Il Primo Ministro palestinese condanna la distruzione deliberata delle strutture fondate dalla UE

368763CBetlemme-Ma’an. Nella giornata di giovedì, il primo ministro palestinese Rami Hamdallah ha condannato la distruzione, avvenuta per mano degli israeliani, delle strutture UE costruite nei territori occupati, esortando la comunità internazionale a prendere provvedimenti contro Israele.

“Israele deve essere ritenuto responsabile per aver disposto la demolizione delle strutture umanitarie realizzate dall’UE per la comunità beduina dell’area C”, ha dichiarato il primo ministro.

Secondo Hamdallah l’azione è da considerarsi “un’evidente ritorsione contro le linee guida comunitarie riguardanti l’origine dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani”.

Il primo ministro ha quindi chiesto un “intervento immediato della comunità internazionale per porre fine alla distruzione delle proprietà palestinesi nell’area C”, che costituisce oltre il 60% della Cisgiordania occupata, area in cui Israele ha il pieno controllo militare e civile.

Nelle ultime settimane si è assistito ad una drammatica escalation nella distruzione di case da parte delle forze israeliane, con almeno 500 palestinesi lasciati senza dimora dall’inizio dell’anno.

Tra le case e strutture distrutte figuranoalcuni edifici costruiti dall’UE. I funzionari del primo ministro palestinese hanno evidenziato la demolizione di una scuola elementare della comunità beduina di Abu Nuwwar, a Gerusalemme est, edificata dalla Francia.

Tra l’altro l’associazione israeliana per i diritti umani, B’Tselem, ha reso nota la distruzione di ulteriori edifici forniti dall’UE e rasi al suolo nell’ultimo periodo. Gli stessi media israeliani hanno riportato la notizia che l’Unione europea potrebbe richiedere i danni ad Israele per l’abbattimento delle strutture donate e demolite dall’esercito nel corridoio E1.

Nel novembre dello scorso anno, l’Unione Europea si è pronunciata sulla controversia dei beni prodotti nei territori occupati, decretando che non possano essere etichettati come “made in Israel”, ma devono essere contrassegnati come “prodotti nei territori occupati”.

Israele ha espresso sdegno nell’apprendere la notizia, nonostante nessun funzionario abbia pubblicamente collegato le recenti demolizioni alla nuova normativa UE.

Il portavoce del primo ministro palestinese, Jamal Dajani, ha dichiarato: “Più di 480 palestinesi – l’equivalente del numero totale di palestinesi dislocati in tutto il 2015 – hanno perso la propria casa e sono stati trasferiti forzatamente”.

I rappresentanti dell’EU a Gerusalemme e Ramallah hanno condannato le recenti demolizioni, chiedendo allo stato di Israele di “onorare i suoi impegni riguardo le condizioni di vita dei palestinesi nell’area C”.

Tali dichiarazioni rimarcano “la forte opposizione verso le politiche di insediamento israeliane, manifestatesi sotto forma di demolizioni e confische, trasferimenti coatti, soprattutto nei confronti della comunità beduina, e limitazioni di movimento ed accesso all’interno dei territori occupati”.

Traduzione di Mafalda Insigne