“Il più grande fallimento di Israele”: da dove arrivano le armi della resistenza palestinese?

Gruppo di resistenza palestinese Lions’Den. (Foto: via AlMayadeen).

The Palestine Chronicle. I recenti attacchi di rappresaglia da parte di giovani palestinesi contro soldati dell’occupazione israeliana e coloni armati in Cisgiordania hanno sollevato interrogativi sulle fonti di queste armi, considerando che Israele e l’Autorità palestinese lavorano a stretto contatto per prevenire la proliferazione di armi nei Territori occupati.

Sono circolate diverse teorie sulle fonti di queste armi, soprattutto in seguito alla formazione del gruppo “Fossa dei Leoni” a Nablus, delle Brigate Jenin e di altri gruppi della Resistenza.

Gli osservatori hanno notato che le armi sono piuttosto sofisticate e hanno suggerito che i palestinesi non fanno più affidamento su quelle che fabbricano loro stessi.

Le indagini di Aljazeera.net hanno evocato le teorie sulla loro provenienza, basate su analisi dei media israeliani e palestinesi, insieme a immagini e video disponibili.

Dagli occupanti alla Resistenza.

La maggior parte delle armi è stata rubata all’esercito israeliano da fonti anonime. Inizialmente, sono state spedite in Cisgiordania da potenti uomini d’affari, clan e individui affiliati alla leadership palestinese, preoccupati per il caos nella sicurezza nel caso in cui l’Autorità Palestinese dovesse crollare per corruzione e fallita transizione politica.

Un rapporto pubblicato dall’esercito israeliano ha confermato che alcune delle armi rubate includono: 323 fucili M-16, 75 fucili M-4, 84 fucili di altre marche, 32 armi automatiche, 13 pistole, 527 bombe a mano, 47 razzi LAU, 37 lanciagranate, 386 mine terrestri, 12 bombe lanciarazzi, 35 scatole di munizioni e 500 mila proiettili.

Fonti dei media israeliani hanno anche rivelato, a novembre, che l’esercito israeliano aveva aperto un’indagine sulla scomparsa di diverse bombe a mano, rubate da uno dei suoi accampamenti militari nelle Alture del Golan siriano occupate.

Nell’autunno del 2022, i media israeliani hanno anche discusso quello che allora si credeva fosse il più grande furto di munizioni nella storia dell’esercito israeliano, che includeva la scomparsa di 93 mila proiettili.

Il quotidiano israeliano Yediot Ahronot ha affermato che ciò che è stato rubato dal deposito militare dell’esercito israeliano deve essere molte volte superiore a quanto riportato dai militari. Il giornale israeliano ha stimato che ogni anno scompaiono armamenti dall’esercito israeliano armi per un valore di 15 milioni di dollari.

Mercato fiorente.

L’indagine dell’Autorità Palestinese ha affermato che i commercianti israeliani e palestinesi hanno tratto enormi profitti dalla vendita di armi in Cisgiordania, stimando il prezzo di un M-16 a 30 mila dollari ed un proiettile a 3 dollari ciascuno.

Fonti dell’esercito israeliano affermano che ci sono diverse linee di contrabbando di armi che provengono da Iran, Iraq, Siria, Egitto e Libano e che molte di queste armi arrivano attraverso il fiume Giordano, la Valle del Giordano e anche attraverso i confini settentrionali con il Libano. Un’altra linea di contrabbando proviene dal Sinai, nel sud e nell’ovest.

Negli ultimi tre anni, Israele ha dichiarato di aver fermato 60 tentativi di contrabbando, confiscando oltre mille fucili, centinaia di pistole e bombe a mano.

“Il più grande fallimento di Israele”.

Sebbene molte di queste armi siano arrivate alla resistenza in Cisgiordania e a Gaza, alcune di esse finiscono nelle mani di clan palestinesi e di funzionari dell’ANP.

Molte di queste armi sono fabbricate anche nelle officine meccaniche sotterranee della Cisgiordania, compreso il fucile Arlo, noto anche come l’arma dei poveri, per i suoi bassi costi di produzione.

Yediot Ahronot afferma che la proliferazione e la produzione di nuove armi esprime “il grande fallimento di Israele” nel prevenire una ribellione armata in Cisgiordania. Il giornale ha anche affermato che, affinché l’esercito israeliano possa localizzare un solo fucile, perde molte ore a fare irruzione e perquisire comunità e campi profughi della Cisgiordania, il che spesso porta a scontri con combattenti e alla perdita di soldati israeliani.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.