terra per pace” ma “terra in cambio di persone”, e che i confini di Israele siano ridisegnati in modo da escludere alcune città.

I “confini”, elastici e mai definiti, di Israele devono essere “ridisegnati” così che i cittadini palestinesi israeliani, che ammontano al 20% della popolazione israeliana, se ne vadano nella “parte palestinese”, mentre le colonie ebraiche, che ormai affollano illegalmente la Cisgiordania, siano inglobate in Israele.

Il ministro degli Esteri sionista ha spiegato al quotidiano israeliano Haaretz che quello della “cittadinanza” dovrà essere un tema “centrale” nei colloqui di pace, “alla luce del rifiuto palestinese di riconoscere Israele come stato ebraico”.

Lieberman, e molta stampa occidentale, omettono di ricordare che i negoziatori palestinesi – appartenenti all’Anp guidata da Fatah – hanno da tempo riconosciuto il diritto a esistere di Israele, ma rifiutano di accettarne la “natura esclusivamente ebraica”, e dunque razzista.
Il piano di “trasferimento forzato” dei palestinesi è un leit motiv del politico estremista, che già anni fa lo propose con insistenza.

Mustafa Barghuti, leader del partito di Iniziativa Nazionale palestinese, ha affermato che la richiesta di far riconoscere Israele in quanto stato ebraico “è un tentativo di legittimare la pulizia etnica del 1948” e che la “proposta razzista di Lieberman è un’altra fase della pulizia etnica”.

E ha aggiunto che le dichiarazioni di Lieberman rappresentano una provocazione per i palestinesi, affinché si ritirino dai negoziati e vengano accusati del fallimento degli stessi.

Nel frattempo, il primo ministro Netanyahu ha rifiutato di estendere il parziale, e mai rispettato, congelamento degli insediamenti coloniali ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme.

Elisa Gennaro

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