Il primo ministro Shtayyeh: “La crisi finanziaria è il risultato della guerra economica degli USA e di Israele contro i Palestinesi”

Ramallah-Wafa. La crisi finanziaria che deve affrontare il governo palestinese è dovuta alla guerra economica intrapresa da Stati Uniti e da Israele contro i Palestinesi, ha affermato lunedì 28 settembre il primo ministro Muhammad Shtayyeh.

Parlando in videoconferenza nella riunione settimanale del consiglio a Ramallah, Shtayyeh ha anche affermato che l’interruzione del sostegno finanziario arabo ha contribuito alla crisi.

“La causa della crisi finanziaria che stiamo affrontando da mesi è la guerra economica intrapresa dall’amministrazione americana, e poi da Israele, e l’interruzione degli aiuti arabi a parte quelli che i fondi arabi forniscono per progetti, e quelli dell’Unione Europea, dei Paesi asiatici e della Banca Mondiale, destinati principalmente ai progetti e non agli stipendi”, ha spiegato.

“Gli Stati Uniti ci stavano fornendo circa 500 milioni di dollari, che sono stati bloccati, così come gli aiuti che provenivano dai Paesi arabi, pari a circa 350 milioni di dollari. I Paesi arabi non hanno rispettato le loro decisioni relative alla rete di sicurezza finanziaria per proteggere la Palestina dall’estorsione.

“La pandemia del Coronavirus ha causato gravi danni all’economia mondiale e alla nostra economia, e il nostro reddito è diminuito del 60%. Poi è arrivata la questione dell’annessione israeliana basata sull’Accordo (USA) del Secolo, quando la leadership palestinese ha deciso di liberarsi dagli accordi firmati con Israele, compreso quello finanziario. Dopodiché tutti i rapporti con Israele sono stati interrotti. Abbiamo implementato un programma di austerità e le spese sono state ridotte di circa il 70%, ma per migliorare il vostro  ruolo (pubblico) e la fermezza e alleviare la vostra sofferenza, prendiamo in prestito circa 400 milioni di shekel (israeliani – 115 milioni di dollari) dalle banche, ogni mese per pagare solo la metà degli stipendi, e paghiamo interessi alle banche su questo importo”.

Il Primo Ministro ha spiegato che ogni mese vengono pagati 350.000 stipendi, che vanno al personale militare e civile, alle famiglie bisognose (120.000, di cui 81.000 nella Striscia di Gaza), a 140.000 dipendenti in Cisgiordania e Gaza, a 75.000 pensionati militari e personale civile in Cisgiordania e Gaza, nonché alle famiglie di prigionieri e martiri in patria e nella diaspora.

Shtayyeh si è rivolto ai dipendenti pubblici, dicendo: “I vostri stipendi vi saranno pagati per intero quando avremo le entrate fiscali raccolte da Israele senza alcun ricatto politico da parte di Israele o degli Stati Uniti”.

Ha spiegato in cifre l’entità dell’enorme deficit che deve affrontare il Tesoro a seguito dell’interruzione del sostegno finanziario:

“Abbiamo bisogno di circa 1,2 miliardi di shekel (350 milioni di dollari) al mese, di cui circa 500 milioni di shekel (145 milioni di dollari) provengono dalla restituzione delle entrate fiscali raccolte da Israele, che ora è completamente sospesa, mentre le tasse locali sono scese da 350 milioni di shekel (100 milioni di dollari) al mese a 200 milioni di shekel (58 milioni di dollari). La restituzione delle entrate fiscali è stata interrotta per ragioni legate alla decisione della leadership palestinese di smettere di trattare con Israele, e il governo si è impegnato in questo per affrontare il ricatto che Israele sta cercando di imporci”. Shtayyeh ha, tuttavia, assicurato di essere fiducioso che “questa sofferenza finirà”.

(Foto: Il Consiglio palestinese in riunione a Ramallah tramite videoconferenza. WAFA).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli